PARMO E ZIRACCHIO
In una famosa canzone di Raffaele Viviani “O guappo
‘nnammurato” costui comico protagonista
della canzone minaccia la sua bella, rea di averlo tradito, di sfregiarla cioè
di segnarle il viso con una rasoiata e le assicura che se riuscirà a colpirle
il volto ella sarà costretta per medicare
la relativa ferita ad usare addirittura “’nu parmo e ‘nu ziracchio ‘e
sparatrappo” cioè un palmo ed oltre di
cerotto medicato. Ora,premesso che il termine parmo deriva dal lat. pălmu(m) con sostituzione espressiva
della liquida L>R ed atteso che che la misura di un palmo [distanza che
corre dalla punta del pollice a quella del mignolo della mano ben distesa,
corrispondente all’incirca a ventidue cm.] è nota ed intesa da un po’ tutti,
occorre chiarire cosa si debba intendere per il napoletanissimo “ziracchio”
voce che non à il corrispondente nella lingua nazionale ma identifica
una misura lineare cioè la distanza che corre dalla punta del pollice a
quella dell’indice della mano ben
distesi, corrispondente all’incirca a quindici
cm. Rammento che iconicamente la voce ziracchio talora è usata con
sarcasmo in riferimento ad un uomo molto basso e minuto: 'nu ziracchio d'ommo.
Concludo dicendo la voce ziracchio
derivante dall’arabo zeriac penso che possa esser tranquillamente
accolta nell’italiano colmando una lacuna della lingua nazionale senza
macchiarla di impurità, come fanno i tantissimi
anglismi che la perseguitano!
Raffaele Bracale
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