lunedì 20 maggio 2019

12 NOTE ESPRESSIONI


12 NOTE ESPRESSIONI

1 -VENÍ A MMENTE
Ad litteram: venire in mente; id est: rammentarsi di qualcosa, richiamarlo alla mente; da notare che nel modo di dire  napoletano si usa il verbo di moto: venire, quasi che ciò che torna alla memoria  debba spostarsi da un ipotetico mondo delle idee per riportarsi nella mente di qualcuno, mente che aveva precedentemente abbandonato.
2 -VENIMMO A NNUJE
Ad litteram: veniamo a noi; locuzione usata per significare: riprendiamo il discorso, o ancóra - in un discorso  già avviato: stringiamo i tempi, non ci perdiamo in chiacchiere, miriamo a concludere!
3 -VÉNNERE 'A SCAFAREA PE SICCHIETIELLO
Ad litteram: cedere in vendita una grossa scodella in luogo di un piccolo secchio Icastica locuzione usata quando si voglia sarcasticamente  commentare  l'incomoda posizione di chi cerchi di far passare come inviolata una donna che, invece abbia biblicamente conosciuto molti uomini.
Scafarea  s.vo f. =  ampio vaso, vasto catino di creta (dal greco skàphe=barchetta, vaso)
Sicchietiello  s.vo m. dim. di sicchio = secchio (dal lat.volg. situlu(m)→sitlu(m)→siclu(m)→sicchio)
4 - VOCA FORA CA 'O MARE È MMARETTA
Ad litteram:prendi il largo, ché il mare è agitato Cosí, al di là  del significato letterale si usa dire quando si voglia consigliare un importuno, fastidioso individuo di allontanarsi da noi, atteso che siamo nervosi ed insofferenti della sua presenza  e dei suoi modi fastidiosi cui, con ogni probabilità, risponderemmo - nel caso non seguisse il nostro consiglio ad allontanarsi - con durezza se non con violenza.
Locuzione mutuata dal linguaggio dei marinai, i quali sanno che in caso di mare mosso  è piú salutare puntare al largo, anziché bordeggiare la costa contro la quale  si può correre il rischio di infrangersi.
maretta s. f.le
1 il movimento del mare quando il vento lo frange in onde piccole e brevi
2 (fig.) situazione di nervosismo, di tensione, di malcontento; voce derivata dal lat. mare addizionato del suffisso f.le etta  suffisso che al m.le è etto  e che altera in senso diminutivo, e spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;si tratta d’un suffisso di origine gallica.

5 -VIDE ADDO hê ‘A Jí
Ad litteram: Vedi dove devi andare; id est:  allontanati , trova un'altra strada, va' via, vattene ed  impegnati a trovare qualcun altro da infastidire.
6- VA' FELICITA QUACCUN'ATO
Ad litteram: va' a render felice qualcun altro Locuzione di valenza molto simile alla precedente; questa in epigrafe  è venata di maggior ironia, se non sarcasmo, atteso che se uno infastidisce qualcuno, certamente non lo   rende felice ; ed in effetti qui il render felice sta ironicamente a significare:   romper le scatole, tediare,  pesantemente infastidire.
7 -VOLLE 'A CAURARA!
Ad litteram: bolle la caldaia  Sorridente e malizioso riferimento ai primi bollori erotici  delle giovani ragazze appena sbocciate alla vita  di relazione.
È inutile precisare quale sia la caldaia in bollore.
8 - VÉNNERLO PE DINT' Â SENGA D''A PORTA
Ad litteram:Venderlo attraverso lo spiraglio della porta; id est : vivere centellinando la propria azione, quasi pavidamente e tentando di far credere che ciò che si fa  sia di grande importanza  e se lo si conferisce liberalmente ciò avviene per  grande magnanimità e quasi a rischio, quel rischio che esisteva realmente quando, temporibus illis  si praticava il contrabbando  e taluni generi venivano venduti  letteralmente attroverso uno spiraglio di porta appena semiaperta.
9 -VIDE 'O CIELO CHE TE MENA!
Ad litteram: guarda il cielo che ti  concede! Icastica locuzione che potrebbe avere una valenza sia positiva che negativa, ma che viene usata solo con riferimento a quella negativa  quale sofferto, amaro commento a ciò che di sgradevole, quando non  deleterio, inattesamente ci caschi in testa  piovendoci dall' Alto, senza lasciarci modo di evitarlo.
10 -VRENNA E SCIUSCELLE nell'espressione: FERNÍ A VVRENNA E SCIUSCELLE
Ad litteram:crusca e carrube nell'espressione finire a crusca e carrube
La crusca e le carrube sono due gustosi alimenti di cui son golosi i cavalli, alimenti che un tempo erano poco costosi e di facile reperibilità; per cui l'espressione  finire a crusca e carrube era usata  per indicare una situazione che si risolveva positivamente, con gratificazione di tutti  e soprattutto con poco impegno di moneta; quando invece la situazione, pur risolvendosi positivamente  comportava un maggior dispendio di danaro si diceva e si dice:  FERNÍ A TARALLUCCE E VVINO  
(finire a biscottini rustici e vino ) biscottini e vino costavano e costano molto piú di crusca e carrube.
11-ESSERE RICCO ‘E VOCCA.
Ad litteram: essere ricco di bocca Id est: : essere un vuoto parolaio  che parla a sproposito, a vanvera, e si  autocelebra vantando  doti fisiche e/o morali che in realtà non possiede, nè possiederà mai;  essere un millantatore  a cui fanno difetto i fatti, ma non le chiacchiere, essere insomma un miserabile la cui unica ricchezza è rappresentata dalla bocca.
 12- 'A TAVERNA D''O TRENTUNO.
Letteralmente: la taverna del trentuno. Cosí, a Napoli sogliono, inalberandosi, paragonare la propria casa tutte quelle donne che vedono i propri uomini e la numerosa prole ritornare in casa alle piú disparate ore, pretendendo che venga servito loro un veloce  pasto caldo. A tali pretese, le donne si ribellano affermando che la casa non è la taverna del trentuno, nota bettola del contado napoletano,  situata in quel della zona vecchia di Pozzuoli in via san Rocco oggi  16, all’insegna : TAVERNA DEL TRENTA E TRENTUNO che prendeva il nome dal civico dove era ubicata e che aveva due ingressi contigui: ai civici 30 e 31, bettola dove si servivano i pasti in modo continuato a qualsiasi ora del giorno e della notte.
taverna = bettola, osteria di infimo ordine; etimologicamente dal latino taberna(m)  che significò bottega ed osteria  ed è in quest’ultimo significato che la voce  fu accolta,con tipica alternanza partenopea di B - V, nella lingua napoletana che per il significato di bottega preferí ricorrere, come vedemmo alibi, al greco apoteca donde trasse la voce  puteca.
trentuno = agg. num. card. invar.  numero naturale corrispondente a trenta unità piú uno; nella numerazione araba è rappresentato da 31, in quella romana da XXXI; l’etimo è dal lat. triginta + unum.
raffaele bracale




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