MALATICCIO
& dintorni
Ancóra
una volta prendo spunto da una richiesta
fattami dal caro amico N.C.,del quale per problemi di riservatezza posso solo
indicare le iniziali di nome e cognome, amico che è uno dei miei abituali ventiquattro
lettori e che spesso si sofferma a
leggere le mie paginette sparse qua e la ed ancóra piú spesso mi sfida a
dimostrare la maggior ricchezza del lessico napoletano a petto di quello
nazionale; questa volta la sfida/richiesta che mi lancia è dovuta forse a
deformazione professionale perché l’amico (medico) mi à chiesto se in
napoletano esistono piú voci per rendere quello che in italiano è malaticcio; atteso che nel lessico partenopeo
ci sono a dir poco piú di venti voci che
lo rendono, gli ò già dimostrato la maggior ricchezza del napoletano a petto
dell’italiano e risposto positivamente
alla sfida/richiesta e quindi mi accingo
a parlare della voce italiana in epigrafe,dei suoi pochi
sinonimi per poi
illustrare quelle che le rendono
in napoletano e mi dico molto contento
della richiesta perché mi darà modo di spiegare alcune parole napoletane
antiche e disusate, ma grandemente icastiche.
Inizio
ordunque con il dire che in italiano la voce malaticcio non à che pochissimi sinonimi che illustrerò ultra; per ora soffermiamoci
su
malaticcio/a agg.vo m.le o f.le cagionevole di salute; predisposto alle malattie;
affetto da malanni ricorrenti o cronici, ma non gravi: un bambino malaticcio;
un soggetto malaticcio. voce derivata da malato (dal lat. male habitu(m)→male(habi)tu(m)→malatu(m)→malato,
che ricalca il gr. kakôs écho¯n 'che sta male') con l’aggiunta del
suffisso iccio/a suffisso derivativo
e alterativo di aggettivi, che continua il lat. -iciu(m)/ icia(m) ed esprime diminuzione, imperfezione,
approssimazione e sim., per lo piú con valore peggiorativo e spregiativo (bruciaticcio,
gialliccio, malaticcio, raccogliticcio, rossiccio);
si ritrova anche in alcuni sostantivi con valore piú o meno limitativo. Posto
che in italiano, come ò détto non è dato riscontrare che pochi sinonimi di malaticcio,e sono soltanto tre voci: malandato/a, macilento/a,
cagionevole che son però molto piú generici e di piú ampio campo
applicativo (i primi due infatti non riguardando prettamente la salute), passerò súbito ad
illustrare le molte voci del lessico partenopeo, dopo d’aver – per completezza
– reso ragione anche di malandato/a, macilento/a e di cagionevole;
malandato/a agg.vo m.le o f.le
mal ridotto, in cattivo stato: essere assai malandato in salute; un
libro, un mobile malandato. etimologicamente è il part. pass. di malandare ( composto di mal ed andare);
macilento/a agg.vo m.le
o f.le
magro, emaciato: una figura
sparuta e macilenta.
(per ampiamento semantico) cagionevole di salute; si
presume infatti che chi sia magro, emaciato lo debba essere a causa di malattia;
voce dal lat. macilentu(m), deriv. di macies 'magrezza'.
cagionevole agg.vo m.le e f.le che è di costituzione debole, gracile, facilmente
soggetta a malattie: salute cagionevole, di salute malferma, di debole complessione, facile ad ammalarsi: una giovinetta gracile e cagionevole. etimologicamente è voce
denominale di cagione che nel
significato di ciò che è origine,causa,
occasione,ragione, motivo di qual cosa
tra cui anche malanno o malattia è dal lat. (oc)casione(m)→cagione.
E veniamo
demum al napoletano dove troviamo:
acciaccato/a agg.vo m.le o f.le ammalato in preda ad acciacchi,
tormentato, afflitto da frequenti e fastidiosi
malesseri e malanni; etimologicamente è il part. pass. di acciaccare ( denominale di acciacco
che è dallo sp. achaque,marcato
sull'ar. s-aka'afflizione');
acciaccuso/acciaccosa agg.vo m.le o f.le sinonimo del precedente, ma d’uso piú letterario che del parlato;
etimologicamente è un denominale di acciacco
addizionato del suffisso di pertinenza uso/osa che continuano i lat. osus/osa→uso/osa;
acceputo e acceppecuto/a agg.vo m.le o f.le doppia morfologia d’un unica voce; la seconda è ottenuta con un’epentesi
sillabica espressiva (pec) sulla prima voce che
etimologicamente è il part. pass. di accepí (che è ricavato quale denominale da
cippus→cip(p)us con prostesi di un ad intensivo); il significato delle
voci in esame è
in primis stremato, debole,immobile;
poi per estensione semantica raggricciato per malessere fisico, gracile,
delicato, indebolito, languido, deperito atteso che chi non abbia la forza di
muoversi e resti immobile tal quale un ceppo deve – con ogni probabilità –
questa sua mancanza di forze, questa
debolezza generale dell'organismo ad un malessere, una indisposizione, un
malore,una malattia;
ammaluto/a agg.vo m.le o f.le
in primis sfiancato, sfinito,
spossato, fiaccato, stracco;
poi per ampiamento semantico malfermo/a di salute,
infermo, ammalato,
sofferente,invalido atteso che chi sia spossato, fiaccato etc. lo deve quasi
certamente a malattia, infermità, male, malanno, morbo, invalidità etc.
etimologicamente è il part. pass. di ammalí
verbo denominale di male con prostesi
di un ad intensivo: ad male→ammale→ammalí;
appagliaruto/a agg.vo m.le o f.le
in primis sfiancato, sfinito;
poi per ampiamento semantico deperito,
emaciato, pallido,isterilito,sfiorito, seccato tal quale la paglia secca, cioè
dell'insieme degli steli disseccati dei cereali già mietuti e battuti che non
ànno piú la forza della spiga; etimologicamente è il part. pass. di appagliarí verbo denominale di paglia←palea(m) con prostesi di un ad intensivo: ad palea(m)→appaglia→appagliarí;
cachetteco/a agg.vo m.le o f.le
in primis affetto da cachessia, da grave deperimento
fisico poi per estensione semantica
e figuratamente, come nel caso che ci occupa privo di forza, debole,
malalridotto,sfiancato, sfinito; etimologicamente è voce dal lat. tardo cachectĭcus, (gr. καχεκτικός)con raddoppiamento espressivo per
assimilazione regressiva della consonante
occlusiva dentale sorda (t); alla radice cachect→cachett è stato aggiunto il suff.-icus→ico/a/
oppure eco/a suffisso di aggettivi di
origine latina (-icum) o tratti in italiano da sostantivi, che indica
genericamente relazione, appartenenza;
dellicato/a agg.vo m.le o f.le
1
che dà un'impressione di finezza, di morbidezza, di piacevole leggerezza: ‘na pella dellicata(una pelle delicata); ‘nu panno, ‘nu suono, n’addore, ‘nu culore
dellicato(un tessuto un suono,
un profumo,un colore delicato; magnà dellicato(cibo delicato), leggero, facile da digerire;
2
facile a guastarsi, ad alterarsi: ‘nu
cungegno dellicato (un congegno
delicato) |
3 (per
estensione come nel caso che ci occupa)gracile, cagionevole: tené ‘o vernecale dellicato(avere lo stomaco delicato); essere dellicato ‘e salute(esserecagionevale di salute).
4
che richiede tatto, prudenza, abilità: ‘na
facenna dellicata,’nu fatto dellicato (una
questione delicata;un impegno
delicato) | ‘nu tasto dellicato (un tasto delicato), (fig.)
un argomento che va trattato con discrezione, con tatto | ‘nu mumento dellicatoun
momento delicato, una situazione difficile, critica
5 discreto, fine, gentile: ‘nu penziero dellicato(un pensiero delicato);’na dimanna poco dellicata ( una domanda indiscreta) ' palato dellicato(palato delicato), dotato di particolare sensibilità; etimologicamente è voce dal lat. delicatu(m), influenzato dal pl. deliciae 'delizia'al cui tema delic(i) è aggiunto il suff. ato suffisso, che continua il lat. -atus, proprio del part. pass. dei verbi in -are, spesso usato anche come aggettivo e sostantivo, e inoltre presente in aggettivi e sostantivi derivati, come nel caso che ci occupa, da altri sostantivi; da notare il raddoppiamento espressivo (tipico del parlato) dellaconsonante laterale alveolare (l);
5 discreto, fine, gentile: ‘nu penziero dellicato(un pensiero delicato);’na dimanna poco dellicata ( una domanda indiscreta) ' palato dellicato(palato delicato), dotato di particolare sensibilità; etimologicamente è voce dal lat. delicatu(m), influenzato dal pl. deliciae 'delizia'al cui tema delic(i) è aggiunto il suff. ato suffisso, che continua il lat. -atus, proprio del part. pass. dei verbi in -are, spesso usato anche come aggettivo e sostantivo, e inoltre presente in aggettivi e sostantivi derivati, come nel caso che ci occupa, da altri sostantivi; da notare il raddoppiamento espressivo (tipico del parlato) dellaconsonante laterale alveolare (l);
jetteco/a agg.vo m.le o f.le malaticcio, deperito, prostrato;
stentato tisico, etico; perdonatemi il
piglio polemico, ma mi corre l’obbligo di dire súbito che etimologicamente il verbo jettà
= gettare, buttare non c'entra nulla con il sostantivo in esame checché ne dica qualche sprovveduto che indegnamente si arroga il diritto di stare tra gli addetti
ai lavori o afferma di meritare un posto fra gli esperti del napoletano; e ciò
perché il termine in esame nel
significato di malaticcio, tisico, etico deriva dritto per dritto dal
greco hektikòs 'continuo,
abituale' (con riferimento alla febbre che continuamente tormenta l’etico, il
tisico); a sua volta hektikòs è da héxis
'stato, condizione abituale' (da échein 'avere');
malepatuto/a agg.vo m.le o f.le
che,
chi vive stentatamente, di salute assai cagionevole
per effetto di privazioni, debole, malaticcio, delicato, fragile, vulnerabile a
causa di stenti, ristrettezza,
povertà, indigenza; etimologicamente è il part. pass. di malepaté/malepàtere ( derivato dall’agglutinazione di male con l’infinito pàtere/paté=patire dal lat. volg. *patíre→pàtere(con ritrazione dell’accento) , per
il class. pati 'soffrire, subire';
mazzacuoglio o mazzacuogno/mazzacogna s.vo ed agg.vo m.le o f.le
in primis quale s.vo, peneo, grosso gambero
commestibile che pur vivendo in fondali fangosi è solito attestarsi spesso a non eccessiva profondità in prossimità degli
scogli
lasciandosi pescare abbastanza facilmente;
per traslato come agg.vo del caso che ci occupa debole, malaticcio, delicato, fragile, vulnerabile
esposto, indifeso; per la verità la voce resiste solo nel significato primitivo
di crostaceo (ed in tal senso è attestato anche come mazzancuoglio/mazzancuogno/mazzancogna), mentre nel significato traslato la voce è del
tutto desueta e nell’accezione
riportata di debole etc. non è presente se non nel vecchio, ma preziosissimo
calepino di Raffaele D’Ambra. Al proposito dirò che è difficile (infatti
nessuno,neppure quelli piú versati tra gli addetti ai lavori sul napoletano,si
è mai peritato di affrontare l’argomento), ma non impossibile cogliere il rapporto
semantico tra i significati di mazzacuogno/mazzacogna=
grosso gambero commestibile e
quello dimazzacuogno/mazzacogna= malaticcio, delicato,
fragile, vulnerabile esposto, indifeso; il rapporto semantico tra tali diversi significati è da cercarsi, a mio fermo avviso
(e ne ò ricevuto il consenso incondizionato,per le vie brevi dall’amico avv.to
Renato de Falco, famoso esperto del napoletano e della napoletanità in genere),
dicevo che il rapporto semantico tra tali diversi
significati è da cercarsi, nel fatto che come il grosso gambero
commestibile si lascia pescare abbastanza facilmente,una volta che improvvidamente sia
asceso dai fondali a gli scogli, dimostrandosi troppo vulnerabile, esposto ed
indifeso,ugualmente esposto, indifeso e
vulnerabile è colui/colei che sia malaticcio/a, delicato/a, fragile;
etimologicamente la voce è un’agglutinazione di mazza+ cuogno (che
di per sé dal lat. congius varrebbe barile, ma) che qui è solo una storpiatura/corruzione
di cuollo→cuoglio poi cuogno
e ciò perché il gambero à una cresta molto pronunciata con punta cefalica triangolare al sommo del
carapace tale da apparire fornito d’un’arma (mazza) portata poggiandola
sull’ipotetico collo;
miccio s.vo m.le e poi agg.vo m.le e solo m.le quantunque sia ipotizzabile, ma
non attestato, come agg.vo un un f.le miccia;
come s.vo m.le lucignolo, stoppino, piccola treccia di fili
che, messa nell'olio delle lucerne o nel corpo delle candele, viene accesa e
mantiene la fiamma;
come agg.vo m.le debole, fioco, affilato,
macilento,malmesso malaticcio, cagionevole, ammalato; etimologicamente la voce in esame non à
nulla da spartire con il s.vo italiano miccio
voce espressiva onomatopeica che sta per ciuco, somaro, ma è una
derivazione dal fr. mèche, che è
dal lat. volg. micca, per il class. myxa 'luminello, stoppino');
il passaggio semantico tra lucignolo, stoppino ed i significati aggettivali si coglie tenendo presente che sia colui/colei che
è malmesso/a malaticcio/a, cagionevole, ammalato/a, sia un lucignolo o uno stoppino sono
ugualmente sottili deboli, affilati etc.;
‘ntesecato/a o ‘ntesato/a agg.vo m.le o f.le doppia
morfologia per un unico vocabolo: la seconda forma è quella originale, mentre
la prima (poi però piú usata nel parlato soprattutto della città bassa)nacque –
come vedremo parlando dell’etimologia – dall’incrocio della voce originaria (teso) con un’altra voce(tiseco);
in primis e letteralmente irrigidito, disteso (in
terra),
poi debole, intirizzito, rattrappito,
gelato, congelato come chi non abbia forze per tirarsi su e mettersi dritto; trattando dell’etimologia mi
soffermerò dapprima su‘ntesato/a che –
come ò già détto fu la forma originaria quale part. pass. dell’infinito ‘ntesà
= tendere, irrigidire; ‘ntesare/à è un deverbale derivato da in→(i)n→’n (donde
l’esigenza del segno d’aferesi(‘) anteposto alla n
+ il part. pass. teso di tendere (dal lat. tendere, corradicale di teníre 'tenere'); quando poi ‘ntesato/a si incrociò con tiseco (dal lat. phthisicu(m)→,
(ph)thisicu(m), dal gr. phthisikós) agg.vo che in napoletano vale sia rigido che
malato di tisi si pervenne a ‘ntesecato/a e gli si diedere le medesime accezioni di ‘ntesato/a;
patuto agg.vo e s.vo m.le e solo m.le
quantunque ipotizzabile benché non usato un f.le patuta; voce dai molteplici significati:
come agg.vo come nel caso che ci
occupa
1 cagionevole, malaticcio,
delicato;
2 fragile, vulnerabile;
come s.vo
1 appassionato di un’arte o
di un’attività es.: è patuto p’ ‘a
fotografia e p’ ‘o pallone (è appassionato di fotografia e giuoco del calcio);
2 cascamorto;
intuitivo per tutte le accezioni il collegamento semantico tra i varii
significati tutti riconducibili alla delicatezza e/o fragilità della salute,e/o
il languore e la svenevolezza delle passioni; etimologicamente è il part. pass.
di paté/pàtere ( derivato dal
lat. volg. *patíre→pàtere(con
ritrazione dell’accento) , per il class. pati 'soffrire, subire';
peliénto/pelènta agg.vo m.le o f.le
in primis chi
sia estremamente magro/a,pallido/a;
per estensione chi sia affetto da malanni
ricorrenti o cronici, per il fatto che chi sia estremamente magro/a,pallido/a
debba quasi certamente tale magrezza e pallore a malanni reiterati o cronici; etimologicamente
è voce dal lat. pallĕnte(m)→ peliento
con riduzione espressiva a scempia della
doppia consonante
laterale alveolare (l) e tipica dittongazione della ĕ o intesa tale;
sbrígnulo/sbrígnola antico e desueto agg.vo m.le o f.le
in primis e letteralmente detto di
pasta e di fibre tessili quali canapa e lino:
tritato,percosso,sbriciolato,
gramolato;
per estensione macilento/a,
pallido/a,emaciato/a, smilzo/a,mingherlino/a smunto/a, scarno/a, denutrito/a,
scheletrico/a, gracile, sciupato/a a causa di ripetuti e ricorrenti malanni che
percuotono quasi a mo’ di gramola l’individuo rendendolo ad un
dipresso,sbriciolato,trito etc. ; la
voce è un deverbale dello spagnolo desbriznar =sbriciolare, secondo il
seguente percorso morfologico: desbriznar→(de)sbriznar→(de)sbrignar→(de)sbrign(ar)→sbrignulo/sbrignola
con aggiunta del suffisso olo→ulo/ola
che continuando il lat. olu(s)/a,è l’elemento che unito ad aggettivi o
sostantivi forma alterati con valore diminutivo o vezzeggiativo , oppure (come
nel caso che ci occupa), stabilisce una
relazione, una provenienza;
scellato/a agg.vo m.le o f.le
in primis e letteralmente privato delle ali, ferito
nelle ali,con le ali rotte o prive di penne;
per estensione chi sia
sofferente, afflitto, dolente affetto da cronici malanni invalidanti,tal quale un
uccello che ferito
nelle ali,con le ali rotte o prive di penne perde le sue capacità di librarsi
in volo;nell’accezione estensivala voce è accompagnata quasi sempre
dall’avverbio bbuono (molto)es.:puveriello, chill’amico sta bbuono scellato!(poverino quell’amico è
molto malmesso); etimologicamente è voce denominale di scella = ala (dal lat. axilla(m)→(a)xilla(m)→scilla→scella
con deglutinazione della a iniziale
intesa articolo);da notare che la voce conserva la morfologia di un part. pass.
quantunque non sia attestato un verbo scellare
di cui scellato/a potrebbe essere il
participio passato;
síseto/séseta
antico e desueto agg.vo m.le o f.le
in primis e letteralmente sbreccato,
lesionato,inservibile riferito alle stoviglie in coccio;
per estensione sensibile, delicato,fiacco,
cagionevole debole, esile, fragile;
etimologicamente piú che da una lettura metatetica del greco seistòs→sisetòs=
agitato, scosso,opto con il Rohlfs per una derivazione da un lat.parlato *sensitu(s)(carens) invece di sensu(s)(carens)=insensibile
come che debole, fiacco etc.;
smaciato/a antico e desueto agg.vo m.le o f.le
in primis e letteralmente magro, patito, smunto
per estensione macilento, sciupato, scavato a
causa di continue malattie; etimologicamente è voce denominale del lat. macies 'magrezza' epperò conserva la
morfologia di un
part. pass. di un non attestato *smaciare da un lat.parlato exmaciare per il class. emaciare,;
spàlleto/a antico e desueto agg.vo m.le
o f.le
in primis chi sia
estremamente pallido/a, smagrito/a;
per estensione chi sia affetto da malanni
ricorrenti o cronici, e sia per ciò
stesso pallido ed addirittura terreo in volto; etimologicamente è voce derivata
attraverso la prostesi della (s) intensiva partenopea dal lat. pallente(m)→spalle(n)te(m)→spàlleto con ritrazione dell’accento;
spepuliato/a o spapuliato/a. antico e desueto agg.vo m.le o f.le dalla
doppia morfologia che chiarirò;
in primis debole,
macilento, gracile, debole come il pepe che svaporato, manchi ormai della sua forza piccante;
per estensione delicato, indebolito,
languido, fiacco,privo di vigore poi che affetto da malanni ciclici o
cronici etimologicamente è voce in morfologia di part. pass. derivato
dall’incontro del verbo spapulià/spappulià=spappolare
con il s.vo pepe fornendo un non
attestato, ma icastico spepolare→spapuliare/spepuliare donde il ns. spepuliato/a o spapuliato/a.
E
qui giunto penso proprio d’avere ad abundantiam risposto alla richiesta/sfida
dell’amico N.C.,d’averlo accontentato o quanto meno interessato e con lui anche qualche altro dei miei 24
lettori.
Satis
est.
R.Bracale
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