ARZIGOGOLO  e dintorni
Con la voce in epigrafe arzigogolo ( con etimo derivato da girigogolo (allungamento di girigoro) secondo un percorso morfologico comportante la trasposizione di lettere nel primo elemento e ciò è: argi→arzi per giri) la lingua ufficiale  nazionale intende volta a volta un  discorso o un  ragionamento astruso e lambiccato, una fantasticheria, un cavillo, un  espediente dialettico, una  trovata spesso truffaldina, ma  ingegnosa, un giro di parole ingegnoso e bizzarro, un raggiro fuorviante, un pretesto etc.
La lingua napoletana per tali necessità à parecchie voci ed ognuna piú circostanziata ed esattamente coniata  per indicare con maggior precisione ognuna delle  suaccennate occorrenze; tento qui di sèguito  di elencare tali voci partenopee dandone, ove possibile,  l’etimo   ed il  preciso campo d’applicazione; cominciamo:
1 - allefrecaglia/arrefrecaglia  che nel significato di giro di parole ingegnoso e bizzarro, sono  ambedue ampliamento rafforzativo(ad+lefrecaglia=allefrecaglia/arrefrecaglia) di lefrecaglia  deverbale del basso latino *refragare = cavillare, sminuzzare etc.;
2 - ciaranfa che nel significato di discorso astruso e lambiccato, noiosamente ripetitivo trova il suo etimo in un adattamento popolare della voce ciaraffa che di per sé  (con provenienza dall’arabo giarif) indica una  moneta sonante,  ma di poco valore e semanticamente la cosa si spiega col fatto che come la moneta ciaraffa  è sonante,sí ma in realtà  di poco valore, cosí la ciaranfa  quale discorso astruso e lambiccato, noiosamente ripetitivo, produce solo rumore, ma non significante e quindi senza valore;
3 - ‘mbròglia  è una fantasticheria intrisa di parole eccedenti,  un pretesto lungamente... diluito di chiacchiere  tendenti al raggiro ed è quanto all’etimo un deverbale di ‘mbruglià= imbrogliare  che a sua volta è dal  fr. ant. brouiller 'mescolare, confondere',  deriv. di brou 'brodo'   e semanticamente si spiega essendo – come ò detto – la ‘mbroglia null’altro che una sequela di parole eccedenti, un pretesto di chiacchiere diluite tali quale un brodo;
4 - pagliettaría è precisamente il cavillo,  l’ espediente dialettico, la  trovata quasi sempre truffaldina, ma  ingegnosa, azioni che di per sé son tutte riconducibili al modo di agire  dei cosiddetti paglietta  voce singolare maschile che indica un avvocatucolo,un leguleio cavilloso, ma inesperto e spesso truffaldino; letteralmente la voce paglietta parrebbe  essere un diminutivo vezzeggiativo di paglia  e come tale femminile, mentre in realtà è – come ò detto-  voce singolare maschile (‘o paglietta) nei significati detti   ed è voce che al plurale  va scritta correttamente ‘e pagliette, mentre scritta con la geminazione iniziale: ‘e ppagliette torna ad esser femminile indicando i tipici cappelli di paglia, solitamente usati dagli uomini) e va letta con la geminazione iniziale della p; scritta però, come ò detto,  con la iniziale p scempia: ‘e pagliette, la medesima voce plurale di paglietta è  maschile e per chiaro  traslato o sineddoche indica appunto avvocatucoli, legulei cavillosi, ma inesperti quegli stessi cioè che ad inizio del 1900 usavano indossare a mo’ di divisa comune una paglietta (cappello di paglia (donde il nome, partendo da un lat. palea(m)) da uomo, con cupolino alto, in foggia di tamburo,  bordato di nastro di seta, ampia e piatta   tesa  rigida il tutto rigorosamente di colore nero per distinguersi da tutti gli altri uomini che erano soliti indossare, in ispecie nella bella stagione, pagliette di color chiaro; e con questa spiegazione penso d’aver fatto giustizia sommaria del parere di qualcuno (ma non ne ricordo il nome…né meriterebbe d’esser rammentato ) che fantasiosamente fa risalire  il termine paglietta inteso,  come riportato, quale avvocatucolo, leguleio cavilloso, ma inesperto e truffaldino all’ampia gorgiera rigida indossata sulle toghe dagli avvocati d’antan;  ora atteso che la gorgiera fu colletto plissettato ed  inamidato indossato da talune categorie di notabili in epoca cinquecentesca e seicentesca,e poi definitivamente  dismesso,  mentre il tipo  paglietta inteso avvocatucolo etc.  è figura del tardo ‘800 – principî ‘900, non vedo dove (se non presso un costumista tearale) un avvocatucolo del tardo ‘800 o dei primi del ‘900 avrebbe potuto reperire una gorgiera inamidata e plissettata da indossare sulla toga... né vedo  dove il medesimo soggetto avrebbe trovato il coraggio di indossarla; 
da paglietta  con aggiunta del suffisso di pertinenza ría  si è giunto a pagliettaría  voce che per sua fortuna è rimasta nell’àmbito della lingua napoletana e non è pervenuto in quello della lingua italiana dove è pur presente la voce paglietta  nel significato di avvocatucolo etc.; ò detto per sua fortuna poi che se la voce  pagliettaría  fosse  approdata nel dialetto di alighieri dante sarebbe stata certamente stravolta in pagliettería= azione o comportamento da paglietta  subendo lo stesso trattamento della voce partenopea fessaría che pervenuta nell’italiano divenne fessería assumendo una inesatta e chiusa e non etimologica al posto della esatta aperta a  forse nella sciocca convinzione che una vocale chiusa sia o fosse  piú consona di una vocale  aperta alla eleganza (?) della lingua nazionale; 
5 - raciàmmulo voce singolare  maschile usata per indicare  un giro di parole ingegnoso e bizzarro e fuorviante che miri a nascondere verità altrimenti palesi; etimologicamente è un derivato del tardo latino *racimulus,  diminutivo per il class. racímus; =gracimolo,ciascun rametto di un grappolo d'uva; piccolo grappolo d'uva; semanticamente si spiega col fatto che come il gracimolo si nasconde tra i pampini e copre a sua volta gli acini del grappolo, cosí il raciàmmulo tenta di non far apparire, nascondendole con giri di parole, talune verità altrimenti palesi;
6 -scazzella voce singolare  maschile (a malgrado della desinenza in a) usata esattamente per indicare non l’azione cavillosa, pretestuosa, capziosa quando non litigiosa, ma per indicare colui che agisca e si esprima  cavillosamente, pretestuosamente, capziosamente; in effetti la parola a margine (‘o scazzella) risulta essere etimologicamente una contrazione del termine scazzazella a sua volta formato dal verbo scazzà/scazzecà= schiacciare, scacciare,  sommuovere (da una base di lat. reg. s(intensivo) + capticare frequentativo di captiare= cacciare) + il sost. zella =tigna, debito, magagna, imbroglio (da un lat. reg. psilla(m)); va da sé che chi schiaccia, smuove i residui della tigna lo fa in maniera attenta, cavillosa, pretestuosa alla medesima maniera di chi tenti di schiacciare, scacciare,  sommuovere un debito o magagna;
7- tràstula sostantivo femm. sing. usato per indicare un generico trucco e/o inganno; in realtà  come deverbale di trastulià (che letteralmente è il porre in essere innocenti giochini o inganni da saltimbanchi) la voce a margine solo estensivamente indica  ogni altro inganno teso ad imbrogliare, raggirare etc; ad un superficiale esame potrebbe sembrare che il verbo napoletano trastulià donde la derivata tràstula  sia un adattamento del toscano trastullare; non è cosí però; è vero che ambedue i verbi, l’italiano ed il napoletano, partono da un comune latino transtum che fu in origine il banco cui erano assisi i rematori delle galee romane, per poi divenire i banchi su cui si esibivano  i saltimbanchi  con i loro trucchi ed inganni  detti in napoletano trastule e chi li eseguiva fu il trastulante  passato in seguito a definir semplicemente  l’imbroglione , ma mentre l’italiano trastullare  è usato nel ridotto significato di dilettare con giochini i bambini, il napoletano trastulià à il piú duro significato di mettere in atto trucchi ed inganni, e non per divertire i bambini, quanto per ledere gli adulti;
Giunti a questo punto rammenterò che tutte le voci che ò elencate furono usate negli scrittori partenopei (poeti, drammaturghi etc.) a far tempo dal 1400 con eccezione di quelle nate (ad. es. pagliettaría) in epoche successive. C’è una sola voce che non à trovato posto nei reperti letterarii, ma è rimasta a far tempo dal 1940 circa, nel parlato popolare ed ancora vi permane ben salda avendo soppiantato quasi tutte le voci elencate fin qui con le sole eccezioni di ‘mbroglia e tràstula; la voce è
8 - paraustiello voce singolare maschile nata in origine in senso positivo per significare esempio, spiegazione ma che  à finito per prendere il senso negativo di ragionamento caustico, capzioso, pretestuoso cavillo, metafora maliziosa e furbesca, appiglio gratuito, arbitrario, infondato, fittizio,   esempio, ma  ad usum delphini, argomentazione tortuosa etc. Quanto all’etimologia ancóra c’è qualcuno che sulla scorta del primo significato di esempio, spiegazione propende per l’iberico para usted (per voi)  quasi che con la parola paraustiello si volesse avvertire: tutto ciò che abbiamo detto è stato un esempio portato per voi. La cosa non convince soprattutto perché il paraustiello  fin quasi dal suo apparire non fu usato solo nel senso positivo  di esempio, spiegazione ma prese quasi súbito nell’uso del discorrere popolare (come ò detto) il senso negativo di ragionamento caustico, capzioso, metafora maliziosa e furbesca, appiglio gratuito, arbitrario, infondato, fittizio,argomentazione tortuosa e dunque mi pare corretto pensare per l’etimo di paraustiello  ad un adattamento del greco paràstasis  che vale giustappunto ragionamento, metafora, argomentazione.
raffaele bracale
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