Aí – Aíne e dintorni
Interessato e sollecitato dall’amico Salvatore Argenziano torrese d’antan, trasferitosi in quel di Bologna mi son messo sulle piste delle voci in epigrafe: aí – aíne per cercare, se possibile, di venire a capo di una attendibile ipotesi etimologica.
Comincio súbito col dire che le voci prese in esame ( aí – aíne ) di cui la seconda: aíne altro non è che una forma paragogica eufonica o forse, come dirò, diacritica della prima: aí attraverso l’uso epitetico della sillaba enclitica ne come spessissimo nelle lingue centro meridionali soprattutto con gli avverbi monosillabici ( cfr. sine per sí, none per no, quine per qui, quane per qua etc.), dicevo dunque che le voci prese in esame ( aí – aíne ) nell’uso popolare, se non addirittura del volgo e quasi esclusivamente del parlato (non ò trovato riscontri negli scritti) stanno per l’avverbio affermativo sí, ma sono voci quasi completamente desuete.
Dalle indagini espletate ò trovato occorrenze della voce aí sia nel D.E.I. che nel Dizionario del Cortelazzo- Marcato con la seguente spiegazione:
aí ma pure eí = avv. affermativo (sí )d’uso comunissimo nel volgo; voce toscana/lucchese, lombarda/alpina, veneta/friulana, ladina(èi), ticinese (aè ), epperò inopinatamente il D.E.I. non propone o azzarda un’ipotesi etimologica.
Il dizionario dell’accoppiata Cortelazzo- Marcato dà di aí ma pure eí la medesima spiegazione del D.E.I,
E – dopoaver riportata l’idea del prof. Rohlfs che (per il ticinese aè ) ipotizza una a mio avviso poco convincente illa(m)est – circa l’etimo di aí ma pure eí parla di una í deittica (deittico = indicativo derivato di deissi ag. m. [pl. -ci] (ling.) elemento dell'enunciato che contribuisce a situarlo in una concreta realtà spazio-temporale; è decodificabile con esattezza soltanto grazie al contesto e ai presupposti del discorso (p. e. i pronomi pers. e dimostr. come io, tu, questo, quello; gli avverbi di luogo e di tempo come qui, là, ora, ieri) enclitica di a o di e (peraltro non spiegate) in formazioni spontanee elementari d’uso popolare quando non plebeo. Trovo anche questa ipotesi fumosa e poco perseguibile; azzarderei invece (sulla scia del Rohlfs) partendo dal ticinese (aè ), non una illa(m) est, ma una hāc est dove hāc = in questo modo, cosí; e dunque cosí è, cioè sí.
Si può ragionevolmente poi ipotizzare il seguente percorso morfologico: aè→aí→ eí→èi . Quanto alla forma aíne che io peraltro non ò mai udito ma che Salvatore Argenziano mi assicura (e non ò ragioni per non credergli) d’uso in quel di Torre del Greco, posso solo sospettare che l’originaria voce tosco-lombarda aí> sia pervenuta alle latitudini campane sulla bocca degli invasori che dal 1860 in poi vennero ad usurpare il Reame delle 2 Sicilie; dalle bocche degli invasori la voce aí> passò in quelle degli invasi i quali però avendo già nel loro lessico l’omofona frase ‘a ‘i’ (la vedi?!) pensarono, per distinguere la faccenda, di ricorrere ad un ne sillaba diacritica posta in posizione enclitica per cui aí diventò sulle bocche torresi aíne; del resto nel parlato delle lingue meridionali spesso gli avverbi monosillabici tronchi in í mutano in íne ( cfr. sine per sí, quine per qui,,uíne = sí, dritto per dritto dal francese oui etc.).
Mi auguro di non aver detto troppe sciocchezze e d’aver contentato l’amico Salvatore Argenziano e chi dovesse leggere questo scritto.
Aí – Aíne – completamento
A margine, completamento se non superamento di quanto scrissi precedentemente circa le voci in epigrafe, dico ora – su suggerimento dell’amico linguista prof. Carlo Iandolo – d’aver trovato per aí/aíne un interessante riscontro etimologico nelle antiche voci verbali aisne/ain del verbo difettivo āio =dico di sí, affermo etc. verbo che all’indicativo fu coniugato āio, ais (nelle interrogative aisne o anche (cosí attestato!) ain etc. come ò trovato riportato a pag. 120 del Calonghi – Dizionario Latino Italiano – Rosenberg & Sellier.
Da ain si può ragionevolmente ipotizzare la derivazione di aí ma pure di eí = avv. affermativo (sí )d’uso comunissimo nel volgo; voce toscana/lucchese, lombarda/alpina, veneta/friulana, nonché delle voci ladina(èi), ticinese (aè ); per l’ aíne d’uso nella città corallina si deve pensare ad un’aggiunta paragogica di una e alla voce ain terminante con consonante; le parole che d’origine terminano per consonanti risultano allergiche in terra campana che usa corredarle di un’aggiunta paragogica di una e e spesso anche con raddoppiamento della consonante ( cfr. bar>barre, tram>tramme).
Licenzo questa nota, finalmente abbastanza soddisfatto, dichiarandomi tuttavia disponibile a ricevere motivate critiche e/o corredati suggerimenti da chi dovesse leggerla e potesse dire qualcosa di piú o di meglio.
raffaele bracale
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