15 COLORITE ESPRESSIONI 25.7.21
1. ASPETTÀ CU LL’OVE 'MPIETTO.
Letteralmente: attendere con le uova in petto. Id est: attendere
spasmodicamente, con impazienza, preoccupazione... L'espressione viene usata
quando si voglia sottolineare la spasmodicità dell'attesa di un qualsivoglia
avvenimento. E prende le mosse dall'uso invalso in certe campagne del
napoletano, allorché le contadine, accortesi che la chioccia, per sopraggiunti
problemi fisici, non portava a termine la cova, si sostituivano ad essa e si ponevano
tra le mammelle le uova per completare con il loro calore l'operazione
cominciata dalla chioccia.
2.'A SCIORTA 'E CAZZETTE:JETTE A PPISCIÀ
E SSE NE CADETTE.
La cattiva fortuna di Cazzetta: si dispose a mingere e perse...il pene.
Iperbolica notazione per significare l'estrema malasorte di un ipotetico
personaggio cui persino lo svolgimento delle piú ovvie necessità fisiologiche
comportano gravissimo nocumento.
3.ATTACCA 'O CIUCCIO ADDÓ VO’ 'O
PATRONE
Letteralmente: Lega l'asino dove vuole il padrone Id est: Rassegnati ad
adattarti alla volontà altrui, specie se è quella del capintesta(e non curarti
delle conseguenze). È una sorta di trasposizione del militaresco: gli ordini
non si discutono...
Una curiosità: Un tempo vi fu chi usava dire e forse piú acconciamente, come chiarirò: Attacca
‘o ciuccio addó va ‘o varrone id est: Lega l’asino sul lato del carro
dove la stanga principale tende ad inclinare (affinché faccia
acconciamente da bilancino e secondi la
fatica del cavallo o mulo che sopportano il peso principale); successivamente
visto che l’espressione non era intesa pienamente se non da gli addetti ai
lavori di trasporto, essa fu mutata in quella assonante in esame che comunque
ne stravolse alquanto il significato originario che connotava un esatto consiglio
pratico ed efficiente, mentre nella versione in uso configura solo un consiglio
opportunistico!
4.'E MACCARUNE SE MAGNANO TENIENTE
TENIENTE
Letteralmente: i maccheroni vanno mangiati molto al dente. La locuzione a
Napoli oltre a compendiare un consiglio gastronomico ineludibile, viene usata
anche per significare che gli affari devono esser conclusi sollecitamente,
senza por troppe remore in mezzo.
Teniente è il participio presente aggettivato del verbo tené (che
è dal lat. teníre); nella fattispecie il verbo sta per mantenere (la cottura) e (poi che il
participio è reiterato vale quase superlativo come quasi sempre nel napoletano)
significa molto al dente; altrove l’espressione è riportata come 'E
maccarune se magnano vierde vierde dove l’aggettivo reiterato vierde vierde =
verdi verdi à la medesima valenza del teniente teniente: molto al dente e ciò
perché qualunque cosa sia détta verde vale immatura perciò non ammorbidita,
ancóra duretta, quasi
acerba.
5.'NU MACCARONE, VALE CIENTO
VERMICIELLE. oppure MEGLIO ‘NU MACCARONE
CA CIENTO VERMICIELLE
Letteralmente: Un maccherone, vale cento vermicelli.oppure meglio un solo
maccherone, che cento vermicelli Ma le locuzioni non si riferiscono alle
pietanze in sé. Il maccherone delle locuzioni adombra la prestanza fisica ed
economica che la vincono sempre sulle corrispondenti gracilità, quantunque
strictu sensu un maccherone (pasta doppia) sia veramente preferibile per
gusto a cento vermicelli (pasta
sottile).
6.ACRUS EST!
Letteralmente: E' acre! Cosí esclama un napoletano davanti ad una situazione
ineludibile pur essendo difficile da sopportare. Un vecchio sacrestano, per far
dispetto al suo parroco, aveva messo dell'aceto nell'ampollina del vino. Giunto
al momento di comunicarsi il prete si adontò dicendo, appunto, acrus est - è
acre - ed il sacrista replicò: te ll'he 'a vevere (lo devi bere) controreplica
del prete: Dopp''a messa t'aspetto dint’
â sacrestia - dopo la messa ti attendo in sacrestia... - il sacrista: Hê 'a vedé si mme truove... - È
probabile che non mi troverai... -
7.ALESIO, ALÈ, 'STU LUCIGNO QUANNO
SE STUTA?
Letteralmente: Alessio, Alessio, questo lucignolo quando si spenge? La
locuzione viene usata nei confronti di chi fa discorsi lunghi, noiosi, oziosi e
ripetitivi nella speranza, il piú delle volte vana, che costui punto dal
richiamo, zittisca e la pianti. E' da rammentare che in napoletano la parola
cantilena si traduce, appunto, cantalesia.
8.AGGE PACIENZA E FATTE JÍ 'NCULO
SO' 'A STESSA COSA...
Porta pazienza e lasciati fregare son la medesima cosa!L'invito proposto dalla
prima parte della locuzione a sopportare, ad aver pazienza, viene dalla
saggezza popolare equiparato a quello ben piú doloroso di lasciarsi
sodomizzare!
9.NUN SPUTÀ 'NCIELO CA 'NFACCIA TE
TORNA...
Letteralmente: Non sputare verso il cielo, perché ti ritorna in
viso.L’imperativo oltre a contenere un’evidente riproduzione della realtà (poi
che chi sputi verso l’alto, per l’ineludibile legge dell’attrazione terrestre,
si vede ritornare in viso il suo medesimo sputo), è da intendersi nel senso
che chi si ponesse contro la
divinità,offendendola anche con un ipotetico, figurato sputo ne subirebbe
certamente le pronte conseguenze.
10.SCIÚ, Â FACCIA TOJA!
Espressione volgare di
schifo e disprezzo, intraducibile ad litteram, che viene pronunciata,
accompagnata spesso dal gesto di un
finto sputo, all'indirizzo di chi è tanto spregevole da meritarsi di esser raggiunto da uno sputo al volto:
infatti la parola sciú altro non è se non l'onomatopeica riproduzione di uno sputo, che - come precisato
nel prosieguo della locuzione – à come destinazione proprio la faccia di colui che si intende
disprezzare! Talvolta l’espressione è limitata al solo sciú mantenendo però
inalterato il senso di schifo e disprezzo contenuto nell’intera espressione.
11.'E FODERE CUMBATTONO I 'E
SCIABBOLE STANNO APPESE.
Letteralmente: I foderi combattono e le sciabole stanno appese. La locuzione
viene usata per commentare l'inettitudine di taluni che demandano, per
indolenza o incapacità, il loro compito ad altri, cercando di esimersi dal
lavoro.
12.STÀ 'NCAPPELLA.
Letteralmente: stare in cappella Id est: essere male in arnese, stare mal
combinati, anzi stare alla fine della vita , al punto di aver necessità degli
ultimi sacramenti. La locuzione fa riferimento ai condannati al patibolo della
fine del 1600, che, a Napoli, prima dell'esecuzione venivano condotti in una
cappella della Chiesa del Carmine Maggiore, adiacente la piazza Mercato, dove
era innalzato il patibolo e nella cappella ricevevano l'estremo conforto
religioso.
13.LL' AVIMMO FATTO 'E STRAMACCHIO.
Letteralmente: l'abbiamo compiuto alla chetichella,- o anche di straforo, di
soppiatto, quasi "alla macchia", ai margini della legalità.
L'espressione di stramacchio deriva pari pari dal latino extra mathesis, id est:
al di fuori dei retti insegnamenti, dalle buone regole di condotta e perciò
clandestinamente.
14.CHISTO È CCHILLO CA TAGLIAIE 'A
RECCHIA A MMARCO.
Letteralmente: Questo è quello che recise l'orecchio a Marco. La locuzione è
usata per indicare un attrezzo che abbia perduto le proprie precipue capacità
di destinazione; segnatamente p. es. un coltello che abbia perduto il filo e
non sia piú adatto a tagliare, come la tradizione vuole sia accaduto con il
coltello con il quale Simon Pietro, nell'orto degli ulivi recise l'orecchio a
Malco (corrotto in napoletano in Marco), servo del sommo sacerdote.
15.'O CCUMMANNÀ È MMEGLIO D''O FFOTTERE.
Letteralmente: Il comando è migliore del coito. Id est: c'è piú soddisfazione
nel comandare che nel coire. La locuzione viene usata per sottolineare lo
scorretto comportamento di chi - pur non avendone i canonici poteri - si limita
ad impartire ordini e non partecipa alla loro esecuzione.
Brak
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