mercoledì 11 agosto 2010

GAGLIOFFO & DINTORNI

GAGLIOFFO & DINTORNI
Questa volta tengo dietro ad una richiesta dell’amico P.G. (al solito, motivi di privatezza mi impongono di non riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto, se possibile, di ampliare con l’illustrazione di altre voci prossime simili, affini, analoghe a quelle che illustrai su sua richiesta quando parlai di briccone e dintorni; mi occuperò per contentarlo delle voci italiane in epigrafe, di altri eventuali sinonimi, voci collegate e delle corrispondenti voci del napoletano, cominciando però con il dire che stricto sensu le voci gaglioffo, inetto, cialtrone non sarebbero sinonimi di canaglia, farabutto, birbante, briccone, disonesto, ma lo son diventate nel parlato comune e perciò mi son deciso ad accostarle.Tanto precisato entriamo in medias res parlando di gaglioffo/a agg.vo e s.vo m.le o f.le
1 si dice di persona inetta, incapace, buona a nulla; anche, di chi (ed è il caso che ci occupa) è un furfante, un manigoldo
2 (ant.) miserabile, pezzente. Non facilissima la scelta dell’etimologia della voce in esame; messi da parte i soliti che si trincerano dietro un etimo sconosciuto (cosa che come è noto, mi procura attacci d’orticaria) e messe ugualmente da parte l’idea di chi sospetta un incrocio tra gagliardo e goffo incrocio che semanticamente è un inconferente ossimoro, ugualmente è – a mio avviso - da metter da parte l’idea di chi pensò al vallone galoufo = divoratore, che semanticamente non è riconducibile ai significati di miserabile, pezzente inetto e buono a nulla, non rimane (tenendo presente che nei significati di miserabile, pezzente, la voce in esame è antichissima),si potrebbe anche risalire, per sineddoche, al lat. galli-offa= boccone del gallo che fu l’elemosina offerta dai monasteri ai pellegrini francesi che andavano a S. Iacopo di Galizia, ma trovo molto piú convincente l’idea che il s.vo/agg.vo italiano gaglioffo sia stato marcato sul napoletano galluffo (pollastro castrato incapace di ingallare le uova, per cui inetto, inidoneo, inadatto, disadatto, inabile, inadeguato aggettivazioni che si attagliano a puntino al termine gaglioffo;) etimologicamente a sua volta galluffo è riconducibile con il Rohlfs al lat. gaiufus = persona di malaffare;
inetto/a agg.vo e s.vo m.le o f.le
1 privo di attitudine per un determinato compito: essere inetto al comando, alle armi
2 inabile, incapace nel proprio mestiere, nella propria professione: un impiegato inetto | che vale poco o nulla, che manca di qualsiasi capacità; dappoco: un individuo inetto | prole inetta, i piccoli degli uccelli che, appena usciti dall'uovo, non sono in grado di nutrirsi da soli
3 (lett.) sciocco, inopportuno e per ampiamento semantico talora anche briccone, birbone, mascalzone, malandrino,: domande inette – comportamento inetto
come s.vo persona priva di qualsiasi capacità, buona a nulla; etimologicamente la voce è un derivato del lat. ineptu(m), comp. di in- 'in distrattivo' e un deriv. di aptus 'adatto';
cialtrone agg.vo e s.vo m.le o f.le chi/che è volgare e spregevole, arrogante e poco serio, trasandato nell’operare, privo di serietà e correttezza nei rapporti personali, o che manca di parola nei rapporti di lavoro.
come s.vo 1 persona volgare, vile, abietta, manigolda, malandrina, lazzarona,
2 persona sciatta, trasandata, che non à voglia di lavorare.
Anche per l’etimologia di questa voce non v’è identità di vedute; qualcuno ipotizza (ma a mio avviso poco correttamente perché semanticamente cialtrone non è riconducibile a chiacchierone) che sia un derivato di ciarlare; sulla medesima lunghezza d’onde è il D.E.I. che incorre nel medesimo quiproquò semantico ed ipotizza (erroneamente!) una derivazione per dissimilazione parziale da un *ciantrone→cialtrone = ciantro, cantore; trovo perciò attesi i significati illustrati, che la voce sia un adattamento di *gialdrone – *geldrone dal provenzale geldra =truppa di soldati appiedati dunque sporchi, lerci, abietti ed accattoni aggettivazioni che ripetono quelli relativi a persona volgare, vile, abietta, manigolda, malandrina, lazzarona;
canaglia s.vo m.le e f.le talora aggettivato
1 malvagio, astuto, birbante |
2 (lett.come s.vo ) gente spregevole, marmaglia;
etimologicamente è voce denominale di cane (lat. cane(m)) addizionato del suffisso aglia (suffisso che deriva dal lat. -alia, neutro pl., e forma sostantivi che ànno valore collettivo, spesso spregiativo (boscaglia, muraglia; ferraglia);

farabutto/a s.vo m.le o f.le talora aggettivato
persona senza scrupoli, capace di qualsiasi slealtà; mascalzone, spietato, scellerato, empio, perverso, sadico, maligno;la voce a margine etimologicamente risulta essere un adattamento del napoletano frabbutto= canaglia, briccone, furfante; frabbutto a sua volta è dal ted. freibeuter 'predone' ' filibustiere', che è dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino';

birbante, s.vo m.le raramente anche f.le, talora aggettivato
1 uomo/donna poco onesto/a e molto astuto/a; furfante
2 (scherz.) ragazzo/a vivace e un po' scapestrato/a; etimologicamte è voce ricavata attraverso l’adozione del suff. ante (che di per sé è il suffisso del participio presente dei verbi in -are, che spesso à valore di aggettivo o sostantivo) dal s.vo birba = 'accattone, vagabondo, briccone'che è dal fr. bribe 'tozzo di pane dato per elemosina', quindi di pertinenza dell’ accattone,del mendico, questuante
pezzente, miserabile, barbone etc.;
disonesto/a agg.vo e s.vo m.le o f.le
1 che manca di onestà, di probità, di rettitudine: un commerciante disonesto; un'azione disonesta
2 immorale, impudico, di cattivi costumi: donna, vita disonesta
3 (ant.) sconcio, sconveniente, brutto
4 (ant.) smisurato, smoderato
come s.vo persona disonesta; la voce è ricavata etimologicamente dall’agg.vo onesto (dal lat. honestu(m) 'degno di onore, onorato', deriv. di honos -oris 'onore') attraverso la protesi distrattiva di dis (o di- (davanti a consonante sonora), prefisso che continua il lat. dis-, ed è presente in parole composte derivate dal latino o di formazione moderna; indica per lo piú contrasto, negazione, opposizione (discontinuità, disonesto), dispersione (distribuire, disperdere), separazione (distogliere, divaricare), ma può anche avere valore intensivo (dissimulare); nella terminologia scientifico-tecnica può indicare processo inverso (disassorbimento, disgelare).
E veniamo ora alle voci del napoletano che rendono quelle dell’italiano:
bazzariota, bazzariota svo.m.le spesso usato come agg.vom.le e solo m.le voce antica e desueta che in origine indicò un rivenditore girovago, un treccone cioè un venditore al minuto di generi alimentari (spec. verdure,legumi, uova, pollame ecc.); rivendugliolo cioè chi rivende al minuto, per lo piú cibo o merci di poco conto, in baracche o con carrettini, | (spreg.) venditore disonesto; poi per ampliamento semantico indicò il perdigiorno, il briccone, il giovinastro sfaccendato (detto alibi icasticamente stracquachiazze e cioè propriamente il bighellone aduso ad un cosí lungo, continuo, ma inconferente girovagare tale da addirittura consumare, stancar le piazze; di per sé il verbo stracquà che forma la voce stracquachiazze unito con il sostantivo chiazze plurale di chiazza (=piazza dal latino platea) indicherebbe lo spiovere, il venir meno della pioggia, ma nel caso di stracquachiazze estensivamente sta per il venir meno… delle forze o della consistenza strutturale delle ipotetiche piazze calpestate, senza tregua dal perdigiorno o dal bazzariota di turno;
quanto all’etimo bazzariota deriva dall’arabo bazàr=mercato attraverso un greco mod. bazariotes o pazariotes= mercante, negoziante;

chiachiéllo agg.vo e sost. m.le e solo m.le voce quasi desueta che indicò in primis un uomo di bassa statura e poi per estensione semantica lo sciocco credulone, il babbeo di nessuna personalità, il mancator di parola, il bonaccione, il banderuola aduso a mutar continuamente parere ed intenti e pertanto un essere inetto,spregevole, persona di scarsa serietà; quanto all’etimo si può supporre una base lat. cloac(u)la + il suff.masch. iello oppure, ma meno probabilmente,
da collegarsi al greco kophòs=babbeo voce che però già diede il seguente chiafèo morfologicamente piú rispondente alla derivazione dalla voce greca ;
chiafèo/a agg.vo e s.vo m.le o f.le antichissima voce, quasi desueta che indica lo/la sciocco/a, il/la grullo/a, il/la melenso/a, l’incapace poi anche il furfante, il manigoldo
etimologicamente da collegarsi al greco kophòs = babbeo, attreverso l’aggettivo kophàîos;
frabbutto, s.vo usato spesso anche come agg.vo m.le e solo m.le; il f.le frabbutta non è attestato, nè usato
mascalzone, persona capace delle peggiori azioni, canaglia, furfante, farabutto, delinquente, filibustiere, manigoldo, malandrino, lazzarone, lestofante. la voce napoletana a margine che come ò già détto à generato l’italiano farabutto
etimologicamente – ripeto - è dal ted. freibeuter 'predone' ' filibustiere', che è dall'ol. vrijbuiter, comp. di vrij 'libero' e buit 'bottino';
fogliamolla agg.vo spesso sostantivato m.le e f.le;
non ci si lasci ingannare dalla desinenza femminile: la parola è un aggettivo sostantivato invariabile e lo si riferisce, senza alcuna variazione desinenziale, sia all’uomo che alla donna: ‘nu fogliamolla o ‘na fogliamolla nel significato di persona sciocca, neghittosa, gaglioffa, inetta, buona a nulla nonché molle tal quale la tenera foglia da cui deriva ed a cui è rassomigliata ; etimologicamente è voce del tardo latino: folia + molle(m);

fuceto/a agg.vo e sost. m.le o f.le antichissima voce, quasi desueta che indica l’impotente, il floscio, il vacuo e dunque lo/la sciocco/a,il/la grullo/a,il/la melenso/a,l’incapace,l’inetto/a; etimologicamente da collegarsi ad un tardo lat. fúngidu(m)= fungoso che semanticamente spiega il floscio, il vacuo tipico della vescia (fungo biancastro di forma globosa) normale il passaggio della dentale d a t in sillaba finale di parola sdrucciola (cfr. fòmeto = caldo da fúmidu(m), fràceto =fradicio da fràcidu(m),úmmeto= umido da umidu(m);
piezzo ‘e catapiezzo, locuzione agg.le m.le;
al f.le si registra un adattamento in piezzo ‘e catapuzza e ne chiarirò la portata; letteralmente pezzo di granpezzo; locuzione usata nel parlato popolare nel significato di ribaldo/a, briccone/a canaglia, delinquente
e per altro assente negli scritti,con le eccezioni di Basile e Sarnelli, e quelle di antichi dizionarii: D’Ambra,Andreoli etc. ) come s.vo m.le nel significato di ribaldo, briccone, birbonaccio; la voce piezzo= pezzo (adattamento al maschile del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica di per sé, a malgrado indichi una (piccola) parte di qualcosa non à valenze negative, anzi riferito a persona lo si usa per sottolinearne la robustezza fisica, l'avvenenza: ‘nu piezzo d'ommo; che bellu piezzo ‘e guagliona |’nu piezzo grosso, (fig.) persona importante, influente; il significato negativo viene assunto se piezzo è usato in espressioni di insulto quali vi’ che piezzo ‘e ciuccio!, piezzo ‘e bbaccalà! o ancóra nell’espressione qui a margine piezzo ‘e catapiezzo espressione dove catapiezzo è usato quale iterativo, peggiorativo della voce piezzo attraverso il prefisso rafforzativo katà; rammento a questo punto una particolarità e cioè che vòlta al femminile l’espressione a margine non suona (come invece ci si attenderebbe) pezza ‘e catapezza, (dove catapezza verrebbe ad essere l’iterativo, peggiorativo della voce pezza), ma suona piezzo ‘e catapuzza espressione nella quale il masch. piezzo è usato con una licenza grammaticale, in funzione femminile e l’attesa voce catapezza viene trasformata in catapuzza con un evidente bisticcio tra due diversi termini: catapezza e catapuzza dei quali catapuzza con palese derivazione da lat. tardo cataputia che è da un gr. *katapytía, da pytía 'coagulo') indica un’ erba delle Euforbiacee con proprietà emetiche e purganti; a conclusione di tutto ciò, ricordo che comunque piezzo ‘e catapiezzo e piezzo ‘e catapuzza non vengono usati in senso palesemente dispregiativo o offensivo, ma sempre in funzione scherzosa ed eufemistica;
Scauzone a.vo e s.vo m.le e solo m.le; non è attestata scauzona; persona priva di calze e scarpe, male in arnese,vile per modo di vestire ed incedere, cialtrona e per estensione persona capace di azioni spregevoli o disoneste, cattivo soggetto, essere malvagio, senza scrupoli proclive ad ogni nefandezza; la voce risulta essere un accrescitivo (cfr. il suff. one) in funzione dispregiativa di scauzo =scalzo che è contrazione di scalz(at)o; scauzo è dal lat. excalcèatu(m) p. p. del lat. excalceare, comp. di ex- 'via da' e calceare 'mettere le calzature', deriv. di calceus 'scarpa'; normale nel napoletano il passaggio del lat al ad au (cfr. altus→auto→àvuto→àveto= alto alter→àuto→ato= altro).


spogliampise s.vo e talora a.vo m.le e f.le
letteralmente chi spoglia(va) degli abiti gli impiccati, oppure li depreda(va) degli ultimi averi, svuotando loro le tasche o ne compra(va) gli abiti dal boia; estensivamente in seguito il termine indicò colui che rivendesse abiti usati e per traslato la voce fu usata quale sinonimo di miserabile, spregevole, abietto, meschino, in quanto semanticamente tali aggettivazioni ben si attagliano sia a chi si dedicasse alla spoliazione e/o depredazione (in tutti i sensi) degli impiccati,
sia a chi rivendesse abiti usati, probabilmente sotratti ad impiccati. Etimologicamente la voce è formata dall’unione di spoglia + il s.vo ‘mpise ; la voce verbale spoglia è la 3° p. sg. ind. pr. dell’infinito spuglià (dal lat. spoliare, deriv. di spolium 'spoglia') =spogliare; ‘mpise è il pl. di ‘mpiso = appeso, impiccato (p.p. sostantivato di ‘mpennere = appendere impiccare che è dal lat. in→impendere 'pesare', poi ''sospendere' ', comp. di in→’m e pendere 'sospendere';

schiappa s.vo m.le e f.le persona inetta, incapace (nel lavoro, nello sport, nel gioco ecc.); etimologicamente deverbale di un ant. schiappare 'spaccare legna', forse di origine onom.che diede sceppalegna/scippalegna= 'taglialegna', poi 'uomo rozzo, inetto';
sciacqualattuca agg.vo e sost. m e f. letteralmente guattero di cucina addetto alla lavatura delle verdure e dunque persona da poco, incapace, inetto, di nessun conto; etimologicamente voce formata dall’agglutinamento della voce verbale sciacqua (3° p. sg. ind. pres. dell’infinito sciacquare= lavare sommariamente o rilavare dal lat. tardo exaquare, deriv. di aqua 'acqua') + il sostantivo lattuca che in italiano è lattuga = pianta erbacea coltivata negli orti, le cui foglie larghe e tenere si mangiano in insalata; la voce napoletana, come la corrispondete italiana deriva dal lat. lactuca(m), deriv. di lac- lactis 'latte', per il liquido lattiginoso che secerne;da notare come la lattuca napoletana conservi l'occlusiva velare sorda c originaria del latino, mentre l’italiano à optato per l'occlusiva velare sonora g e non se ne comprendono i motivi;
sciaddeo/a –sciardeo/a agg.vo e s.vo m.le o f.le esattamente lo/la sciocco/a, l’incapace buono/a a nulla ; rammenterò qui che sciaddeo/a -sciardeo/a son la medesima parola: nella seconda si è verificato il fenomeno del parlato popolare d’origine osco-mediterranea di rotacizzare la prima d, ma la parola è la stessa; per quanto riguarda l’ etimologia di sciaddeo escludo a priori che la si debba riferire al nome dell’apostolo Giuda Taddeo che con sciaddeo à solo una tenua assonanza, non risultando da nessuna sacra scrittura (vangeli – atti degli apostoli – lettere etc.) che il suddetto Giuda Taddeo fosse uno sprovveduto o un incapace, e propendo per il verbo greco skedao= comportarsi da sbandato e/o sprovveduto; ancora ricorderò che dal femm. di sciardeo,cioè da sciardea si trasse il diminutivo sciardella nel significato di donna inetta, di casalinga incapace di fare i donneschi lavori di casa con attenzione e secondo i crismi dovuti; a Napoli è 'na sciardella la casalinga che lavi le stoviglie, facendosele scappare di mano e rompendole, che lavi i pavimenti con poca acqua, che spolveri superficialmente, che riponga gli abiti in modo raffazzonato, cosí che riprendendoli uno li trovi stazzonati e gualciti al punto di non poterli indossare, una donna insomma inetta ed inaffidabile, una sbadata patentata.
Esiste anche un peggiorativo del termine ed è sciuazza, peraltro addolcimento – attraverso l’epentesi di una efelchistica u – di un’originaria sciazza (che è dal latino ex-apta=inadatta)inteso troppo duro o volgare.
Scatamellato/a agg.vo m.le o f.le voce desueta, ma icastica smidollato/a (fig.) privo di energie, snervato; debole, fiacco di carattere, privo di forza morale e dunque spregevole, abietto, meschino, ignobile; etimologicamente p.p. del verbo scatamellà= cavare il midollo che è da un lat. volgare catamuellare con la protesi di una s distrattiva.
E cosí penso d’aver contentato l’amico P.G.ed interessato qualche altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele Bracale

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