giovedì 19 agosto 2010

ZEFFUNNO & DINTORNI

ZEFFUNNO & DINTORNI
Eccoci a dire di una antica (cfr. i vocabolaristi Andreoli e P.P.Volpe) parola partenopea: zeffunno usatissima un tempo ed ancóra in uso, sia pure in una tipica espressione che poi illustrerò, nel parlato partenopeo, parola che se usata direttamente quale sost. masch. traduce le voci italiane: rovina, abisso, baratro e che invece se usata accompagnata ad un verbo, in funzione quasi modale, preceduta dalla preposizione a ( a zzeffunno ) acquista differenti significati o particolari sfumature degli originarî significati che qui di sèguito vedremo.
Come ò detto, in primis la voce zeffunno (in origine usata come sinonimo di prufunno) valse le voci italiane: rovina, abisso, baratro ed etimologicamente risultò un deverbale del tardo latino *subfunnare→suffunnare (precipitare, subissare) per il class. sub-fundere , mentre la voce prufunno dal lat. profundu(m), comp. di pro- 'davanti' e fundus 'fondo'; propr. 'che à il fondo innanzi, piú in là'(con chiusura della sillaba lunga d’avvio ō→u e consueta assimilazione progressiva nd→nn) valse le voci italiane: orrido,precipizio e segnatamente usata al plurale (e con l’aggiunta dello specificativo ‘e casa (‘e) riavulo)= l’inferno ( ‘e prufunne ‘e casa riavulo= l’inferno); di talché passata la voce prufunno/e ad indicare una cosa cosí brutta da incutere paura al solo nominarla (inferno) , si smise di usarla come sinonimo di zeffunno che sebbene avesse accezione negativa, non raggiungeva mai quella spaventosa relativa all’inferno!
E passiamo all’uso… modale di a zzeffunno.
- Mannà a zzeffunno= mandare in rovina, ridurre taluno in miseria; il verbo mannà= mandare cosí come l’italiano è dal lat. mandare 'affidare, ordinare', ricondotto a (in) man(um) dare 'dare in mano'; nella voce napoletana si noti la consueta assimilazione progressiva nd→nn. Come si evince dalla traduzione in italiano,nell’espressione a margine la voce zeffuno mantiene l’originario significato di rovina , ma acquista anche quello estensivo e totalizzante di miseria; all’incirca le medesime accezioni di zeffunno si ritrovano nell’espressione:
-Jí a zzeffunno = andare in rovina, precipitare in miseria
espressione usata a Napoli, solitamente per riferirsi a chi per i piú svariati motivi quasi sempre da addebitare a sue colpe, abbia dilapidato ingenti patrimonî quasi mai acquisiti con il lavoro e piú spesso ricevuti in eredità.
Dell’ infinito del verbo jí = andare (derivato del lat. ire) ò già detto numerose volte per cui qui mi limito a sottolineare che graficamente esso va reso jí e non í o i’ (come pure erroneamente qualcuno fa…), in quanto esso infinito jí è il solo modo corretto di riprodurre in un unico comprensivo modo anche l’infinito ghí altra forma del verbo andare in napoletano, forma con rafforzamento consonantico che si ritrova ad es. nell’espressione a gghí a gghí = a tempo a tempo ed in talune voci della coniugazione dell’infinito jí come ghiammo per jammo – ghiate per jate – ghienno per jenno etc.
- chiovere a zzeffunno = piovere a profusione, copiosamente in maniera esorbitante; in questo caso ( che è poi quasi l’unico nel quale oggi venga usata l’espressione a zzeffunno…) la voce zeffunno si riallaccia quasi al suo verbo d’origine *suffunnare= cadere in profondità o in abbondanza, per significare appunto che si tratta solamente di una pioggia estremamente copiosa, anche se non è errato sospettare che nell’espressione chiovere a zzeffunno non sia estranea l’idea che una pioggia tanto copiosa possa determinare problemi al manto stradale fino a procurare sprofondamenti e/o gravi dissesti del suolo.
l’infinito chiovere= piovere è un derivato del tardo lat. Lat. plovere, per il class. pluere con il tipico passaggio di pl a chi come è in chiú che è da plus o in chiazza da platea etc.
In chiusura mi permetto un piccolo passo all’indietro per tornare al sostantivo di partenza e ricordare che cosí come affermò il Puoti a Napoli con la voce zeffunno si intese oltre che rovina, abisso, baratro etc. ( cfr. Galiani) anche grande quantità, enorme massa come fu nell’espressione Viato a isso, tène ‘nu zeffunno ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ) o nell’espressione: Tiene mente, so’ cadute ‘nu zeffunno ‘e prete! = (Guarda, è precipitata un’enorme massa di pietre!).
Per amor di completezza dirò però che oggi la frase Viato a isso, tène ‘nu zeffunno ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ), si renderebbe con un piú moderno ed usato Viato a isso, tène ‘nu tummolo ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ), oppure con un Viato a isso, tène ‘nu cuofano ‘e denare!= (Beato lui, à una gran quantità di danaro! ) dove la voce tummolo estensivamente = gran quantità, ma letteralmente sta per tomolo : misura di capacità per gli aridi che era tipica dell'Italia meridionale; nel Napoletano equivaleva a 55,5 litri, in Sicilia a 27,5 litri l’etimo della voce tummulo è Dall'ar. thumn; propr. 'un ottavo', mentre il termine cuofano estensivamente = gran quantità, letteralmente sta per cofano: cassa munita di coperchio; forziere con etimo dal tardo lat. cophinu(m) 'cesta', dal gr. kóphinos con tipica dittongazione ŏ→uo nella sillaba tonica d’avvio ed apertura della sillaba atona fi→fa.
raffaele bracale

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