lunedì 29 dicembre 2008

CAMERIERA, SERVA E DINTORNI.

CAMERIERA, SERVA E DINTORNI.


In lingua italiana prendeva (ora non piú sostituita com’è stata con una sciocca espressione come: collaboratrice familiare quasi che fossero cambiate le sue precipue occupazioni di lavoratrice dipendente) il nome di cameriera (con etimo dal provenz. camarier, che è dal lat. tardo cameraru(m) che diede dapprima il maschile cameriere poi femminilizzato in cameriera) chi è addetta alla pulizia delle camere o serve a tavola nelle case private;piú genericamente si parla di persona di servizio, o anche domestica,ugualmente prende il nome di cameriera chi è addetta agli stessi servizi in alberghi o ristoranti: cameriera di sala,: chi serve a tavola; cameriera al piano: chi riordina e pulisce le camere di un piano; sempre in lingua italiana vi fu poi un tempo il termine servo/a oggi ampiamente in disuso, che indicò chi svolgesse servizi generici, specialmente domestici,svolti in casa o all’esterno di essa alle dipendenze di privati; la voce femm. serva venne usata proprio riferita alla lavoratrice domestica, ma finí per assumere una valenza dispregiativa rispetto alla voci domestica o cameriera atteso che queste ultime furono riferite a quelle donne che prestassero la loro opera alle dipendenze di alberghi e/o ristoranti o famiglie della medio-alta borghesia, mentre con la voce serva e quasi nell’accezione etimologica del lat. serva(m)= schiava ci si riferí ( e spesso proprio da parte di domestiche e/o cameriere) alla prestatrice d’opera domestica in famiglie della piccola borghesia; nella antica lingua italiana (tardo XVII sec.) vi fu infine la voce fantesca (derivato di fante (s.f.= serva, domestica)) che indicò la generica donna di servizio o addetta ai lavori in casa in ispecie nella cucina o al servizio ai tavoli delle locande o bettole.
E passiamo alla lingua napoletana; le voci in epigrafe vengon rese in napoletano con le seguenti parole: cammarèra,criata, serva, vajassa, zambracca. Esaminiamole:
cammarèra e serva: per queste due parole non ci si discosta molto (sia per l’etimologia che per la semantica) dalle corrispondenti della lingua italiana cameriera e serva: la cammarèra(dal provenz. camarier con raddoppiamento espressivo della labiale m) svolge la propria opera in case della media alta borghesia se non della nobiltà, mentre con la parola serva ci si riferisce alla prestatrice d’opera domestica in famiglie della piccola borghesia o alla generica donna di servizio, addetta ai lavori in casa in ispecie nella cucina o al servizio ai tavoli delle locande o bettole: insomma quella che fu la fantesca del tardo XVII sec; talvolta in luogo di serva si usa un giro di parole pletorico: ‘a femmena ‘e servizio;
criata anche con questo termine, per altro abbondantemente desueto ci si riferisce alla prestatrice d’opera domestica in famiglie della piccola borghesia o alla generica donna di servizio, addetta ai lavori in casa in ispecie nella cucina o al servizio ai tavoli delle locande o bettole: insomma quella che fu la fantesca del tardo XVII sec.; quanto all’etimo la voce a margine è la femminilizzazione del maschile criato che è dall’iberico criado= servitore, famiglio, valletto; annoterò al proposito che anche nell’italiano antico con il medesimo etimo dallo spagnolo vi fu la voce creato=servo,valletto, famiglio ma non esistette la corrispondente creata: misteri della lingua italiana!
vajassa= serva di bassissimo conio, fantesca addetta alla pulizia in case malfamate; l’etimo è dall’arabo: baassa attraverso il francese bajasse da cui in italiano: bagascia= meretrice.
Scendendo ancòra d’un gradino incontriamo
zambracca= serva di infimo conio, fantesca addetta alla pulizia dei cessi. La voce a margine origina dall’addizione del suffisso dispregiativo acca (accia) con la parola zambra (che è dal francese chambre) in francese la voce chambre indicò dapprima una generica camera, poi uno stanzino ed infine il gabinetto di decenza.
Rammenterò infine che le ultime due voci vajassa e zambracca nell’inteso comune del parlato napoletano accanto ai significati indicati stanno anche per donna sudicia e disordinata, dal comportamento volgare, quando non addirittura donnaccia, baldracca cfr. l’espressione Sî ‘na vajassa d’ ‘o rre de Franza che letteralmente sta per : Sei una serva del re di Francia. L a frase è un’offesa gravissima che si può rivolgere ad una donna e con essa frase non solo si intende dare della puttana alla donna, ma accusarla anche di essere affetta dalla sifilide o lue .
Tale malattia è stata nei corso dei secoli chiamata dai napoletani mal francese, morbo gallico o celtico; i napoletani sostenevano che detto morbo era stato importato in Napoli dai soldati al seguito di Carlo VIII. Per converso il morbo era detto dai francesi mal napoletano poiché affermavano che il morbo era stato diffuso tra i soldati francesi di Carlo VIII dalle prostitute partenopee.
Raffaele Bracale

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