sabato 20 marzo 2010

AVERE – TENERE – DOVERE

AVERE – TENERE – DOVERE
Questa volta, su precisa richiesta dell’amico dr. Salvatore C. (al solito, per questioni di privatezza mi tocca evitare di indicare per esteso nome e cognome) tenterò di illustrare le voci verbali che rendono in napoletano quelle italiane in epigrafe. Al solito cominciamo col dire delle voci dell’italiano:
avere 1 possedere beni materiali, o anche doti morali, attributi, qualità, titoli e sim.; usato assol., essere ricco in senso materiale: avere due case, pochi soldi, molti libri; avere una bella voce, coraggio, buon cuore; avere un'intelligenza pronta; avere fortuna; avere una laurea; una famiglia che à molto | unito a un compl. oggetto che esprime un'estensione determinata di tempo, indica età, anzianità, oppure stabilisce quanto manca a una scadenza, al verificarsi di un evento: mia figlia à sedici anni; ò ancora una settimana di vacanze; à solo pochi giorni di vita, è nato da pochi giorni, oppure gli restano pochi giorni da vivere | se il compl. oggetto è riferito a persona, indica appartenenza affettiva o anche possesso carnale: à suo figlio e non cerca altri affetti; quell'uomo à avuto molte donne; in altri casi indica la relazione che il nome stesso esprime: à moglie e figli; abbiamo degli amici a Torino; à due segretarie e l'autista | in loc. partic.: avere qualcosa (molto) di qualcuno, di qualcosa, ricordarlo, rassomigliargli un po' (molto); avere qualcuno dalla propria, goderne gli appoggi, il favore; avere dello sciocco, del matto, del maleducato, essere un po', o parecchio, sciocco, matto, maleducato ecc.
2 quando la cosa o la persona che appartiene è determinata predicativamente, piú che indicarne l'appartenenza ne indica la particolare condizione o qualità: à i capelli bianchi; ò un cugino medico; à la macchina che non riesce a partire ' sono assimilabili a quest'uso talune loc. partic.: avere caro qualcuno, qualcosa, esservi affezionato; avere per certo qualcosa, ritenerla certa, esserne sicuro | con determinazioni di luogo, indica collocazione nello spazio: avevo mio fratello accanto; avevamo un albero davanti; à un neo sulla guancia
3 tenere: avere qualcosa in mano, in tasca; à sempre il cappello in testa
4 contenere, comprendere: Roma à piú di tre milioni di abitanti; l'Italia à venti regioni
5 indossare, portare addosso: aveva un abito molto elegante
6 conseguire, ottenere; ricevere; entrare in possesso: avere un incarico, un premio; avere notizie da qualcuno; à avuto due anni di carcere; avrà una parte dell'eredità
7 acquistare, comperare; percepire, riscuotere: à avuto quel mobile per poco; à avuto dieci milioni dalla vendita del terreno
8 sentire, provare; soffrire: avere simpatia per qualcuno; avere voglia di fare qualcosa; avere fame, freddo; avere un peso sullo stomaco
9 in talune loc. il significato del verbo è precisato dal sostantivo che lo segue: avere una notte insonne, passare; avere una vita difficile, vivere; avere luogo, avvenire; avere parte, partecipare; avere timore, temere; avere sembianza, sembrare | talora il sostantivo che determina il significato è introdotto da a o in: avere a mente, ricordare; avere a cuore, essere interessato; avere in animo, essere intenzionato
10 seguito da da (antiq. a) ed un infinito, vale dovere: ò da lavorare tutto il giorno; non ci aveva ad andare; Questo matrimonio non s'à da fare, né domani né mai (MANZONI P. S. I) | il concetto di dovere è implicito in talune loc. costituite da avere e un sostantivo, che si riferiscono a un'azione che si svolgerà nel futuro: avere gli esami, dover sostenerli; avere una riunione, dovere parteciparvi
11 costruito con da e il verbo all'infinito, può anche esprimere la possibilità di compiere un'azione: avere poco da vivere; non avere da mangiare
12 seguito dall'infinito introdotto da a, à valore fraseologico: temo che abbia a essere un insuccesso, che sia, che possa essere; ebbe ad ammalarsi per il dolore, si ammalò | avere, averci (a) che fare con qualcuno, essere in rapporto con qualcuno; vedersela | avere (a) che dire con qualcuno, litigare, avere dei contrasti | non avere (a) che fare, (a) che vedere con qualcuno o qualcosa, non aver somiglianza, rapporto, relazione ||| v. intr. [aus. avere] (antiq. , lett.) con le particelle pronominali ci e vi, solo nella terza persona sing. e pl., equivale a esserci: non v'à motivo; non v'ànno persone.
Quanto all’etimo il verbo avere deriva dal lat. habere.
Anche il napoletano à il verbo avere/avé ( ugualmente dal lat. habere.) ma nel napoletano è usato quasi esclusivamente come verbo ausiliare; in tutte le accezioni (con eccezione della costruzione, mantenuta pure nel napoletano, con il verbo avere seguito da da ed un infinito, vale dovere:à dda magnà, deve mangiare) precedentemente elencate relativamente al verbo avere dell’italiano, in napoletano viene usato il verbo tenére/tené ( che è dal lat. Lat. teníre, corradicale di tendere 'tendere'; a sua volta il verbo tenere (oltre le accezioni suddette) mantiene in napoletano, con eccezione di quelle indicate in appresso da 6 a 10 e quelle relative alla forma riflessiva, le medesime accezioni dell’italiano e cioè: 1 avere qualcosa con sé e stringerla in modo da non lasciarla cadere o sfuggire; reggere: tenere in mano un bastone (tené ‘nu bastone ‘mmano); tenere in braccio un bimbo(tené ‘nu criaturo ‘mbraccio); teneva un sacco sulle spalle(teneva ‘nu sacco ‘ncopp’ê spalle) | tenere il sacco a qualcuno (tené ‘o sacco a quaccheduno), esserne complice | tenere l'anima con i denti, (tené ll'anema cu ‘e diente, (fig.) essere molto malato, stare per morire |
2 mantenere qualcosa o qualcuno in una posizione o in una condizione particolare: tenere le mani in tasca, il cappotto abbottonato, il cappello in testa; tenere la finestra aperta, i libri in ordine; tenere bene i vestiti; tenere il vino al fresco; tenere una vivanda in caldo | tenere stretto, stringere ' tenere qualcosa da conto, conservarla con cura ' tenere qualcosa a mente, a memoria, ricordarla | tenere una pratica sospesa, non evaderla | tenere qualcuno in sospeso, non dargli una risposta definitiva | tenere d'occhio qualcuno, qualcosa, sorvegliarlo | tenere le mani a posto, non percuotere, non toccare, non infastidire | tenere la lingua a posto, non parlar male di o a qualcuno | tenere qualcosa, qualcuno in pugno, (fig.) averlo in proprio potere | tenere a bada qualcuno, dominarlo | tenere buono qualcuno, mantenerselo amico per timore o per calcolo | tenere qualcuno informato, al corrente, informarlo | tenere qualcuno come un cane, trattarlo come un cane | tenere un piede in due staffe, (fig.) barcamenarsi tra due situazioni che dovrebbero essere incompatibili, cercando di trarre profitto da entrambe o di uscirne senza danno
3 mantenere: tenere una nota, (mus.) prolungarne il suono con la voce o con uno strumento; tenere la destra (o la sinistra), procedere lungo il lato destro (o sinistro) di una strada; tenere la rotta, navigare mantenendo la rotta; tenere il mare, di nave, o anche di persona, sopportare bene il mare mosso; l'automobile tiene bene la strada, non sbanda; tenere il posto, occuparlo e conservarlo; tenere il filo del discorso, non divagare | osservare: tenere una regola, la parola; tenere fede a un giuramento; sai tenere un segreto? | tenere le distanze, (fig.) trattare con distacco, far sentire a un inferiore la differenza di grado
4 possedere: non tengo una lira; tengo famiglia
5 conservare qualcosa in proprio possesso, nelle proprie mani, per sé; avere: questo libro non mi serve piú, tienilo; tenere una baby-sitter, averla alle proprie dipendenze | esercitare, gestire, amministrare: tenere una carica pubblica; tenere una trattoria in centro, un banco lotto; tenere il banco, nei giochi di carte, accettare le puntate degli altri giocatori; tenere banco, (fig.) primeggiare in una conversazione tra piú persone | (lett.) ottenere, raggiungere: e tiene un premio / ch'era follia sperar (MANZONI Il cinque maggio)
6 trattenere: lo abbiamo tenuto a pranzo, a dormire da noi; la malattia l'à tenuta a letto tre mesi | non lasciar sfuggire, non dare sfogo; trattenere: tenere il pianto, il riso
7 occupare: le truppe sbarcate tenevano saldamente la spiaggia; il quadro teneva tutta la parete | (poet.) dominare: Tien quelle rive altissima quiete (LEOPARDI La vita solitaria 33)
8 contenere: il fiasco tiene due litri; la platea tiene ottocento spettatori
9 stimare, giudicare: lo tenevo per un amico sincero; tenere qualcuno in molto conto, in poca considerazione; tenere per fermo, per certo qualcosa, esserne convinto | tenere qualcuno in conto, in concetto di, considerare come: Dante teneva Virgilio in conto di maestro
10 organizzare, fare: tenere una conferenza, una lezione | tenere consiglio con qualcuno, consigliarsi con lui | tenere compagnia a qualcuno, passare del tempo insieme a qualcuno per distrarlo, per non farlo annoiare ecc. ||| v. intr. [aus. avere]
1 di una chiusura, di un recipiente, non lasciar uscire il liquido: il rubinetto, il serbatoio non tiene
2 resistere, far buona presa: la corda, i ganci tengono bene; l'àncora tiene | detto di pianta, allignare: un terreno in cui l'olivo non tiene | tenere duro, resistere a oltranza
3 tenere dietro, seguire (anche fig.): le sue lezioni sono cosí difficili che gli allievi non gli tengono dietro
4 parteggiare: tenere dalla parte dei contribuenti | tenere per, a una squadra, fare il tifo per essa
5 dare importanza a qualcosa o a qualcuno (usato anche con la particella pron. intensiva): è uno che tiene alle apparenze; ci tengo molto che tu superi gli esami
6 (non com.) assomigliare a qualcosa o a qualcuno: tiene dal padre; un fenomeno che tiene del miracoloso ||| tenersi v. rifl.
1 attaccarsi, aggrapparsi (spec. con le mani): tienti stretto al manubrio
2 mantenersi in una data condizione o posizione; seguire una data direzione: tenersi in piedi; tenersi pronto, aggiornato; tenersi a destra, a galla | tenersi sulle sue, trattare gli altri con distacco; non dare confidenza a nessuno | tenersi al vento, (mar.) procedere con la nave tenuta il piú possibile sottovento; (fig.) mettersi dalla parte del piú forte | tenersi al largo, (mar.) navigare tenendosi lontano dalla costa | tenersi al largo da qualcuno, qualcosa, (fig.) evitarlo prudentemente
3 trattenersi: mi tenni a stento dal ridere
4 stimarsi, giudicarsi: si tiene un grande uomo; si teneva onorato dell'incarico | anche assol. : chi si tiene è tenuto
5 attenersi: tenersi ai patti, alle regole, alle prescrizioni del medico; tenersi ai fatti, limitarsi all'esposizione dei fatti, senza aggiungere opinioni personali ||| v. rifl. rec. tenersi l'un l'altro: si tenevano per mano.
In particolare il napoletano à alcune frasi tipiche costruite con il verbo tenere:
1)tené a stecchetto= mantenere in economia forzata di cibo, di beni e quant’altro – lesinare; l’espressione prende il via dal modo parsimonioso con cui venivano cibati gli uccellini, imbeccati di piccolissime quantità di cibo mantenuti sull’estremità d’uno stecchetto di legno;
stecchetto s. m. = piccola assicella di legno; etimologicamente si tratta del diminutivo maschile (vedi il suff. etto) di stecco = ramoscello sfrondato e secco; bastoncino sottile e appuntito; (fig.) si dice pure di persona molto magra; la voce stecco è dal longobardo stek= bastone; rammento che in napoletano si registra pure la voce stecchetta di uguale significato ed etimo, ma diminutivo femminile (vedi il suff. etta) di stecco riferito ad un ramoscello sfrondato e secco, ad bastoncino sottile e appuntito leggermente piú grosso di un eventuale stecchetto, secondo il noto criterio che in napoletano si considera femminile un oggetto piú grande del corrispondente maschile (es.: tammurro piú piccolo - tammorra piú grande, tino piú piccolo - tina piú grande, carretto piú piccolo – carretta piú grande, cucchiaro piú piccolo - cucchiara piú grande etc.; fanno eccezione tiano piú grande - tiana piú piccola, caccavo piú grande - caccavella piú piccola. ).

2)tené ‘mmano nell’esortazione tiene ‘mmano!= aspetta, non precipitare nell’azione quasi che l’azione che si stia per eseguire, possa esser cosa da trattenere con le mani;
3)tené mente nell’esortazione di tono dispiaciuto rivolta a qualcuno da cui si chieda o ci si attenda una compartecipazione emotiva: tiene mente!=poni mente, osserva, guarda un po’ciò che succede!; ben diversa la successiva espressione che recita
4)tené a mmente nell’esortazione tiene a mmente!=ricorda esattamente (ciò che dico/ciò che avviene), non dimenticartene: un giorno potrei chiamarti a testimone di tutto ciò che sto dicendo o che sta accadendo.
Rammento infine che con il part. presente agg.le plur. di tené e cioè con teniente plur. di tenente = tenente,anzi con l’iterativo teniente,teniente ci si riferisce al modo di cottura della pasta che occorre far lessare brevemente, senza che si disfaccia e nell’iterazione quasi superlativa teniente teniente vale molto pronti, quasi duretti come cosa che abbia tenuto la cottura evitando di ammollarsi eccessivamente; letteralmente tenente e teniente sono, come ò detto, il participio presente del verbo tené (tenere) che è dal latino teníre, corradicale di tendere 'tendere'.

E veniamo al verbo dovere v. tr. [pres. io dèvo o dèbbo (ant. o poet. dèggio), tu dèvi (ant. o poet. dèi), egli dève (ant. o poet. dè, dèe, dèbbe), noi dobbiamo, voi dovéte, essi dèvono o dèbbono (ant. o poet. dèono, dènno, dèggiono); fut. io dovrò ecc. ; pass. rem. io dovéi o dovètti, tu dovésti ecc. ; congiunt. pres. io dèva o dèbba (antiq. o poet. dèggia), noi dobbiamo, voi dobbiate, essi dèvano o dèbbano (antiq. o poet. dèggiano); cond. pres. io dovrèi ecc. ; manca l'imperativo o è poco usato nelle forme tu devi, egli deve,noi dobbiamo, voi dovete,loro devono; regolari le altre forme dal tema dov-. Come verbo indipendente, si coniuga con l'ausiliare avere; come verbo servile, con l'ausiliare richiesto dal verbo cui si accompagna (p. e. ò dovuto studiare, son dovuto andare), ma talvolta con eccezioni,poco giustificabili, specialmente settentrionali (ò dovuto andare)]
1 avere l'obbligo, la necessità, la convenienza: devi pagare entro domani; dovetti partire; la sentinella non deve abbandonare il suo posto; dovresti pulire la casa | doversi aspettare qualcosa, disporre degli elementi sufficienti per prevedere che una data cosa accada: te lo dovevi aspettare! | devi, dovete sapere che... , formula con cui si incomincia il racconto di un antefatto, si fa una premessa e sim. | comportarsi come si deve, bene, educatamente, in modo corretto; una persona come si deve, per bene, onesta; un lavoro fatto come si deve, secondo le buone regole del mestiere;
2 avere bisogno di fare qualcosa; ritenere opportuno o appropriato: per sentirmi bene, devo dormire molto; vieni, devo parlarti subito; dovresti mangiare di piú
3 stare per, essere in procinto di; avere deciso di fare qualcosa: devo scendere a comperare il giornale; dovevamo fare un lungo viaggio
4 essere necessario: deve piovere, altrimenti le piante seccheranno | la cosa doveva andare cosí, era inevitabile, fatale che si concludesse in questo modo
5 essere probabile, possibile: oggi dovrebbe essere una bella giornata; dev'essere successo quello che mi aspettavo | sembrare, avere l'apparenza: dev'essere una persona istruita
6 in frasi interrogative, esclamative, enfatiche o ipotetiche, può avere valore pleonastico: ma perché dovete sempre discutere?; che debba sempre essere cosí sfortunato?
7 essere tenuto a dare, per legge o per ragioni morali; avere l'obbligo di pagare, restituire; essere debitore (anche fig.): ti devo mille lire; gli dobbiamo infinita riconoscenza; mi devi una spiegazione; dobbiamo a lui se ora siamo a questo punto | dovere avere, essere creditore di qualcosa: quanto devo avere ancora da te?
8 derivare: il Monte Bianco deve il suo nome alle nevi perenni da cui è ricoperto | in forma passiva o pronominale, avere origine: il guasto è dovuto a un corto circuito; a lui si deve questa teoria, questa interpretazione, egli ne è l'autore.
Nel napoletano il verbo dovere manca ed è supplito dalla costruzione con il verbo avere seguito dalla preposizione ‘a (da) e dall’infinito connotante l’azione dovuta: ad es. aggio ‘a purtà ‘sta lettera (devo portare questa lettera), hê ‘a cammenà cchiú chiano! (devi camminare piú lentamente!); la medesima costruzione è usata pure in funzione di futuro che benché sia un tempo esistente nelle coniugazioni dei verbi napoletani è pochissimo usato, per cui ad es. la frase dell’italiano: domani andrò dal barbiere è resa in napoletano con dimane aggi’’a jí a d’’o barbiere piuttosto che con dimane jarraggio a d’’o barbiere e talvolta altrove con il presente in funzione di futuro dimane vaco a d’’o barbiere.
Raffaele Bracale

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