venerdì 6 marzo 2020

LA FESTA DELLA 'NZEGNA


LA FESTA DELLA 'NZEGNA


Questa volta, a beneficio dei mei cortesi ventiquattro lettori,  spenderò qualche parola, spero, chiarificatrice sul termine ‘nzegna che connotò un’antica festa popolare napoletana che fu appunto la Festa della ‘NZEGNA, festa risalente alla fine del 1300 e  che   dopo la festa di Piedigrotta  fu la festa piú amata dai Napoletani, una delle ricorrenze più conosciute e apprezzate dal popolino, che fino agli anni ’50 del 1900 la svolse  al Pallonetto di Santa Lucia nel giorno di S.Lorenzo  (10 di Agosto). Riporto per pura curiosità il fatto che con la festa si  rievochi  una  leggenda popolare secondo la quale  nel porticciolo di Santa Lucia fu trovata da alcuni pescatori una cassa avvolta da pesanti catene; spezzato il ferro ne venne  fuori un quadro della Vergine che il popolo osannante invocò come Madonna della Catena. Da allora ogni anno si prese a festeggiare  la ricorrenza. Pura fantasia. In realtà le cose andarono  diversamente e l’avvenimento che diede la stura alla festa avvenne in Sicilia e precisamente  nel 1392 a Palermo, quando regnava in Sicilia Martino I di Sicilia (25/7/1374 -† 25/7/1409): tre uomini furono ingiustamente condannati ed il 18 agosto furono condotti a Piazza Marina, dove avrebbero dovuto essere impiccati. Proprio mentre stavano preparando le forche, si scatenò un gran temporale che costrinse i carnefici a rifugiarsi nella chiesetta della Madonna del Porto mentre  il popolo  fuggiva. In attesa che si potesse riprendere l'esecuzione, i tre condannati furono legati con doppie catene all'altare della Madonna, ma il temporale continuò per l'intera giornata e le guardie dovettero passare la notte nella chiesetta per sorvegliarli. I tre si portarono lacrimando ai piedi della Madonna e cominciarono a pregarla insistentemente finché ad un tratto, mentre i soldati cadevano in un profondo sonno, le catene che trattenevano i tre uomini si spezzarono e gli sventurati udirono  la voce della Madonna  che li rassicurava "Andate pure in libertà e non temete cosa alcuna: il divino Infante che tengo tra le braccia à già accolto le vostre preghiere e vi à concesso la vita!". Le catene caddero senza far rumore e la porta si spalancò, i tre innocenti uscirono dal tempio e le guardie si svegliarono solo all'alba. Súbito i soldati riuscirono a riprendere i fuggitivi ma furono fermati dal popolo che ricorse al re. Quando questi andò nella chiesetta, con i propri occhi costatò il miracolo: le catene si erano infrante.
Subito l'eco del miracolo si diffuse ovunque e frotte di pellegrini giunsero alla chiesa che ormai era chiamata "della Catena". I miracoli si moltiplicarono e la Madonna della Catena divenne patrona di molti comuni dell'isola, fu venerata in tantissimi altri ed il suo culto arrivò in tutto il Sud Italia.
Ma in cosa consisteva la festa della ‘NZEGNA? Lo spiego.
Una banda di musicisti guidata dal classico Pazzariello era chiamata per guidare una processione che, partita dal Pallonetto era diretta a Palazzo Reale. Durante la corsa, il corteo, si fermava nelle due chiese del quartiere, Santa Lucia a mare e Madonna delle Catene, la santa venerata.
Giunto in Piazza del Plebiscito, il corteo di giullari accoglieva tra le sue fila un luciano in carrozza travestito da Ferdinando II di Borbone
(Palermo, 12 gennaio 1810 Caserta, 22 maggio 1859)ed una luciana personificante la consorte Maria Cristina (Cagliari, 14 novembre 1812Napoli, 31 gennaio 1836) e seguíto da "cortigiani" riprendeva la sua corsa verso il mare per un bagno purificatore,détto ‘o calatone nel quale venivano coinvolti anche ignari e recalcitranti spettatori, trascinati a viva forza nel corteo e poi   spinti nelle acque del porticciuolo ed infine   issati a bordo di addobati  gozzi  (per il tramite di robuste funi) sui quali erano inalberate festose bandiere  e variopinte  insegne  donde  il termine 'nzegna. Con il che faccio piazza pulita dell’errata idea di qualcuno che pensa  che il termine derivi da  insegnare (a nuotare), atteso che in pretto napoletano non esiste il verbo insegnare che è reso con l’ onnisignificante ‘mparà.Nessun vero napoletano direbbe:Oje te ‘nzegno a nnatà! (Oggi ti insegno a nuotare), ma direbbe: Oje te ‘mparo a nnatà!  Ugualmente è da scartare l’idea(anche se accolta da Ferdinando Russo nel suo poemetto ‘O Luciano d’’o Rre) che ‘NZEGNA derivi dal verbo ‘ncignà  [disceso dal  tardo latino  encaeniare modellato su di un greco koinòs (nuovo) es. :s’è ‘ncignato ‘nu vestito nuovo:  à indossato per la prima volta un vestito nuovo ]; ‘ncignà è verbo atto a significare il principiare con riferimento al fatto che durante la festa si indossassero abiti nuovi.Ancóra una volta fervida fantasia! Ricordo infine  che i reali apprezzavano queste e altre manifestazioni popolari e Ferdinando II era, a sua volta, molto amato dai luciani. E particolarmente  prima di partire per le vacanze estive amava partecipare di persona alla festa di talché spesso nel corteo v’erano due Ferdinando II il vero ed il figurante.
Satis est.
Raffaele Bracale Brak

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