L’AGGETTIVO BASSO
Mi è stato chiesto, via e-mail, dal caro amico A. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrargli in quanti e quali modi si possa rendere in napoletano l’aggettivo italiano in epigrafe.
Gli ò cosí risposto: premesso che basso è un aggettivo [lat. tardo bassus] che identifica chi/cosa sia poco elevato dal suolo o da altro livello, sia rispetto ad altre cose determinate, sia rispetto all’altezza ordinaria delle cose dello stesso genere ed è usato vuoi in riferimento alla statura fisica vuoi a quella morale connotando chi dimostri abiezione, spregevolezza e perciò sia soggetto disprezzabile, ignobile, immorale, indegno, riprovevole, vile, volgare,tanto premesso dirò che nell’idioma sono numerosi i termini con cui si può rendere e sono i seguenti che illustro analiticamente:
curto/corta agg.vo m.le o f.le [dal lat. cŭrtus].détto di oggetto/cosa che à relativamente poca lunghezza o è meno lungo del normale; riferito a grandezza metrica ed anche per traslato alla pochezza di intelligenza (cfr. è ccurto/a ‘e cerevella);
iettato/a part.pass. aggettivato m.le o f.le [ dal lat.*iectatu-m <*iectare,] abietto/a, ignobile, spregevole
muzzone [accrescitivo(vedi suff. one) dal lat. mutĭu-m] s.vo aggettivato m.le e f.le 1(in primis)mozzicone, cicca, pezzetto di oggetto o materiale quale che sia; 2( per traslatocome nel caso che ci occupa) détto di soggetto m.le o f.le eccessivamente basso (cfr. ‘nu muzzone d’ommo, ‘nu muzzone ‘e femmena);
muzzone ‘e fescena [dal lat. mutĭu-m de fĭscina] locuzione aggettivale f.le e solo f.le letteralmente “bastoncino di cestino conico di vimini”locuzione icasticamente riferita a donna che sia tanto bassa da esser iperbolicamente assomigliato al breve bastoncino posto a sostegno,per infissione nel terreno, del cestino conico di vimini usato per la raccolta dell’uva;
pivezo/pivuzo/piuzo s.vo aggettivato m.le e solo m.le tripla morfologia di un’unica voce attestata sia come piuzo che come pivezo/pivuzo munito d’eufonico suono di transizione [V] [ voce da un basso latino:pélsu(m)→pilsu(m) per il classico pulsu(m) (ligneum)) che è il breve pezzo di bastone appuntito ai lati per facilitarne il sollevamento operato con il bastone che poi lo spinge lontano con un ben assestato colpo; il sostantivo risulta aggettivato e riferito ad un uomo e solo ad un uomo bassissimo.
quatranella agg.vo f.le e solo f.le non è attestato infatti un maschile “quatraniello”; usato in riferimento a donna tanto bassa da risultare quasi identica nell’altezza come nella larghezza e perciò morfologicamente simile piúad un quadrato piú che ad un normale rettangolo. Etimologicamente diminutivo di quatrana [da un lat. reg. quadralis→quadranu-m]
scarzo/a agg.vo m.le o f.le [ dal lat. tardo ex-carpsus, per il class. excerptum, " diminuito"]. 1 in primis mancante inadeguato/a, inferiore a quanto sarebbe necessario o conveniente, carente, esiguo/a, insufficiente; 2 per estensione semantica mediocre, modesto/a, scadente; 3 anche poco intelligente, poco abile, poco capace.
sardagnuolo/ola agg.vo m.le o f.le piccolo/a, minuto/a, piccino/a; détto di persona e/o animale da soma di propporzioni fisiche inferiori alla media, sinonimo di sardo se se riferito ad animali, è sentito come spregiativo o offensivo se riferito a persona ; etimologicamente denominale di Sardegna.
Stuppolo/a sostantivo aggettivato m.le o f.le [ da un lat. regionale stuppulu-m diminutivo di stuppus,]quale sostantivo indica esattamente uno stoppaccio fatto di filacce; come aggettivo è riferito a persona piccola e malmessa tanto da essere pensata come un cencio.
Vascio/a agg.vo m.le o f.le [ da tardo latino bassu(m) con il tipico passaggio di ss a sci e di b a v come in barca→varca, bocca→vocca, borsa→vorza etc. rammentando che in napoletano, senza una precisa regola la b può diventare v o raddoppiare b→bb specialmente se intervocalica. e non da da un bassiu-m (come proposto dalla dr.ssa C. Marcato [in Cortelazzo/Marcato – Dizionario etimologico dei dialetti d’Italia], atteso che sia in napoletano che in italiano la doppia ss seguita da vocale evolve da sola nel suono palatale sci (vedi ad es. examen→essamen→sciame o anche coxa→cossa→coscia) e dunque non occorre il gruppo ssiu di bassiu(m) per ottenere lo sci del napoletano scio di vascio, ma è sufficiente bassu(m).
Giunti a questo punto, torniamo a dare uno sguardo all’epigrafe per soffermarci sulla parola basso; essa nel napoletano morfologicamente ed etimologicamente(tardo latino bassu(m)) è in tutto e per tutto uguale alla voce della lingua nazionale basso che però è un aggettivo [compar. più basso o inferiore; superl. bassissimo o infimo] e vale
poco elevato dal suolo o da un altro piano di riferimento etc. o anche sostantivo nel significato di terraneo, povera abitazione che dà sulla strada o su di un cortile;
tutt’altra cosa il termine napoletano basso,(termine peraltro ampiamente desueto e che si può solo trovare in poeti e scrittori dal ‘600 al tardissimo ‘800 e fino ai principi del ‘900 cfr. E. Murolo) che è un sostantivo e fu usato per indicare un indumento femminile: un’ampia e lunga gonna, quella che partendo dalla vita non si limitava a coprir le ginocchia (cfr. l’etimo di gonna che piú che dal lat. tardo gunna(m) 'veste di pelliccia', di orig. gallica, pare sia da collegare al basso greco gouna= ginocchia (=veste che scende e copre le ginocchia ed a tal proposito mi pare di poter dire che non à senso chiamare gonna sia pure “mini” taluni risicatissimi pezzi di stoffa che coprono non le ginocchia, ma neppure le cosce!) dicevo non si limita a coprir le ginocchia, ma prosegue fino alle caviglie; tale lunga ed ampia gonna fu détta basso perché pare si indossasse non sollevandola, passandola sulla testa e facendola scivolare fino alla vita, ma inforcandola dal basso id est: dal di sotto ed ugualmente veniva tolta sfilandola dal basso cioè dal di sotto; letteralmente in napoletano la voce avrebbe dovuto essere vascio che però già era un avverbio ed un aggettivo ed indicava un'abitazione a pianoterra per cui si optò per basso [dal tardo latino bassu-m].
Questa è l’opinione mia che mi son dovuto formar senza aiuti ( ma che à ricevuto l’approvazione dell’amico prof. C.Iandolo) atteso che non ò trovato indicazioni precise circa la voce basso=gonna in nessuno dei numerosi calepini (anche etimologici) del napoletano, in mio possesso e che ò potuto consultare.
Dal punto di vista etimologico c’è da notare, ripeto, la particolarità che il tardo latino bassu(m) generando il sostantivo vascio (abitazione terranea) l’avverbio e l’agg.vo vascio (basso, corto) à comportato il passaggio di b a v e di ss a sci, mentre per il sostantivo basso (gonna) si è mantenuta l’identica morfologia del tardo latino.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. A. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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