martedì 11 maggio 2021

CARTA CANTA ‘NCANNUOLO!

CARTA CANTA ‘NCANNUOLO!

Questa volta spendo qui di sèguito poche parole per illustrare al  caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) che me ne à richiesto,  significato e portata dell’ espressione partenopea   in epigrafe che tradotta in lingua nazionale vale: Carta canta nell’astuccio! Premetto che si tratta di un’antica e desueta locuzione risalente addirittura al tempo di Giambattista Basile[Giugliano in Campania, 15 febbraio 1566 - †ivi, 23 febbraio 1632)   che la riportò anche nelle sue Muse Napolitane. La locuzione esclamativa la si poteva cogliere sulle risentite labbra di chi si sentisse ingiustamente accusato di non aver titolo di possesso di un  bene da lui detenuto. Infatti la “carta” della locuzione altro non è che un documento, un atto per solito notarile e non scrittura privata che comprovava un’avvenuta compravendita e significava titolo di possesso. A quei tempi ogni atto redatto da un notaio veniva consegnato al cliente avvolto a mo’ di rotolo inserito in un astuccio metallico [détto cannuolo] che preservasse il documento dalle ingiurie del tempo. Il proprietario di un bene avvalorato dall’atto d’acquisto poteva ben usare la locuzione in epigrafe per protestare il suo buon diritto.    E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.

 Raffaele Bracale

 

 

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