lunedì 2 agosto 2021

VENí DÔ VALLO ‘O BBUINO

 

VENí DÔ VALLO ‘O BBUINO

L’amico S.V. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) mi à chiesto via e-mail di chiarirgli   origine e significato 

dell’espressioni partenopea   in epigrafe. Gli ò cosí risposto: l’espressione su cui vuoi mi soffermi è una datata [risalente alla prima metà del 1800]icastica locuzione [attestata pure, ma memo esattamente come: “Scennere dô vallo ‘o bbuino” però sia l’una che l’atra formulate in maniera interrogativa retorica: “Ma ‘a do’ viene? Dô vallo ‘o Bbuino?”, “Ma ‘a do’ scinne? Dô vallo ‘o Bbuino?” Id est: “Donde provieni? Dalla valle di Bovino?”  “Donde scendi? Dalla valle di Bovino?”     e si colse  ed ancòra si può coglierla sulle labbra di qualche napoletano d’antan, per significare: “ Sei forse stupido,  un deficiente, un ritardato, tonto, stolto, balordo, babbeo, uno scimunito, come coloro che provengono dalla valle di Bovino? E ciò non perché i nativi o gli abitanti di quel comune [della provincia di Foggia il cui  territorio comunale, in gran parte collinare è situato fra i monti della Daunia e la valle del Cervaro, ricco  di prati,  boschi e numerose sorgenti d'acqua, comune che per essere il piú importante della zona diede un tempo il nome alla relativa valle: valle di Bovino [nella parlata napoletana: “Vallo d’’o Bbuino”] ed oggi  Valle del Cervaro che è appunto la vallata fluviale situata tra l'Appennino Campano e il Subappennino Dauno, a cavallo fra le province di Avellino e Foggia ed oggi  deve il suo nome all'omonimo fiume...]siano o fossero stupidi, sciocchi o melensi, quanto perché la sullodata valle [o vallo]fu un tempo meta  della trasumanza di mandriani campani[questi sì accreditati, in quanto di modeste, umili origini,d’essere bonaccioni, paciocconi ed anche  bietoloni, giuggioloni, semplicioni, sempliciotti!] che ivi conducevano i loro armenti perché si nutrissero sugli ubertosi pascoli della zona, per poi rientrare alle loro sedi di partenza, stanchi, defatigati e perciò intontiti.

E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico S.V. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.

 Raffaele Bracale

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