OMMO SENZ’ARTE NÉ PPARTE
Con l’espressione in epigrafe [di cui mi à chiesto l’amico S.C. che identifico, per motivi di riservatezza, con le sole iniziali] icasticamente si fa riferimento ad un individuo che non abbia né un’arte nè un mestiere e per estensione capacità o abilità alcuna, nè un partito [ossia non sia associato ad alcuna, inizialmente confraternita (poi corporazione di arte o mestiere) che lo tuteli e l’aiuti] e pertanto sia un soggetto privo di ogni lecito provento, incapace com’è di lavorare e di guadagnare; insomma con l’espressione in epigrafe ci si riferisce per estensione ad un individuo su cui non si possa fare alcuno affidamento atteso che si tratta di un buono a nulla, un inetto incapace di procurarsi il benché minimo, onesto reddito , assegnamento , guadagno , introito in quanto privo di un’arte specifica o di un mestiere e piú genericamente di qualsivoglia capacità o abilià.
A margine di quanto détto rammento, come ò accennato che in origine le corporazioni di arti o mestieri, [già preesistenti dal tempo dei Romani [I sec.], con il nome di collegia furono associazioni di quanti esercitavano un medesimo mestiere; tali associazioni partecipavano attivamente alla vita politica cittadina (come mostrano i graffiti elettorali di Pompei) E successivamente rappresentarono anche un efficace strumento di controllo locale da parte del potere imperiale, in particolare ad Ostia, porto di Roma ed essenziale tappa nel percorso di vettovagliamento della capitale.]; successivamente, nell’alto medioevo, le suddette corporazioni furono formate come derivazione di preesistenti confraternite di carattere devozionale, mentre quelle nate ex novo, si fondavano quale sodalizio ratificato dal giuramento che impegnava i loro membri all'assistenza reciproca ed alla difesa degli interessi comuni.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere. Reputo d’aver risposto al quesito dell’amico S.C. e faccio punto. Satis est.
Raffaele Bracale
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