A UOCCHIO E CCROCE.
Questa volta è stato il
caro amico S. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi de visu di chiarirgli origine significato e portata dell’ espressione
partenopea in epigrafe.
Principio precisando che si tratta di un’espressione
datatissima, attestata già nel ‘500 in qualche scritto di Vincenzo Braca
[Salerno, 1566 –†?1614] un prolifico scrittore e commediografo salernitano,
operante tra gli ultimi anni del XVI e il
primo quarto del XVII secolo ed il cui nome, è saldamente associato al genere letterario della
cosiddetta “farsa cavaiola” di cui fu il principale, se non il solo autore.
Successivamente l’espressione fu recepita nella lingua nazionale diventando ad
litteram: Ad occhio e croce, ma
mantenendo il medesimo significato di “misurazione o stima presa alla buona, a casaccio, basata su un
semplice sguardo non approfondito, insomma quasi un sinonimo di “circa”, “più o
meno”, “approssimativamente” Ciò détto chiediamoci quale sia l’origine
dell’espressione. Sul web circola fantasiosamente ch’essa sia da ricercare nel mondo della
antica sartoria in riferimento al fatto che
i tessitori, nel corso del loro lavoro, potevano rischiare di incappare
in qualche problema che finiva per far sfilare dalle “verghe” quanto fino a
quel momento tessuto. In questi casi, essi dovevano, ad occhio, riprendere i
fili e rimetterli in tiro, a croce,
sulle verghe, come erano prima della sfilatura. In realtà i fatti stanno
diversamente e per convincersene basta pensare che già in latino si usava
l’espressione: ad oculum (“ad occhio”) per riferirsi a misurazione o stima
fatta basandosi su un semplice colpo d’occhio e quella espressione latina è la
base della prima parte: “a uocchio” della locuzione partenopea; la seconda
parte: “e croce” fu aggiunta in tempi remoti in ambito contadino napoletano per
sottolineare che una misurazione o stima
fatta basandosi su un semplice colpo d’occhio fatta da un contadino veniva
immediatamente addizionata di un segno di croce per augurarsi che chiamando a
testimone ed in causa il Cielo questi facesse sí che la misurazione o stima
fatta fósse il piú veritiera possibile,quanto piú vicina alla realtà. La
fantasia del web non à limiti!
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito
l’argomento, soddisfatto l’amico S.C. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
R,Bracale
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