RICUTTARO.
Da sempre il lenocinio è
stato praticato da piccoli furfantelli e/o camorristi; temporibus illis (fine
‘800) i piccoli furfanti e/o camorristi erano arrestati e spesso finivano sotto
processo con minaccia di pena certa;
durante tali processi furfanti e camorristi
erano difesi da avvocati che (se non appartenenti alla camorra)
esigevano congrue parcelle. All’uopo provvedevano i compagni (piccoli furfanti
e/o camorristi) dei detenuti che
procedevano ad una questua piú o meno vessatoria tra i piccoli commercianti e
bottegai che aprivano i loro esercizi o nel rione in cui operavano i
furfanti/camorristi finiti sotto processo o anche nelle strade adiacenti il
tribunale o le carceri. Tale questua finalizzata fu detta ‘a recoveta (la raccolta); da recoveta a recotta il passo è breve ed ancora di piú lo è da recotta a recuttaro/ricuttaro
di modo che con l’espressione fà ‘a recotta (fare la ricotta) non si
significò produrre il tipico gustoso
latticino ricavato dal latte vaccino o piú opportunamente di pecora, ma si
indicò l’azione di coloro che facessero
quella vessatoria raccolta rammentata , e giacché poi quei medesimi raccoglitori spesso si
dedicavano al lenocinio e sfruttamento della prostituzione, furono indicati con
la voce ricuttaro/recuttaro voci che estensivamente furono ed ancora
sono in uso nel napoletano per indicare chiunque sfrutti qualcuno in qualsiasi
campo.
Questo ricuttaro di cui dico
è protagonista dell’espressione
‘O scrupolo d’’o ricuttaro. Letteralmente
l’espressione di tipo esclamatorio vale:Lo scrupolo del lenone!” Essa viene
usata con tono sarcastico a salace commento
in talune situazioni, nelle quale soggetti notoriamente insolenti,
sfacciati, impudenti, impertinenti, quando non addirittura delinquenti,
banditi, furfanti comuni facciano le
viste di avere scrupoli o remore
nell’affrontare o portare a compimento azioni del tutto normali e piú che
lecite laddove quei medesimi soggetti sono adusi normalmente ad azioni illegali espletandole con
improntitudine, sfacciataggine, sfrontatezza senza alcun turbamento, incertezza
o esitazione, sicchè è lecito pensare che essi pretestuosi scrupoli
siano strumentali a fini illeciti o
reconditi.
Espressione analoga a quella
testé esaminata è quella che recita: AEH! ‘NA MACCHIA ‘E GRASCIO ‘NFACCI’Ô
ZZIRO ‘E LL’UOGLIO! Ad litteram essa è
da intendersi: Accidenti, una macchia di grasso sull’orcio dell’olio! ed è
usata per sarcasticamente canzonare, burlare o prendersi gioco di chi si adonti per risibili, naturali accadimenti o veniali mancanze altrui,
agendo come chi si dispiacesse di aver
riscontrato una macchia di unto sull’orcio dell’olio di sua natura untuoso.
scrupulo s.vo m.le [dal lat. scrupŭlus
(e anche scrupŭlum,
scripŭlum,
scriptŭlum),
propriam. «piccola pietra, pietruzza», dim. di scrupus «sasso, pietra a
punta»] 1 in primis ed in origine Antica misura-base di conto,
equivalente a 1,137 grammi (cioè alla ventiquattresima parte di un’oncia),
usata per l’oro e per l’argento nei sistemi monetarî etrusco, campano e romano. 2 per traslato
come nel caso che ci occupa Incertezza di coscienza, inquietudine morale
che porta a considerare come peccato o colpa ciò che tale non è, o a ritenere
grave una mancanza anche lieve.
-zziro s.vo
m.le [dall’arabo zīr.] = Vaso di
terracotta, di forma panciuta, per tenere olio o altro, coppo, orcio, doglio.
Altra locuzione ironica
analoga è quella che suona: S’È SCUNCERTATA PORTA CAPUANA cioè il popolino,
aduso ad ogni impudenza,maleducazione,sfacciataggine,
popolino che normalmente frequenta la
zona più popolare della città bassa, quella di porta Capuana, mostra di scandalizzarsi
alle viste di qualche azione disonesta, tuurbandosi nella suscettibilità davanti a manifestazioni spregiudicate o ritenute
contrarie all'opportunità ed alla convenienza.
R.Bracale
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