METTERE PORTA
Accontento, o m’auguro di
farlo qui di seguito l’amico G.C. (al solito, motivi di riservatezza mi
impongono di riportar solo le iniziali
di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto di
charigli l’esatto significato e valenza
dell’ espressione napoletana in
epigrafe,datatissima, ma molto usata un
tempo e che oggi si puó cogliere solo
sulle labbra di pochi napoletani d’antan, che ancóra ne abbiano memoria. Gli ò
cosí significato: L’espressione di cui mi chiedi, ti confermo che è pressoché
desueta e merita che venga chiarita giacché se ci si fermasse al suo
significato apparente di porre, mettere, appoggiare, sistemare, collocare, posare, situare, un uscio non
se ne intenderebbe il suo sotteso senso, concetto o contenuto; infatti nella
locuzione in esame il verbo mettere è usato per ammantare l’accezione estensiva
di tenere aperto, spalacato di talché [fuor del velame de li versi strani...]
l’espressione consiglia a ,anzi quasi ordina
Ad un ipotetico soggetto , prescrivere, esorta, incoraggia, incita colui cui è
rivolta a non tenere aperto, spalacato l’uscio della propria casa, ma – al
contrario di tenerlo ben serrato, chiuso a doppia mandata, sbarrato,se non
bloccato e ciò non tanto per timore di ladri o malintenzionati, ma per
evitare di ricevere o essere assalito
da seccatori, disturbatori, guastafeste, ficcanaso, impiccioni rompiscatole,adusi
ad entrare nelle dimore altrui per chiedere o petire favori; tutti costoro
vanno assolutamente tenuti lontano ed un ottimo deterrente è imbattersi in una
porta chiusa che nessuno provvede ad aprire.
E qui giunto mi fermo
convinto d’avere esaurito l’argomento,
d’aver adeguatamente risposto all’amico G.C. e spero d’avere altresí interessato i miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est. R.Bracale Brak
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