E MMAZZATE
Con il termine in epigrafe, in napoletano, non si indicano
solamente, come a prima vista potrebbe sembrare i colpi inferti con la mazza,
quanto piú estensivamente tutti i colpi, le battiture,etc. resi in italiano col
generico termine di percosse che è participio passato dal latino
per-cotere= scuotere intensamente e continuatamente; queste mazzate partenopee
sono però identificate volta a volta con parole ben precise, a seconda del tipo
di percosse o dei mezzi usati per conferirle, al segno che esistono in napoletano alla bisogna, numerosissimi
vocaboli (taluno si è preso la briga di contarli e pare ne abbia potuto
elencare addirittura sessanta!); qui di sèguito e senza alcuna pretesa di
essere esauriente , tenterò di
illustrarne qualcuno, tenendo da parte i piú desueti, per soffermarmi su quelli
ancora in uso; naturalmente mi interesserò di illustrare soprattutto i colpi inferti con le mani, accennando
appena a quelli inferti da sole o in concorrenza con altre parti del corpo:
gomiti, piedi o testa.
E cominciamo:
Alliccamusso = violento schiaffo assestato con il palmo
della mano e diretto alla bocca di chi lo riceve costringendolo ad umettarsi le
labbra per lenire il bruciore provocato dal colpo; etimologicamente
dall’agglutinazione funzionale dell’ infinito alliccà[= leccare da un lat.
allecticare, frequentativo di allicĕre] con musso [=labbra dal lat.tardo
musu-m];
Buffo/ Buffettone= schiaffo assestato sul viso con mano
aperta e distesa; etimologicamente dal suono onomatopeico buff prodotto appunto
dal colpo assestato sul viso; il buffettone che è il potente schiaffo o
ceffone, accrescitivo attraverso i suff.ett ed one del precedente buffo,
etimologicamente, pur partendo dalla medesima radice onomatopeica buff, deriva
dallo spagnolo bofetòn di medesimo significato;
Cagliosa= colpo duro e
violento diretto verso qualsivoglia parte del corpo ed assestato
indifferentemente con le mani o con i
piedi, colpo cosí violento da indurre chi lo riceve a zittire subito; nel gergo
calcistico violenta pedeta che imprime alla sfera di cuoio forza e velocità
tali da restare senza parole; etimologicamente dallo spagnolo callar = zittire.
Carocchia s.vo f.le= nocchino, piccolo colpo secco, ma
doloroso assestato al capo e portato con movimento veloce dall’alto verso il
basso con le nocche maggiori delle dita della mano serrata a pugno.
Etimologicamente non dal lat. crotalum che indica la nacchera, strumento
musicale e non tipo di percossa…,ma dal
greco karà=testa attraverso un lat. regionale *caròclu(m) ed il plurale reso
femm. caròcla (tipica la mutazione di cl
in ch come in clausu(m) che diventa chiuso).
Cauciata s.vo f.le = non si tratta (come pure il vocabolo
potrebbe far pensare) di una lunga e variata serie di calci, ma di una
totalizzante bastonatura cui concorrono mani, piedi (prevalentemente) e tutte
le altre parti del corpo atte a colpire; il termine però è chiaramente forgiato
sulla parola caucio s.vo m.le (calcio) che è dal basso latino calcius forma
aggettivale sostantivata di calx - calcis
Cepolla = s.vo f.le
1 pianta erbacea coltivata per il bulbo commestibile,
composto di varie tuniche carnose (fam. Liliacee) | il bulbo stesso e, per
estens., il bulbo di altre piante: cipolla bianca, rossa; frittata con le
cipolle; togliere il velo alle cipolle, la prima squama sottilissima che
ricopre il bulbo; la cipolla del giglio, del tulipano ' mangiare pane e
cipolla, (fig.) pochissimo e male; essere molto povero. DIM. cipolletta,
cipollina ACCR. cipollona, cipollone (m.) PEGG. cipollaccia
2 (estens.) qualsiasi oggetto o sua parte a forma di
cipolla: la cipolla del lume a petrolio, la parte inferiore, sferica, che
contiene il liquido; la cipolla dell'annaffiatoio, la parte terminale del
collo, rotondeggiante e a buchi, da cui esce l'acqua;
3 (scherz.) orologio da tasca di foggia antiquata
4 (scherz.come nel
caso che ci occupa) colpo radente assestato con la mano aperta e diretto alla
testa
la testa è etimologicamente richiamata nella caepa
d’avvio;infatti in latino caepulla da cui la nostra cepolla ma pure l’italiana
cipolla, è il diminutivo di caepa= testa. Con la voce a margine alibi
in senso furbesco si intende
anche 5(scherz.) il glande di un membro
in istato erettivo. 6(scherz.)
fragoroso e pericoloso fuoco artificiale di forma simile all’ortaggio.
Chianetta = veloce
colpo assestato sul centro del cranio a mano aperta; è voce derivante dal
latino: plane (in piano,parallelo al terreno) addizionato del suff. diminutivo
etta; con il medesimo termine chianetta si indica in napoletano un piccolo
cappelluccio appena sufficiente a coprire il cranio nella medesima zona dove
viene assestata la chianetta; talvolta il medesimo veloce colpo è détto pure
carcacoppola id est: pigia-coppola dove la coppola è il classico berretto basso
con visiera dalla forma concava, etimologicamente forgiato sul latino
cuppa(m);normale nel napoletano il passagio di pl a chi (cfr.
plaga→chiaia,plica→chieja,plus→cchiú,plumbeum→chiummo etc.).
Cutogna = generico violento e doloroso colpo inferto con le
mani e diretto a qualsivoglia parte del corpo, colpo cosí violento da poter
provocare sul corpo enfiagioni paragonabili per la forma e gli effetti
ai grossi ed aspri frutti del
melo cotogno (dal lat. cotonium). Rammento qui, per sottolineare l’asprezza e
la violenza della percossa detta cutogna,
un’espressione idiomatica che un tempo
si poteva spesso udire a mo’ di consiglio:
Quanno siente ‘o fieto d’’e cutogne, a fují nun è
vriogna! che si può rendere: Quando
avverti avvisaglie di dure percosse, non è vergognoso scappare!;
Cunessa= breve, ma intenso colpo inferto a mo’ di taglio
con la mano tesa ed aperta , e diretto
con precisione alla nuca, tra testa e collo; non univoca l’etimologia che
qualcuno vorrebbe agganciare al greco kopto (batto), ma altri forse piú
opportunamente al latino cuneus (cuneo) e dico piú opportunamente stante la
genericità del battere greco, mentre il cuneo latino mi pare riproduca piú
esattamente la precisione della cunessa che a mo’ di cuneo si insinua tra capo
e collo.
Crisceto = bastonatura totalizzante diretta ovunque ed
operata con varie parti del corpo: mani,
piedi, gomiti, testa, bastonatura cosí violenta da procurare enfiagioni sul
corpo di chi ne è fatto segno, cosí come
il panetto di pasta acida detto crisceto,che immesso nell’impasto di acqua e farina ne
determina la crescita.
Non ò preso in considerazione il termine cazzotto che è il
colpo violento dato col pugno chiuso, forgiato probabilmente sul termine
cazzo colto nel momento dell’erezione, se non
su di una forma latina capitium variante di caput nella pretesa che il
cazzotto sia colpo da assestare al capo
quasi sinonimo di scapaccione, ma è idea che poco mi convince; dicevo che non ò
preso in considerazione il termine cazzotto
in quanto parola che sebbene usata non è napoletana,ma (pur se ritenuta parola volgare) della lingua nazionale; passo dunque ad
illustrare altri tipi di percosse e termini ancora in uso;
Mascone= violento schiaffo
diretto con mano concava, al volto e segnatamente alla zona mascellare,
tale da procurare l’enfiagione della masca (mascella); la masca da cui mascone
riproduce la voce mediterranea maska dai molteplici significati, tra cui: lato
della nave, maschera, mascella ed addirittura bozzolo doppio che – a ben
pensare – riproduce la forma delle gote enfiate; quando il violento schiaffo
non sia solo, ma reiterato e quasi ritmato si ànno i c.d. mascune a
ttarantella;
Ntronamole
=violentissimo colpo assestato
con la parte interna del pugno
serrato,diretto al volto sulla zona
mascellare, tale da iperbolicamente procurare
un rintronamento dei molari e renderli incapaci di attendere al loro consueto
compito della masticazione; la voce a margine è formata dall’agglutinazione
funzionale di ntrona con mola: ntrona voce verbale (3ª pers. sg.
ind. pr. dell’infinito ntrunà, denominale della voce truono con prostesti di una N eufonica )
mola s.vo f.le = molare ovvero ciascuno dei denti che, nell'uomo e in altri
mammiferi, ànno la funzione di masticare il cibo; nell'uomo, gli ultimi tre
denti situati in ognuno dei due lati dell'arcata superiore e inferiore; voce
dal lat. mola(m), dalla stessa radice di
molere 'macinare'; la mola di per sé
indica la macina del mulino, ma è voce
passata ad indicare nel
napoletano il dente che fa analoga funzione di macina del cibo.
Analogo al precedente
mascone è lo
Sciacquamola = violentissimo ceffone assestato con mano
concava, al volto e segnatamente alla zona mascellare, tale da
iperbolicamente procurare la caduta di
qualche molare costringendo il malcapitato che abbia perduto uno o piú molari a
far ricorso a degli sciacqui con liquidi freddi per tamponare verosimilmente
una contenuta epistassi provocata dalla caduta del/dei dente/i; la voce a
margine è formata dall’agglutinazione di sciacqua con mola: sciacqua voce
verbale (3ª pers. sg. ind. pr. dell’infinito sciacquà dal lat. tardo exaquare, deriv. di aqua 'acqua')
mola s.vo f.le = molare ovvero ciascuno dei denti che, nell'uomo e in altri
mammiferi, ànno la funzione di masticare il cibo; nell'uomo, gli ultimi tre
denti situati in ognuno dei due lati dell'arcata superiore e inferiore; voce
dal lat. mola(m), dalla stessa radice di
molere 'macinare'; la mola di per sé
indica la macina del mulino, ma è voce
passata ad indicare nel
napoletano il dente che fa analoga funzione di macina del cibo.
‘Ntosa = duro colpo assestato nella parte frontale della
testa con la mano chiusa a pugno;
etimologicamente dal latino intusus
p.pass. del verbo intundere (colpire);
Pàccaro o Pàcchero =schiaffo inferto un tempo a mano concava,indirizzato alle natiche, ma
oggi dato a mano aperta e tesa
indirizzato al volto, colpo che quando sia cosí violento da lasciare il segno è
detto paccaro a ‘ntorzafaccia; percossa violenta in tutto simile al mascone esaminato
dianzi; da non confondere con la pacca della lingua toscana che è un colpo
amichevole assestato solitamente sulle spalle, colpo che – contrariamente al
pàccaro – non connota intenzioni proditorie e/o aggressive; va da sé che il
pàccaro napoletano non possa etimologicamente derivare dalla suddetta pacca
toscana attesa la gran diversità delle funzioni e scopi dei due colpi; infatti
mentre la pacca toscana à una
derivazione probabilmente onomatopeica, il pàccaro napoletano è da
collegarsi(cfr.D.E.I.,D’Ascoli, Iandolo) al termine pacca (natica) addizionato
del suffisso di pertinenza arius→aro: la pacca di riferimento non è ovviamente
quella onomatopeica toscana, bensí quella che viene da un basso latino pacca(m)
forgiato su di un longobardo pakka che indica appunto la natica, ma pure la quarta
parte ricavata in senso longitudinale di una mela o pera; con ogni probabilità,
originariamente il pàccaro/pàcchero fu
la sberla con cui si colpivano le natiche, una sorta di sculacciata cioè e da
ciò ne derivò il nome che fu mantenuto, accanto ad altri, quando il colpo, lo
schiaffo mutò destinazione; una gran copia di pàccari assestati in veloce
combinazione prende il nome di paccariàta che oltre a sostanziare un’offesa è
da intendersi anche quale forma di dileggio; rammento che qualora questo
schiaffo non sia inferto con il palmo
della mano in posizione concava, ma con
il dorso della medesima o facendo ruotare completamente il braccio, avremo il paccaro â smerza o paccaro a
votavraccio dove sia â smerza che a votavraccio sono ambedue due locuzioni avverbiali
modali da intendersi ambedue: alla
rovescia, all’incontrario; â smerza è
marcato sul verbo smerzà = rovesciare, girare al contrario [da un lat. volg.
*sversare→*sverzare→smerzà(cfr. ‘mmece←invice-m, ‘mmità←invitare etc.)] a
votavraccio è formata dall’agglutinazione funzionale della voce verbale vota
(3ª p. sg. ind. pr. dell’inf. vutà [da un lat. volg.
*volvitare→vo(lvi)tare→votare→vutà]) addizionato del s.vo m.le vraccio [dal
lat. brachiu-m]. A margine di tutto rammento,
solo per amore di completezza, che di paccaro/pacchero esiste una
moderna soluzione etimologica propugnata da Alfredo Imperatore il quale sull
scorta del fatto che il paccaro /pacchero è colpo assestato con tutta la mano
aperta,ipotizza una derivazione greca
pan(tutto)+cheiro(mano)dondepancheiro→paccheiro→pacchero/paccaro
Palïata ed il suo accrescitivo Palïatone sono la bastonatura o la pesante bastonatura
generica, che posson comportare l’uso di un po’ tutti i colpi fin qui
illustrati; i termini palïata e palïatone derivano il loro nome dal fatto che
originariamente designarono la bastonatura inferta con il palo e
probabilmente ci si sarebbero attesi i
termini palata (colpo di palo/a) e palatone( gran colpo di palo/a), ma poiché
in napoletano già esistevano le voci palata e palatone con tutt’altro
significato (vedi oltre) ecco che per distinguere le voci, le nuove subirono una sorta di anaptissi della vocale i(che servisse a far chiarezza e
distinguere) e probabilmente per evitare di dover ricorrere anche alla epentesi
di una consonante eufonica (n, v?) si preferí fornire di dieresi la i evitando
cosí il fastidioso dittongo ia e si ottennero
palïata e palïatone per indicare le percosse, mantenendo palata e palatone per
indicare due diverse pezzature di pane;
etimologicamente palïata e palïatone sono deverbali dell’iberico
palehar= bastonare ;va da sé che la voce palïata non va confusa, come ò detto
(e come purtroppo inopinatamente fanno
un po’ tutti i vocabolaristi) con palàta che è un’altra cosa e cioè un filone
di pane da un kg. e qui ne parlo facendo una breve digressione;
il pane: insostituibile alimento che è
una delle figure piú comuni e piú ricorrenti nei sogni del popolino
partenopeo e cioè quell’imprescindibile,sacro alimento (trasformato da Cristo
nel Suo
Corpo!) dell’uomo; tale alimento ricorre nei sogni nelle piú varie forme
o pezzature, corrispondenti a quelle normalmente in uso a Napoli e si avrà
perciò ‘o paniello o ‘a panella (etimologicamente dal latino
panis + i suffissi di genere iello o ella ):
ampia pagnotta rotondeggiante di
ca 1 kg.; avremo altresí ‘o palatone
(grosso filone di ca 2 kg.,
bastevole al fabbisogno giornaliero di una famiglia numerosa, il suo nome gli deriva dal fatto
che al momento di infornarlo, detto filone occupa per intero la lunga pala usata alla bisogna; la palata è
invece il filone il cui peso non eccede
1 kg. ed occupa la metà della pala per infornare; un quarto o meno della pala
occupano le c.d. palatelle (piccoli
filoncini da 500 o 250 gr.); tornando all’àmbito propriamente linguistico
rammenterò che ‘o ppane (etimologicamente dal latino pane(m) ) è un alimento e
come tale di genere neutro, ciò che comporta una grafia con la geminazione
della consonante d’avvio: ‘o ppane e non
‘o pane.
Panesiglio = è l’intenso ceffone, la pesante percossa, il
duro manrovescio diretto al volto, che
produce, d’un súbito, il rigonfiarsi (a mo’ di pagnottella) della gota su cui
si abbatte; etimologicamente, messa da parte la tentazione greca cui potrebbe
indurre il pan d’avvio, dirò che il termine è l’esatta riproduzione dello
spagnolo panecillo [lèggi: panesiglio(panino)],ma non gli è estraneo un basso latino: panesculus id est: parvus panis(pagnottina) su cui pare
venne forgiato il termine ispano;
Papagno = pesante schiaffo inferto a mano aperta ed
indirizzato al volto, tale da stordire chi lo riceve, cosí come stordisce
l’oppio contenuto nel papavero che in napoletano è appunto ‘o papagno (dal lat. papaver si va ad un
derivato papaveaneus da cui papa(va)nju con successiva sincope di (va) e passaggio di nj a gn (cfr.
il basso lat. companjo = nap. Cumpagno);
Perepessa = colpo quasi
simile alla precedente cunessa,da cui si differenzia perché la
cunessa è un colpo inferto a mo’ di
taglio con la mano tesa ed aperta , e
diretto con precisione alla nuca, tra testa e collo, mentre questo a margine
colpo inferto, muovendo rapidamente l’arto
dall’alto in basso con la mano
tesa ed aperta , e diretto con
precisione alla sommità e centro della testa; dubbia la derivazione: o dal
sost. latino: perpessio = sofferenza o dal
part. pass.f.le perpressa→perep(r)essa= stretta, calcata dell’infinito
perprimere= stringere o calcare con violenza
oppure, ma meno probabilmente dal
greco peripeteia = accidenti inopinato;ricordo a margine l’esistenza nel
napoletano di una sorta di maschile della voce a margine e cioè piripisso (che
è dal p.p.m.le latino) perpressus= calcato, con chiusura in i della e intesa
lunga, assimilazione regressiva alla ricavata i della seconda e ed anaptissi eufonica della seconda i; la
voce piripisso però non indica una
percossa, ma un piccolo cappelluccio di panno di colore blu o nero , in uso per
solito tra gli uomini, cappelluccio di forma circolare simile ad un baschetto
che si porta calcato al centro della
sommità della testa; al centro di tale cappelluccio esiste una piccola
appendice cilindrica che per metonimia prende pur’essa il nome di
piripisso.
Perucculata = originariamente colpo inferto al capo o al
corpo con la peroccola (bastone) ed estensivamente colpi portati con gli arti
superiori induriti e tesi a mo’ di bastone; peroccola etimologicamente o dal
basso lat.: parocca e il suo diminutivo
paroccola propriamente: stanga o sempre
da un basso latino: pedruncola che è ramo; propendo per paroccola;
Scerevecchia ed il suo accrescitivo Scerevecchione che son
propriamente lo scapaccione o scapezzone (forma antica del precedente), colpo
tale da far temere, per eccesso, di far saltare il capo che lo subisce; l’etimo
è pacificamente latino forgiato sul verbo ex-cervicare che propriamente è capitozzare;
Sciacquamola (di cui ò già détto e reitero qui per
aggiungere qulcosa in margine) violentissimo ceffone a mano aperta diretto al
volto tra mento e guancia, schiaffo tanto forte da poter (per iperbole)
determinare la caduta di alcuni molari
cosa che genererebbe la necessità di sciacquare la bocca con acqua o
altri liquidi freddi per arrestare un
probabile versamento di sangue
conseguenza della caduta dei molari saltati via per il ceffone;
etimologicamente la voce a margine è il risultato dell’unione della voce
verbale sciacqua (3° persona sg. ind. pres. dell’infinito
sciacquare/à=sciacquare (la bocca), fare sciacqui con acqua o con una soluzione
medicamentosa; per estens., bere una
piccola quantità di qualcosa;il verbo sciacquare è dal lat. tardo exaquare,
deriv. di aqua 'acqua')+ il s.vo f.le mola
s.vo f.le = molare ovvero
ciascuno dei denti che, nell'uomo e in altri mammiferi, ànno la funzione
di masticare il cibo; nell'uomo, gli ultimi tre denti situati in ognuno dei due
lati dell'arcata superiore e inferiore; voce dal lat. mola(m), dalla stessa radice di molere
'macinare'; la mola di per sé indica la
macina del mulino, ma è voce
passata ad indicare nel
napoletano il dente che fa analoga funzione di macina del cibo. A margine della
voce sciacquamola rammenterò che nella parlata napoletana l’espressione sciacquarse ‘na mola vale anche : andare incontro ad ingenti ed
impreviste spese quali che siano e nella
fattispecie potrebbero essere quelle necessarie per servirsi dell’opera d’un
medico dentista che ponga riparo ai deleterei effetti causati da qualche
violento sciacquamola.
Scoppola ed il suo accrescitivo Scuppulone che propriamente
sono i colpi piú o meno pesanti inferti in modo da far saltar via il cappello (la coppola vd.
sopra);
Scusuta = letteralmente scucitura che vale generica e totale bastonatura tanto
grave da determinare, in chi ne è fatto segno, ampie ferite (eufemisticamente
détte scuciture); etimologicamente scusuta come l’italiano scucita è p.p. del
basso latino ex-cosire per il classico ex-consuere;
secuzzone s.vo m.le sergozzone, colpo forte dato col pugno
chiuso sotto il mento, pugno diretto
alla gola dal di sotto in su,montante; etimologicamente appare essere una voce
ottenuta per adattamento locale
attraverso un suffisso accrescitivo one
della voce gozzo che è dall'ant. gorgozzo o gorgozza,a sua volta dal
lat. volg. *gurgutiam, per il class. gurges -gitis 'gola’; da
gozzo→guzzone/cuzzone donde con protesi di un se(r) per supra si giunge a
secuzzone.
Sicutennosse s.vo f.le; per il vero questa parola è
abbondantemente desueta ed, a stretto rigore, dovrei disinteressarmene, ma è
parola cosí interessante e presente sebbene con piccole varianti, ma analogo
significato, nelle lingue regionali
calabre: zicutnose, zichitinos che mi pare opportuno di parlarne brevemente; il
sicutennosse è il colpo assestato con una verga sulla testa o sulle spalle;
etimologicamente la parola è una chiara, scherzosa deformazione del latino:
sicut nos (come noi) che si incontra nella parte finale della preghiera pater noster ;
un tempo nelle cattedrali o nelle basiliche cattoliche
esistevano i cosiddetti penitenzieri maggiori, sorta di prelati
abilitati,nell’amministrare il sacramento della confessione,ad assolvere anche
i piú gravi peccati, tali penitenzieri maggiori
inalberavano sul lato destro del loro confessionale, dove sedevano ad
ascoltare le confessioni dei penitenti, una lunga canna con la quale solevano
colpire sulla testa o le spalle i penitenti a mo’ di suggello dell’avvenuta
assoluzione.Poiché il piú delle volte i penitenzieri maggiori nel congedare i penitenti, facevan recitar
loro il pater noster assestavano il previsto colpo di canna sul finire della
recita della preghiera, proprio in coincidenza delle parole sicut nos e da ciò
il colpo ne trasse il nome di sicutennosse.
Struncone = altra parola desueta, ma ne parlo in quanto una
delle poche che si riferisce ed
identifichi un colpo inferto con gli arti inferiori e diretto ad essi, sorta di
violento calcio portato in senso circolare antiorario e diretto alle gambe di
un malcapitato; il termine (da non confondere con l’omofono ed omografo
struncone che indica la grossa sega,
azionata da due persone contemporaneamente ed atta a recidere robusti tronchi) è un deverbale di
struncare, dal latino: truncare con
consueta protesi di una S intensiva, che è
mozzare, recidere, mutilare di una parte quasi che il violento
calcio, portato come détto, mirasse a
mutilare il ricevente dell’arto colpito
;
Varrata = pesante colpo portato al corpo, con due mani che
stringono la varra (grosso bastone, randello); la varra, da cui varrata
etimologicamente è, con tipica alternanza B/V dal basso latino barra che a sua volta è dal celtico bar = ramo;
e chiudo con Vertulina = generica e totalizzante
bastonatura fatta a mani nude o con l’ausilio di agevole corpo contundente:
bastone, pertica o simili, percosse reiterate e rapide; difficile stabilirne
l’etimo; forse estensivamente da bertula
(macchina usata per configgere in terra i pali nelle vigne), ma non si
può escludere una derivazione da vertula (da un basso latino: averta) sorta di
bisaccia o zaino in uso tra i pastori che la usavano, ruotandola
vorticosamente, quale arma di difesa delle pecore assalite da animali
predatori; l’ipotesi che però piú mi convince è che vertulina derivi dallo
spagnolo verduco (bastone animato) attraverso
una *verducolina che conduce a giungere a vertulina; ma siamo nel campo
delle ipotesi!
Satis est. Raffaele Bracale
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