Fà zite e murticielle e battiseme bunarielle.
Letteralmente: fare(partecipare a)matrimoni e funerali e battesimi abbastanza buoni.cioè:profittare di ogni occasione, anche le meno opportune per tentare di lucrar provvidenze quali che siano;in particolare l’espressione in epigrafe si sostanzia nel
non mancare mai, anche se non espressamente invitati, a celebrazioni che comportino elargizioni di cibarie e libagioni, come accadeva temporibus illis quando la maggior parte delle cerimonie si svolgevano in casa, ed in primis il parroco o prete del rione non mancavano mai di rendersi presenti a battesimi o matrimoni, per presenziare alla tavolata che ne seguiva. La cosa valeva anche per i funerali (murticielle) giacché, dopo la sepoltura del defunto, i vicini erano soliti offrire ai parenti del defunto ed a coloro che avessero partecipato, a qualsiasi titolo, alla cerimonia funebre un pantagruelico pasto consolatorio ( detto cunzuòlo(cibo di conforto deverbale di cunzulà= consolare da un lat. volg. consolare per il class. consolari, comp. di cum 'con' e solari 'confortare' con il consueto ns→nz) spesso comportante, in luogo della vietatissima carne (inteso cibo grasso adatto alle festività e NON ai giorni di lutto) gustose portate di pesce fresco ritenuto - in quanto cibo di magro - piú consono ai momenti di dolore; il pranzo elargito si disse cunzuòlo, mentre le portate di pesce fresco che venivano ammannite si dissero cuónzolo derivato della voce a margine con dittongazione nella sillaba d’avvio e cambio d’accento;ne derivò che in prosieguo di tempo una congrua portata di pesce fresco venne detta cuónzolo ‘e pesce anche quando tale pesce fresco non servisse alla bisogna di confortare i perenti di un defunto;
zite di suo è il plurale del sostantivo femm. zita forma colleterale di un antico cita= ragazza da marito; la voce a margine è passata poi ad indicare i matrimoni e segnatamente i pranzi nozze dal nome dei cosí detti maccarune ‘e zite o semplicemente zite (sost. masch.) un formato di pasta lunga e doppia usata un tempo, sontuosamente condita, nei pranzi di nozze; da notare il doppio genere della voce a margine che al plurale (se inteso femminile) va scritto con la geminazione iniziale (‘e zzite= le ragazze), se inteso maschile va scritto in maniera scempia (‘e zite= i maccheroni);
murticielle = morticini e dunque estensivamente, per una sorta di sineddoche, i funerali; la voce a margine è, attraverso un suffisso ciello/cielle un diminutivo plurale di muorto che è un part. pass. dell’infinito murí che è da un lat. volg. *morire, per il class. mori; nella voce a margine è caduto il dittongo mobile uo che à lasciato la sola u come càpita sempre nelle parole derivate (vedi ad es.: piede→pedone; suono→sonare e non suonare come invece erroneamente è invalso nell’uso generale scritto ed orale etc. );
battiseme battesimi plurale del sost. masch. battisemo derivante da un lat. eccl. baptismu(m), dal gr. baptismós, propr. 'immersione';
bunarielle abbastanza buoni; aggettivo diminutivo ( vedi il suff. riello/rielle) plurale maschile di buono (che è dal lat. bonu(m)) con la caduta il dittongo mobile uo che à lasciato la sola u come càpita sempre nelle parole derivate(vedi ad es.: piede→pedone –suono→sonare etc.con la differenza che nel napoletano a cadere è la seconda vocale del dittongo, mentre in italiano, cade la prima ).
RaffaeleBracale
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