ONESTO – DISONESTO & DINTORNI
Questa volta la richiesta del mio consueto provocatore, l’amico N.C.(i consueti problemi di privatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) mi impegnerà piú a lungo poiché l’amico à posto sul terreno numerose voci con le corrispettive voci opposte e mi costringerà a dilungarmi. Per cui, bando alla ciance e cominciamo ad analizzare le voci dell’italiano cui seguiranno le corrispettive del napoletano:
onesto/a, agg.vo m.le o f.le
1 che agisce con rettitudine, con lealtà, con giustizia, astenendosi dal commettere il male: una persona onesta; gente onesta; essere, mantenersi onesto | faccia onesta, che esprime tale modo di agire | commerciante, negoziante onesto, che non inganna nella qualità della merce e chiede un prezzo equo ' donna, ragazza onesta, nell'uso tradizionale, donna, ragazza il cui comportamento sessuale è giudicato irreprensibile ' uno studioso onesto, coscienzioso, scrupoloso, anche se non geniale
2 conforme a principi morali giudicati validi; non ispirato a volontà d'ingannare; retto, giusto: pensieri, sentimenti, propositi onesti; avere intenzioni oneste; condurre una vita onesta | critica onesta, obiettiva, imparziale, non faziosa ' guadagno, prezzo onesto, proporzionato, non eccessivo
3 lecito, plausibile: richiesta, domanda onesta
4 (ant.) che à dignità e decoro; onorato;
5 (ant.) che esprime pudore, modestia;
come s.vo m.le
1 [f. -a] persona onesta: il premio degli onesti è la loro onestà
2 ciò che è onesto; onestà: il giusto e l'onesto; nei limiti dell'onesto | prov. : chi non si contenta dell'onesto, perde il manico ed il cesto, chi pretende guadagni illeciti, spesso perde tutto; voce derivata dal lat. ònestu(m) 'degno di onore, onorato', deriv. di ònos -oris 'onore'
retto/a agg.vo m.le o f.le
1 diritto: procedere in linea retta
2 (fig.ed è il caso che ci occupa) onesto, leale: un animo, un uomo retto; seguire la retta via, comportarsi onestamente
3 (fig.) esatto, corretto: la retta pronuncia di una parola
4 in geometria: angolo retto, quello di 90 gradi; parallelogrammo retto, rettangolo; prisma retto, in cui le facce laterali sono perpendicolari alle basi
5 casi retti, (gramm.) il nominativo e l'accusativo, contrapposti a tutti gli altri casi detti complessivamente obliqui
6 intestino retto, l'ultimo tratto dell'intestino crasso che si estende dal sigma allo sfintere anale; (muscoli) retti dell'addome, i due muscoli nastriformi che decorrono appaiati lungo la linea mediana della parte anteriore dell'addome; (muscoli) retti dell'occhio, quelli che consentono di muovere il globo oculare; (muscolo) retto interno, muscolo nastriforme della regione posteriore della coscia
come s. m.
1 ciò che è giusto, onesto
2 la faccia anteriore di un foglio, di una moneta; recto
3 (anat.) intestino retto; voce derivata dal lat. ríctu(m), part. pass. di regere 'dirigere, guidare';
integro/a, agg.vo m.le o f.le [superl. integerrimo]
1 completo, intero; intatto: un testo integro; conservare integre le proprie forze
2 (fig.ed è il caso che ci occupa) onesto, incorruttibile: uomo integro, donna integerrima
voce dal lat. integru(m), comp. di in- (distrattivo) e un deriv. di tangere 'toccare'; propr. 'non toccato, intatto'
virtuoso/a, agg.vo m.le o f.le
1 che si comporta e vive secondo virtú cioè con onestà: persona virtuosa
2 conforme a virtú: atto, comportamento virtuoso | (non com.) che stimola a seguire la virtú: esortazioni virtuose
3 che dimostra virtuosismo: artista, cantante virtuoso
4 (ant.) valoroso
5 (ant.) che à la capacità, la potenza di produrre un effetto; efficace: fu da Calandrin domandato dove queste pietre cosí virtuose si trovassero (BOCCACCIO Dec. VIII, 3)
come s. m. [f. -a]
1 persona virtuosa
2 artista o atleta che possiede eccezionali capacità tecniche: un virtuoso del violino; un virtuoso del pallone, un calciatore abilissimo
voce dal lat. tardo virtuosu(m), deriv. di virtus -utis; cfr. virtú
giusto/a, agg.vo m.le o f.le
1 che agisce secondo giustizia; equo, imparziale, che si comporta rettamente, onestamente: un uomo, un giudice giusto | giusto mezzo, la via intermedia tra gli estremi opposti
2 conforme a giustizia, che si fonda sulla giustizia; legittimo: una giusta richiesta; un'osservazione, una critica giusta; un giusto premio; combattere per una causa giusta | giusta causa, nel linguaggio amministrativo, ragione che rende lecito il recedere da un contratto: licenziamento per giusta causa | dirla giusta, (fam.) dire una cosa vera; a dirla giusta, per parlare con sincerità
3 adatto, appropriato, conveniente: trovare le parole giuste; arrivare al momento giusto | per antifrasi, sbagliato, inopportuno: sceglie sempre il momento giusto per parlare!
4 che non eccede né in piú né in meno rispetto a norme, tempi, misure previste; preciso, esatto: il cappello mi sta giusto; è l'ora giusta per un aperitivo; pagare un prezzo giusto; il calcolo è giusto; la minestra è giusta di sale ' statura giusta, che rientra nella media | prendere, trovare la via giusta, quella che conduce alla meta; (fig.) trovare una sistemazione o intraprendere un'attività conforme alle proprie aspirazioni, alle proprie capacità
5 (mus.) si dice di un intervallo quando non è eccedente o diminuito di un semitono: quinta giusta
come avv.
1 esattamente, precisamente: rispondere giusto |mirare e colpire giusto, nel segno (anche fig.)
2 per l'appunto, proprio: arrivare giusto in tempo (o, con ripetizione, giusto giusto in tempo); giusto voi stavo cercando! | in unione con appunto, con valore rafforzativo: «Dici a me?» «Giust'appunto!» | giusto!, per esprimere decisa approvazione: «Ò detto bene?» «Giusto!» | in usi iron.: «Allora, ti rivolgi a lui per quell’affare?» «Sí, giusto a lui!»
3 appena, soltanto: avrà giusto vent'anni; sono venuto giusto per non fare una brutta figura
come s. m. [f. -a]
1 persona giusta, che si comporta con rettitudine , con onestà: i giusti saranno premiati; dormire il sonno dei giusti, riposare per l'eternità, godere della pace eterna; anche, dormire con la coscienza tranquilla | nel linguaggio religioso, per antonomasia, il Cristo: Egli è il Giusto; e di tutti il delitto / il Signor sul suo capo versò (MANZONI La Passione)
2 ciò che è giusto, ciò che è dovuto secondo giustizia: il vero, il buono, il giusto; dare, pagare, ricevere il giusto; non pretendere piú del giusto; non sei nel giusto a parlare cosí; è giusto che tu insista
voce dal lat. iustu(m), deriv. di ius iuris 'diritto'
buono/a, agg.vo m.le o f.le [al sing. si tronca davanti a parola cominciante per vocale, semiconsonante, consonante scempia, muta + liquida, talora anche z o ps; compar. piú buono o migliore; superl. buonissimo o ottimo]
1 conforme al bene; onesto, moralmente positivo: buoni pensieri, sentimenti, principi; è buona norma, è bene, conviene; è buona cosa, è cosa ben fatta; opera buona, azione caritatevole | buona voglia, disposizione positiva, favorevole: accingersi a un lavoro di buona voglia | buona volontà, volontà di operare bene, di impegnarsi: essere pieno di buona volontà | andare a buon fine, concludersi positivamente
2 che à mitezza di cuore; mansueto, bonario: un uomo buono; un buon uomo, un sempliciotto; buono come il pane, buonissimo; tre volte buono, (iron.) sciocco; un buon diavolo, una brava persona | buona donna, (pop. per antifrasi), prostituta | alla buona, semplice, non ricercato (in funzione agg. o avv.): un pranzo alla buona; gente alla buona, che tratta familiarmente; lavoro fatto alla buona, in modo approssimativo, non rifinito
3 tranquillo, calmo; composto, silenzioso: il bambino è stato buono tutto il giorno; state buoni, ora!; sta' buono con le mani! | star buono buono, stare molto quieto o anche essere mogio
4 benevolo, affettuoso; gentile, cortese: sei sempre stato buono con me; tenersi buono qualcuno, trattarlo bene per conservarsene il favore, la benevolenza; buone parole, gentili e confortanti; buone maniere, comportamento educato; trattare, prendere qualcuno con le buone (maniere), con dolcezza e puntando sulla persuasione | far buona cera, buon viso a qualcuno, accoglierlo con evidente piacere; far buon viso a cattivo gioco, adattarsi con apparente facilità a una situazione sgradevole | guardare, vedere di buon occhio, essere favorevole a qualcuno o qualcosa | troppo buono!, espressione di cortesia in risposta a chi à usato una gentilezza | buon Dio!, espressione tipica delle preghiere, ma anche esclamazione che esprime impazienza, sconforto e sim.
5 di qualità, di valore; elegante: un buon lavoro; un buon voto; una buona recitazione; una buona stoffa; l'abito, il vestito buono, quello della festa; il salotto buono, quello riservato solo alle grandi occasioni | buon gusto, buongusto
6 rispettabile; ragguardevole: buon nome, buona fama, buona reputazione; un giovane di buona famiglia; di buona memoria, si dice di un defunto che à lasciato rimpianto di sé; il buon tempo andato o antico, quello che si rimpiange come migliore rispetto al presente; la buona società, i ceti piú elevati
7 detto di persona, abile, capace; detto di cosa, utile, efficace, efficiente: un buon medico; un buon pianista; un buon padre; un buon rimedio; una buona macchina; avere buona vista, buon udito, vedere, sentire bene; avere un buono stomaco (o lo stomaco buono), digerire bene; avere buona mano, essere abile; avere buona gamba, essere resistente nel camminare; avere buone braccia, essere un forte lavoratore | avere buon naso, fiuto, essere furbo e perspicace | avere buona memoria, ricordare bene | fare buona guardia, vigilare diligentemente | in buono stato, ben conservato | di buon passo, con passo svelto, deciso | di buzzo buono, di buona lena, con impegno, alacremente | una buona lama, (fig.) un valente spadaccino | una buona forchetta, (fig.) un gran mangiatore; anche, un buongustaio | una buona penna, (fig.) uno scrittore di qualità | una buona testa, (fig.) una persona intelligente | essere in buone mani, (fig.) essere affidato a persone avvedute e capaci | essere buon giudice, essere competente e imparziale | buon senso, buonsenso | buono a nulla, inetto, incapace | buono da buttar via, detto di cosa, ormai inutilizzabile; di persona, ormai inetto, improduttivo | essere, non essere buono di fare qualcosa, (region.) esserne capace: non son buono di contraddirla!, non ne ò il coraggio
8 che serve a un dato scopo; idoneo, conveniente: una buona idea; rimedio buono per la tosse; cogliere la buona occasione, il momento buono, la circostanza opportuna, favorevole
9 valido, autentico; fondato, consistente: il biglietto non è buono se non è timbrato; non è un buon motivo perché tu te ne vada; ò le mie buone ragioni; a buon diritto, giustamente | punto buono, valevole al gioco | denaro non buono, falso o fuori corso | sapere da buona fonte, da informatori degni di fede | far buono, dar buono, convalidare, accettare | palla buona, in vari sport (tennis, calcio ecc.), quella che non cade fuori dell'area stabilita | a ogni buon conto, in ogni caso, a ogni modo | questa è buona!, detto di una battuta, una trovata divertente; anche iron., di cosa incredibile, falsa
10 che procura sensazioni gradevoli: un buon sapore, un buon profumo; la buona tavola, la buona cucina; fare, lasciare la bocca buona, lasciare in bocca un sapore piacevole; (fig.) lasciare un buon ricordo
11 salutare, salubre (detto di tempo, clima): respirare aria buona; la buona stagione, il periodo estivo e primaverile
12 prospero, giovevole, vantaggioso, redditizio: buona salute; buona fortuna; un buon impiego; buon viaggio; buoni auspici; buoni affari; buon lavoro; buon prezzo; buon cliente ' essere, viaggiare, navigare in buone acque, (fig.) avere fortuna, spec. negli affari | buona stella, (fig.) sorte propizia | buona fine e buon principio, augurio di fine e inizio d'anno | a buon mercato, a prezzo basso e conveniente; (fig.) senza fatica, senza impegno: si è fatta una reputazione a buon mercato | avere buon gioco, nel gioco delle carte, avere una fortunata combinazione; (fig.) essere in una situazione favorevole | Dio ce la mandi buona!, si dice di fronte a una situazione pericolosa o difficile | buon pro ti (gli ecc.) faccia, torni a tuo (a suo ecc.) vantaggio (anche iron.) | buoni uffici, mediazioni, appoggi, raccomandazioni: à fatto carriera grazie ai buoni uffici del direttore
13 sereno, lieto: stare di buon animo, essere tranquillo, non preoccupato; fare qualcosa di buon grado, di buon animo, volentieri, gentilmente e con piacere; disporsi di buon animo, favorevolmente | essere in buona (disposizione), in una disposizione d'animo serena o di umore tranquillo; essere in buona con qualcuno, in rapporti amichevoli; tenere in buona qualcuno, tenerlo tranquillo o mantenerlo ben disposto | darsi al buon tempo, darsi ai divertimenti e all'allegria | buon umore, buonumore
14 con valore enfatico e rafforzativo: buon numero, notevole quantità; buona dose, dose considerevole, abbondante; in buona parte, in parte cospicua | di buon passo, velocemente | di buon'ora, di buon mattino, presto, di primo mattino | tre miglia buone, un'ora buona di strada, un po' piú di tre miglia, di un'ora di strada | finiscila una buona volta!, finiscila finalmente! | essere a buon punto, esser già avanti in un'impresa, in un lavoro | in unione con bello : questa è una minaccia bella e buona!, un'autentica minaccia
come s. m.
1 [f. -a] persona buona: i buoni lodava, e de' cattivi aveva compassione (MACHIAVELLI) | fare il buono, comportarsi bene, riferito spec. a bambini | un (o una) poco di buono, una persona poco raccomandabile | un buono (o una buona) a nulla, a niente, una persona inetta
2 [solo sing.] (lett., filos.) ciò che è buono, il bene: indagare il vero, il bello, il buono, la verità, la bellezza, il bene
3 [solo sing.] cosa buona, utile, valida: fare, dire qualcosa di buono; c'è del buono in questo scritto; aveva di buono che riconosceva i propri errori | buon per te, per lui ecc. , è una fortuna per te, per lui ecc. | ci volle del bello e del buono per convincerlo, occorsero fatica e pazienza | sapere di buono, emanare un odore gradevole
voce dal lat. bonu(m);
corretto/a, agg.vo m.le o f.le
1 privo di errori; formulato con esattezza, con proprietà: pronuncia corretta; stile corretto ed elegante
2 conforme alle regole dell'educazione, della convenienza: comportamento corretto; modi corretti | detto di persona,ed è l’accezione che ci occupa onesto, leale, educato: un commerciante, un avversario corretto
3 si dice di bevanda dal sapore modificato mediante aggiunta di altre sostanze: caffè corretto
la voce è il part. pass. di correggere che è dal lat. corrigere, comp. di cum 'con' e regere 'dirigere, guidare'
probo/a, agg.vo m.le o f.le
1 (lett.) onesto, retto, moralmente integro
2 (ant.) valoroso, prode
voce dal lat. probu(m);
irreprensibile agg.vo m.le e f.le
a cui non si può muovere nessuna riprensione, nessuna critica, nessun appunto; rigorosamente corretto: cittadino irreprensibile; vita, condotta irreprensibile; lavoro, interpretazione irreprensibile
voce dal lat. tardo irreprehensibile(m), comp. di in- (distrattivo) e reprehensibilis 'riprensibile';
e passiamo alle corrispondenti voci del napoletano:
justo/a oppure ghiusto/a agg.vo m.le o f.le . [ dal lat. iūstus, der. di ius iuris «diritto»]. – 1. a. Di persona, che osserva i principî della giustizia, che opera e giudica secondo giustizia: ommo justo ; judice j. cu tutte quante; fam., simmo juste!, invitando altri e sé stessi ad un giudizio obiettivo e imparziale: simmo juste!, nun poteva compurtarse meglio ‘e accussí. Per antonomasia, attributo della divinità: ‘O Pataterno è gghiusto; b. In senso religioso-morale, e per lo piú come s.vo m., chi vive o è vissuto rettamente, procedendo nella via del bene e seguendo i precetti della religione: ‘O Pataterno judeca ‘e juste e ‘e malamente (i reprobi);spisso patesce ‘o justo p’ ‘o peccatore (spesso patisce il g. per il peccatore); durmí ‘o suonno d’ ‘e juste(dormire il sonno dei g.), il riposo eterno (fig. durmí ‘o suonno d’ ‘o justo, (dormire il sonno del g., dormire profondamente e tranquillamente); pure ‘o justo cade sette vote ô juorno(anche il g. cade sette volte al giorno), frase proverbiale, adattamento del versetto biblico (Proverbi, 24, 16) Septies enim cadet iustus et resurget, impii autem corruent in malum «perché il giusto potrà cadere sette volte ma si rialzerà, mentre gli empî precipiteranno nel male» (riecheggiato anche nel Vangelo, da Luca 17,4 e con altro spirito da Matteo 18,21-22). 2. (fig.ed è il caso che ci occupa) onesto, leale; riferito a cosa: a. Che è conforme a giustizia, ossia, propriamente, a un diritto naturale o positivo; che è detto o fatto con giustizia: pronunciare una g. sentenza; dare un g. castigo, una g. pena; avere il g. premio, proporzionato al merito; fare le parti g., distribuire in parti uguali o in modo proporzionato al diritto di ciascuno; fare le cose g., essere imparziale. Che è fondato sulla giustizia: combattere una guerra g.; lottare per una g. causa. Con sign. particolare, nel linguaggio giur. e sindacale, g. causa, v. causa, n. 1 b. b. Legittimo, che à un motivo ragionevole: g. desiderio, g. risentimento, g. collera; essere infiammato di g. sdegno; acconsentire a una g. richiesta. c. Che à radici nel vero, che risponde a verità: hê ditto ‘na cosa justa!;. d. Che risponde perfettamente alle esigenze, allo scopo, o all’uso a cui è destinato; quindi adatto, appropriato, conveniente, opportuno:’o vestito me sta justo (l’abito mi sta g.); le scarpe, il cappello, i guanti mi sono g.; non trovo la parola g.; dare il g. rilievo a una cosa; questo mi pare il momento g. per agire; sei arrivato al punto giusto. e. Che è nella misura, nella quantità richiesta, che è appunto come deve essere, quindi normale, regolare e sim.: portare a g. cottura; assaggia se la minestra è g. di sale; ridurre alle g. proporzioni; pranzare, andare a letto all’ora g.; à l’età g. per prendere marito; persona di statura g. (o giusta di statura), di statura media; mi pare un prezzo g. (anche s. m., pretendere, pagare il g., il prezzo che una cosa realmente vale); nel linguaggio econ., g. prezzo, g. salario, indipendentemente da qualsiasi valutazione di carattere etico, quelli che risultano sul mercato dall’incontro della domanda e dell’offerta (in altro senso, con riferimento alle teorie dei canonisti e teologi medievali, g. prezzo, prezzo equo regolato dalla legge morale anziché da leggi di mercato, quello cioè destinato a permettere al venditore non di arricchirsi ma di continuare a vivere secondo il proprio rango sociale). f. Esatto, preciso: colpire nel punto g.; bilancia g., quella che dà una misura precisa; dare il peso g. (nella vendita); dimmi l’ora g.; ci vogliono tre ore giuste; e in diretta contrapp. a errato, sbagliato: il conto è g.; la soluzione del problema è g.; dare una g. interpretazione; questa mi pare la via g. (fig., la g. via, la via del bene, della rettitudine)
accunciato,adderezzato,agghiustato,apparato, sono quattro participii passati aggettivati che di per sé ànno un loro significato primo ben distinto; nell’ordine valgono sistemato, raddrizzato,aggiustato, approntato ma tutti per traslato ed ampliamento semantico valgono anche giusto, corretto e quindi onesto, retto; i verbi di origine sono nell’ordine: accuncià (dal lat. ad→ac + conciare (lat. volg. *comptiare, deriv. di comptus 'ornato, adorno', da comere 'mettere insieme');adderezzà (da ad +lat. volg. *directiare, deriv. di diríctus 'diritto') ; agghiustà( denominale di ad + ghiusto);apparà (dal lat. apparare 'preparare');
ammennato/a, agg.vo m.le o f.le letteralmente quale part. pass. del verbo riflessivo ammennarse vale buttatosi (innanzi per accusarsi di qualcosa), emendato, corretto e perciò retto, leale, giusto,;etimologicamente il verbo ammenà/arse deriva dal lat. tardo ad→am+ minare, propr. 'spingere innanzi gli animali con grida e percosse', deriv. di minae 'minacce' con raddoppiamento espressivo della consonante nasale dentale (n);
perzona’e core; locuzione nominale sia m.le che fem.le; letteralmente è persona di cuore id est: persona sincera, schietta, franca, leale, aperta, veritiera, verace e dunque onesta, fidata;
perzona s.vo f.le = persona, individuo, soggetto, essere della specie umana; voce dal lat. persona(m), in orig. 'maschera degli attori', poi 'personaggio, individuo';
core s.vo m.le di per sé l’organo muscolare cavo a forma di cono, situato nella parte mediana della cavità toracica, con l'apice rivolto a sinistra, centro motore dell'apparato circolatorio di uomini e bestie; qui l’organo è inteso come la sede degli affetti, dei sentimenti e delle emozioni; la parte più intima dell'animo, quei sentimenti su cui si fa leva affinché ci si comporti da individuo sincero, schietto, franco, leale, aperto, veritiero, verace e dunque onesto, fidato; voce dal nom. lat. cor – (cordis).
E cosí penso d’avere esaurito l’esame delle voci dal risvolto positivo; affrontiamo ora le corrispondenti voci sia dell’italiano che del napoletano dal significato negativo; abbiamo:
disonesto/a, agg.vo m.le o f.le
1 che manca di onestà, di probità, di rettitudine: un commerciante disonesto; un'azione disonesta
2 immorale, impudico, di cattivi costumi: donna, vita disonesta
3 (ant.) sconcio, sconveniente, brutto
4 (ant.) smisurato, smoderato
come s. m. [f. -a] persona disonesta
la voce è formata da dis+ onesto (cfr. antea) (il prefisso dis è dal lat. dis-, che si riduceva a di- davanti a consonante sonora, si assimilava davanti a f (come in differre, difficĭlis etc.), e in qualche caso si mutava in dir- (come in emĕre - dirimĕre)]. – Prefisso verbale e nominale che in molti vocaboli derivati dal latino o formati modernamente indica separazione (per es. disgiungere), dispersione (per es. discutere, che propr. significa «scuotere in diverse parti»), e piú spesso, come nel caso che ci occupa, rovescia il senso buono o positivo della parola a cui si prefigge (per es., onore - disonore; simile - dissimile; piacere – dispiacere onesto - disonesto). In molti casi il vocabolo nuovo si forma non per aggiunta, ma per sostituzione del prefisso (per es., accostare - discostare; assennato - dissennato). ◆ In moltissimi verbi, e nei loro derivati, il pref. dis- si alterna col più comune s- (cfr. ad es.: fortunato – sfortunato);
ingiusto/a, agg.vo m.le o f.le
1 che non si attiene alla giustizia, che agisce o giudica senza rispettare i principi della giustizia e dell'equità: giudice, arbitro ingiusto; provvedimento ingiusto; un padre ingiusto con i figli
2 contrario o non conforme a giustizia: sentenza, condanna, punizione ingiusta; un sospetto ingiusto, immotivato, privo di fondamento
come s. m.
1 persona ingiusta
2 ciò che è ingiusto; ingiustizia: distinguere il giusto dall'ingiusto
voce dal lat. iniustu(m), comp. di in- 'distrattivo o che rovescia il senso' e iustus 'giusto'
corrotto/a, agg.vo m.le o f.le
1 viziato moralmente, depravato; disonesto: costumi corrotti; funzionario corrotto
2 (non com.) guasto, marcio, imputridito | (fig.) alterato rispetto all'integrità, alla bellezza, alla purezza originaria: stile corrotto; lingua corrotta, imbastardita
si tratta del p.p. del verbo corrompere che è dal lat. corrumpere, comp. di cum 'con' e rumpere 'rompere, danneggiare'
malvagio/a, agg.vo m.le o f.le
1 cattivo, perfido, malefico, disonesto: un uomo, un carattere malvagio; azioni, parole malvagie
2 (fam.) pessimo: un tempo malvagio; quel film non è malvagio, è abbastanza bello
3 (lett.) pesante, difficile: la via è lunga e 'l cammino è malvagio (DANTE Inf. XXXIV, 95)
4 (ant.) falso: mettitor di malvagi dadi era solenne (BOCCACCIO Dec. I, 1)
come s.vo m.le [f. -a] persona perfida, crudele | il Malvagio, per antonomasia, il diavolo;
voce dal provenz. malvatz, che è dal lat. volg. *malifatiu(m) 'che à cattiva sorte', comp. di malum 'cattivo' e fatum 'destino'
traviato/a, agg.vo m.le o f.le che si è allontanato/a dalla retta via; corrotto/a: giovane traviata
si tratta del p.p. del verbo traviare che è denominale del s.vo via, col pref. tra- (prefisso di parole composte derivate dal latino o di formazione moderna, dal lat. trans- 'al di là, oltre; attraverso'; indica il passare oltre (tra-valicare) o attraverso qualcosa (tra-passare), il passare da un punto all'altro (tra-piantare) e, fig., da una condizione a un'altra (tra-mutare) o – come nel caso che ci occupa – allontanarsi da una direzione(tra-viare) ; può assumere valore attenuativo (tra-vedere) o denotare una situazione intermedia (tra-mortire). Con significato vicino a quello della preposizione tra, anche per influsso del lat. intra 'tra', vale 'in mezzo, tra diverse cose' (tramezzare, trascegliere) e in questo significato si alterna con fra- e intra- (fra-mezzare, intra-mezzare).
pervertito/a, agg.vo m.le o f.le
disonesto, degenerato, corrotto, traviato con maggior riferimento alla sfera sessuale;
si tratta del p.p. del verbo pervertire che è dal lat. pervertere 'sconvolgere, sovvertire, corrompere', comp. di per, che indica deviazione, e vertere 'volgere';
immorale, agg.vo m.le e f.le
1 che agisce in modo contrario alla morale, perciò in maniera disonesta: persona immorale
2 che offende la morale: libro, spettacolo immorale; contegno immorale
come s. m. e f. individuo immorale
è voce comp. di in-(distrattivo o che rovescia il senso) e morale, sul modello dell'ingl. immoral
venduto/a agg.voe s.vo m.le o f.le;
1 che è stato messo in vendita e comprato: un oggetto venduto a buon prezzo
2 che si è lasciato corrompere: un funzionario, un uomo politico venduto; un'intelligenza venduta
¶ s. m. (comm.) il venduto, la merce venduta: l'entità, il valore del venduto.;
si tratta del p.p. del verbo vendere che è dal lat. vendere, da vínum dare 'dare in vendita'.
E passiamo al napoletano dove abbiamo:
chiappo ‘e ‘mpiso,loc. agg.le m.le e solo m.le usata al f.le come chiappo ‘e ‘mpesa à un valore ironico e/o affettuoso/vezzegiativo Letteralmente: cappio da impiccato Si tratta di una sorta di metonimia con la quale si indica nel napoletano quel che in lingua toscana è il pendaglio da forca, il delinquente che meriterebbe di essere impiccato, l’avanzo di galera., ma anche piú tranquillamente, solamente una persona furba; è voce usata quasi esclusivamente nei confronti degli adulti; nei confronti di ragazzi o adolescenti, con accezione
piú bonaria se ne usa il diminutivo chiappillo. Etimologicamente chiappo = cappio è dal basso latino cap’lum forma sincopata di capulum= fune; ‘mpiso = impiccato, sospeso, persona furba ed è, quanto all’etimo, il part. pass. del verbo ‘mpennere che è da in + pendere = sospendere; normale il passaggio di nd a nn come ad es. in unda che dà onna.
fetente, agg.vo m.le e f.le si dice di persona abietta, spregevole, meschina, indegna, turpe, abominevole, disgustosa, immonda, oscena capace di qualsiasi slealtà. etimologicamente la voce è dal lat. foetente(m), part. pres. di foetíre 'puzzare'; l'uso fig. è essenzialmente napoletano, ma la voce è stata, nei medesimi significati, raccolta dalla lingua nazionale come altri numerose voci di origine partenopea.
malamente, agg.vo m.le e f.le ed anche avv.
(generico e di persona)cattivo/a,riprovevole, biasimevole, spregevole, ignobile, indegno/a, scortese, sgarbato/a, villano/a, maleducato/a, intrattabile, irascibile,incapace, inetto/a, inadeguato/a;
(di animali) selvatico, indocile;
(di bambino)indisciplinato/a,disobbediente, irrequieto/a, turbolento/a, birichino/a;(di prodotto)scadente;
(di gusto)grossolano, volgare;
(di prestazione)brutto, scadente;
(di salute)precaria, cagionevole;
(di fatto, notizia)brutto/a, doloroso/a, spiacevole;
(di situazione, scelta ecc.) pericoloso/a, sfavorevole, nocivo/a, dannoso/a;
(di cibo)disgustoso/a; guasto/a, deteriorato/a;
(del tempo)perturbato/a;
(di clima) malsano, insalubre; etimologicamente si tratta dell’uso aggettivale dell’averbio malamente nato dall’agglutinazione dell’agg.vo mala con il s.vo mente;
matèleco/a, agg.vo m.le o f.le
voce desueta che valse cattivo/a, malvagio/a, ma anche crudele, feroce, spietato/a, scellerato/a, empio/a, perverso/a, sadico/a, maligno/a; non semplicissima l’etimologia:
si ritenne un tempo che la voce derivasse dal riferimento ai matti, folli abitanti di Matélica,cittadina in provincia di Macerata, ma francamente è una spiegazione che poco convince stante l’evidente generalizzazione, non comprovabile, di un comportamento, e perché probabilmente ci si lasciò fuorviare da un’assonanza tra matto e Matélica; tralascio anche l’ ipotesi ugualmente non soddisfacente di Salvioni (linguista, Bellinzona 1858 †Milano 1920), che pensò ad un māt = morto e penso sia piú perseguibile l’idea di Ernesto Giammarco (linguista abruzzese) che lèsse in matèleco un lat. reg. *matelicu(m) derivato da mat(t)us = ubriaco, incrociato con matula = imbecille;
‘nfamo/a, agg.vo e s.vo m.le o f.le agg.
1 che à pessima fama, che merita il pubblico disprezzo per essersi macchiato di gravi colpe: ‘n’assassino ‘nfamone(un infame assassino) | che è fatto o detto con animo scellerato; ‘na ‘nfama malalengua che copre d'infamia: n’azziona ‘nfama(un'azione infame); ‘na ‘nfama malalengua (un'infame calunniatrice);
2 (scherz.) pessimo: ‘nu tiempo, ‘nu viaggio ‘nfamo(un tempo, un viaggio infame); , mal fatto,intollerabile: ‘na fatica ‘nfama)un lavoro infame ;
come s.vo m.le o f.le persona infame, scellerata
voce derivata dal lat. infame(m), comp. di in→’n distrattivo ed un deriv. di fama 'fama, buon nome'; propr. 'che à cattiva reputazione';
’nzisto/a, agg.vo m.le o f.le duro/a, maleducato/a, fastidioso/a prepotente, arrogante, tracotante, protervo/a, insolente, impudente, sfrontato/a; voce che non è un deverbale del lat. insistere, comp. di in→’n illativo e sistere 'stare', ma a mio avviso tenendo dietro ad un’idea del Rohlfs) etimologicamente è derivata direttamente dal s.vo antistes - itis→antistitem→(a)ntisti(tem)→’nzisto – ricavato da un lat. in-tendere= tendere verso ;
Sbertecellato/a, agg.vo m.le o f.le in primis guastato/a, sviato/a,fuorviato/a poi per estensione deteriorato/a, corrotto/a, degenerato/a, decaduto/a, scadente,ed infine anche impazzito/a, ammattito/a, infatuato/a; etimologicamentesi tratta del p.p. del verbo sbertecellà che è un denominale del lat.verticula=giuntura articolare; morfologicamente sbertecellà è stato ottenuto partendo da verticula con la consueta alternanza v→b (cfr. vocca/bocca – barca/varca) e protesi di una s distrattiva;
Sbiato/a, agg.vo m.le o f.le sinonimo del precedente: sviato, fuorviato, indirizzato al peggio, spinto su cattiva strada impazzito/a, ammattito/a; etimologicamente si tratta del p.p. del verbo sbeà/sbià = sviare che è un denominale del lat.via con protesi di una s distrattiva;
Sbruvugnato/a, agg.vo m.le o f.le lett. svergognato/a, umiliato/a, mortificato/a, scornato/a, screditato/a, denigrato/a, disonorato/a, ma anche smascherato/a sbugiardato/a e dunque deteriorato/a, corrotto/a,svilito/a, degenerato/a, decaduto/a, scadente; la voce è un p.p. del verbo sbruvugnà = svergognare/sbugiardare etc; morfologicamente sbruvugnà è stato ottenuto partendo da vergogna con la consueta alternanza v→b (cfr. vocca/bocca – barca/varca) e protesi di una s distrattiva e metatesi della sillaba iniziale per cui da sver si è passati a sber→sbre→sbru;
Schifuso/schifosa, agg.vo m.le o f.le 1 che fa schifo, riprovevole: ‘nu posto schifuso(un ambiente schifoso); ‘nu suggetto schifuso(un individuo schifoso);’na facenna schifosa ( una faccenda riprovevole | (iperb.) pessimo, bruttissimo, molto scadente:’na pellicula schifosa( un film schifoso)
2 (fam.) eccessivo, esagerato: tené ‘na furtuna schifosa(avere una fortuna eccessiva);
voce etimologicamente derivata (attraverso l’adozione del suff. m.le uso o di quello f.le osa: suffissi di aggettivi derivati dal latino o tratti da s.vi, dal lat. -osu(m)/-osa(m); indicano presenza, caratteristica, qualitàecc.(curaggiuso=coraggioso, perucchiuso=pidocchioso, schifuso=schifoso).quale denominale da schifo che è dal fr. ant. eschif, deriv. del francone skiuhjan 'aver riguardo';
Smazzato/a,- smazzatiéllo/smazzatèlla s.vi ed agg.vi m.le o f.le in primis monello/a malizioso/a, poi furbo/a, lazzaroncello/a,sbarazzino/a, ma anche maleducato/a, fastidioso/a prepotente, arrogante, tracotante, protervo/a, insolente, impudente, sfrontato/a; etimologicamente smazzatiéllo/smazzatèlla sono un furbesco diminutivo (cfr. i suff. i +éllo - ella) dell’ agg.vo gergale smazzato/a (=fortunato/a, sodomizzato/a e poi malizioso/a, furbo/a, lazzaroncello/a,sbarazzino/a, maleducato/a, ), che quale p.p. del verbo smazzà = rompere il sedere, deriva dal sostantivo mazzo (culo, fondoschiena dal lat. matea= intestino).
Sputtanato/a, agg.vo m.le o f.le in primis infamato/a, disonorato/a e poi traviato/a, pervertito/a, immorale;semanticamente l’agg.vo in esame equivale a messo/a nelle medesime condizioni di una puttana ed etimologicamente trae appunto attraverso la protesi di una s intensiva dal s.vo puttana (parola etimologicamente d’origine latino-barbarica: putana c è da puta= fanciulla, ma ci è pervenuta con l’aggiunta di una desinenza (na) rispondente alla declinazione debole dei tedeschi; è parola che oggi à un senso dispregiativo che però in origine non ebbe (infatti puttana valse dapprima ragazza e poi meretrice),ed è pervenuta nelle lingue regionali italiane e da queste al toscano illustre per il tramite del francese putain e dell’antico spagnolo putaña.) sostantivo
che diede il verbo sputtanare=infamare,disonorare,traviare etc. di cui sputtanato/a, è il p.p.
Scurrutto/scurrotta, agg.vo m.le o f.le [part. pass. di scurrompere; dal lat. s(intensiva) +corruptus, part. pass. di corrumpĕre]. – Guasto, alterato, contaminato; piú comunemente in senso figurato, depravato, immorale:
Vescazzuso/vescazzosa agg.vo m.le o f.le antico e desueto in primis disonesto/a, sleale,imbroglione/a, truffaldino/a, frodatore/trice, baro; semanticamente ed etimologicamente è da collegarsi al s.vo del lat.medievale biscatĭa= locale nel quale si gioca d'azzardo; a biscatĭa dopo il consueto v→b/b→v (cfr. vocca/bocca – barca/varca), si sono aggiunti alternativamente i suffissi uso o osa suffissi, come ò già détto e per comodità qui reitero di aggettivi derivati dal latino o tratti da s.vi, dal lat. -osu(m)/-osa(m); indicano presenza, caratteristica, qualitàecc.(curaggiuso=coraggioso, perucchiuso=pidocchioso, schifuso=schifoso): nel caso che ci occupa vescazzuso/vescazzosa = adusi alla bisca e quindi alla frode.
E qui faccio punto fermo e mi dico soddisfatto e convito d’aver adeguatamente risposto alla provocazione dell’amico N.C. interessando forse anche qualche altro dei miei ventiquattro lettori.Satis est.
Raffaele Bracale
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