10 DATATE LOCUZIONI 17.7.21
1.'A vecchia ê trenta 'austo, mettette 'o trapanaturo ô
ffuoco.
Letteralmente: la vecchia ai trenta d'agosto (per riscaldarsi) mise nel fuoco
(persino) l'aspo. Il proverbio viene usato a mo' di avvertenza, soprattutto
nei confronti dei giovani o di chi si atteggi a giovane, che si lasciano
cogliere impreparati alle prime avvisaglie dei freddi autunnali che già si
avvertano sul finire del mese di agosto, freddi che - come dice l'esperienza
- possono essere perniciosi al punto da indurre i piú esperti (la vecchia) ad
usare come combustibile persino un utile oggetto come un aspo, l'arnese usato
per ammatassare la lana filata. Per estensione, il proverbio si usa con lo
stesso fine di ammonimento, nei confronti di chiunque si lasci cogliere
impreparato non temendo un possibile inatteso rivolgimento di fortuna - quale
è il freddo in un mese ritenuto caldo.
trapanaturo = aspo, bindolo per ammatassare dal greco try/panon, deriv. di trypân=girare,
forare
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2. Jí zumpanno asteche e lavatore.
Letteralmente: andar saltando per terrazzi e lavatoi. Id est: darsi al buon
tempo, trascorrendo la giornata senza far nulla di costruttivo, ma solo
bighellonando in ogni direzione: a dritta e a manca, in altoed in basso ;
asteche=lastrici solai,terrazzi (dal
greco astrakon=coccio ) che un tempo
erano lastricati con lapillo e/o cocci di anfore infrante.
lavatore
(lavatoi) (dal lat. tardo lavatoriu(m), deriv. di lavare
'lavare' erano olim ubicati in basso - per favorire lo scorrere delle acque -
presso sorgenti di acque o approntate fontane, mentre l'asteche, ubicati alla
sommità delle case,erano i luoghi deputati ad accogliere i panni lavati per
poterli acconciamente sciorinare al sole ed al vento, per farli asciugare.
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3. Pare ca mo te veco vestuto 'a urzo.
Letteralmente: Sembra che ora ti vedrò vestito da orso. Locuzione da
intendersi in senso ironico e perciò antifrastico. Id est: Mai ti potrò
vedere vestito della pelle dell'orso, giacché tu non ài né la forza, né la
capacità fisica e/o morale di ammazzare un orso e vestirti della sua pelle.
La frase viene usata a commento delle azioni iniziate da chi sia ritenuto
inetto al punto da non poter mai portare al termine ciò che intraprende.
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4.'O cucchiere 'e piazza: te piglia cu 'o 'ccellenza e te
lassa cu 'o chi t'è mmuorto.
Letteralmente: il vetturino da nolo: ti accoglie con l'eccellenza e ti
congeda bestemmiandoti i morti.Il motto compendia una situazione nella quale
chi vuole ottenere qualcosa, in principio si profonde in ossequi e
salamelecchi esagerati ed alla fine sfoga il proprio livore represso, come i
vetturini di nolo adusi a mille querimonie per attirare i clienti, ma poi - a
fine corsa - pronti a riversare sul medesimo cliente immani contumelie, in
ispecie allorché il cliente nello smontare dalla carrozza questioni sul
prezzo della corsa, o - peggio ancora - non lasci al vetturino una congrua
mancia.
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5.Jí cascia e turnà bauglio oppure Jí stocco e turnà baccalà.
Letteralmente: andar cassa e tornare baúle oppure andare stoccafisso e
tornare baccalà. Id est: non trarre profitto alcuno o dallo studio intrapreso
o dall'apprendimento di un mestiere, come chi inizi l'apprendimento essendo
una cassa e lo termini da baúle ossia non muti la sua intima essenza di vacuo
contenitore, o - per fare altro esempio - come chi inizi uno studio essendo
dello stoccafisso e lo termini diventando baccalà, diverso in forma, ma
sostanzialmente restando un immutato merluzzo. Con il proverbio in epigrafe,
a Napoli, si è soliti commentare le maldestre applicazioni di chi non trae
profitto da ciò che tenta di fare, perchè vi si applica maldestramente o con
cattiva volontà. Cascia: etimologicamente dal latino capsa (da capio) attraverso uno spagnolo caja
Baúglio: etimologicamente deverbale metatetico del latino bajulare=portare s.m. = baúle, contenitore usato per portare merci o
altro;altrove estensivamente gobba che insiste sul petto.
Stocco: etimologicamente
dallo spagnolo/portoghese estoque =bastone
Baccalà: etimologicamente
dallo sp. bacalao, e questo dal fiammingo kabeljauw.
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6.Tu muscio-muscio siente e frusta lla, no!
Letteralmente: Tu senti il richiamo(l'invito)e l'allontanamento no. Il
proverbio si riferisce a quelle persone che dalla vita si attendono solo
fatti o gesti favorevoli e fanno le viste di rifiutare quelli sfavorevoli
comportandosi come gatti che accorrono al richiamo per ricevere il cibo, ma
scacciati, non vogliono allontanarsi; comportamento tipicamente fanciullesco
che rifiuta di accettare il fatto che la vita è una continua alternanza di
dolce ed amaro e tutto deve essere accettato, il termine frusta lla discende dal
greco froutha-froutha col medesimo significato di :allontanati, sparisci.
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7.'E denare so' comm'ê chiattille: s'attaccano ê cugliune.
Letteralmente: i soldi son come le piattole: si attaccano ai testicoli. Nel
crudo, ma espressivo adagio partenopeo il termine cugliune è pl. di cuglione(dal
t. lat. coljone(m) per il class. coleone(m)) viene usato per intendere
propriamente i testicoli, e per traslato, gli sciocchi e sprovveduti cioé quelli
che annettono cosí tanta importanza al danaro da legarvisi saldamente.
Chiattille s.vo.
m.le pl. di chiattillo= Insetto parassita solito annidarsi tra i peli del
pube, blatta, piattola (dal lat. blatta +suff. dim. illo: blattillo→chiattillo) Rammento a
margine che con icastico linguaggio
furbesco e quasi gergale per traslato, a Napoli son chiamati chiattili i parassiti figli di
papà delle famiglie della Napoli bene,
quelli che vivono e si divertono mantenuti dal danaro dei genitori.
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8.Hê 'a murí rusecato dê zzoccole e 'o primmo muorzo te ll'à
da rà mammèta
Che possa morire rosicchiato dai grossi topi di fogna ed il primo morso lo
devi avere da tua madre. Icastica maledizione partenopea giocata sulla doppia
valenza del termine zoccola (dal t. lat. sorcula(m) che, a Napoli, identifica
sia il topo di fogna che la donna di malaffare
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9.Ma te fosse juto 'o lliccese 'ncapo?
Letteralmente: ma ti fosse andato il leccese in testa? Id est: fossi
impazzito? Avessi perso l'uso della ragione? Icastica espressione che, a
Napoli, viene usata nei confronti di chi, senza motivo, si comporti
irrazionalmente. Il liccese= leccese dell'espressione
non è - chiaramente - un abitante di Lecce, ma un tipo di famoso tabacco da
fiuto, prodotto, temporibus illis, nei pressi del capoluogo pugliese; l'espressione
paventa il fatto che il tabacco fiutato possa- ma non si sa bene come! - aver raggiunto,
attraverso le coani nasali il cervello e leso cosí le facoltà raziocinanti
del... fiutatore.
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10. Fà 'e scarpe a quacched'uno.oppure farle ‘nu vestito
Letteralmente: Fare le scarpe a qualcuno.oppure
confezionargli un vestito. Id est: conciar male, ridurre a cattivo
partito qualcuno fino al punto di approntargli la morte. L'espressione deriva
dall'usanza che si teneva a Napoli, per l'ultimo viaggio, - di fare indossare un vestito nuovo e/o di far calzare scarpe nuove ai morti in origine di un certo rango, poi a quelli
appartenenti alla media borghesia ed
infine a chiunque a qualunque ceto
sociale appartenesse; vestito e scarpe nuovi erano conservati all'uopo dai
familiari.
Brak
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