domenica 12 maggio 2013

VULÉ ‘O COCCO AMMUNNATO E BBUONO

VULÉ ‘O COCCO AMMUNNATO E BBUONO Questa volta rispondo ad una richiesta fattami da un caro amico, quel G.D.N.,del quale per problemi di riservatezza posso solo indicare le iniziali di nome e cognome, amico che è uno dei miei abituali ventiquattro lettori e che spesso si sofferma a leggere le mie paginette sparse qua e là e mi à chiesto spiegazione dell’espressione in epigrafe. Dico súbito che si tratta di una divertente espressione che fu antica nel suo significato originario casto ed ironico, ma che fu poi letta successivamente (anni postbellici) attribuendole un senso sarcastico, furbesco se non volgare. Illustro dapprima il significato originario casto ed ironico,per poi soffermarmi sul significato furbesco. In primis ed ad litteram l’espressione si traduce : volere l'uovo sgusciato e buono ( id est: pronto per esser mangiato). Detto ironicamente di chi sia cosí tanto scansafatiche, poltrone, lavativo da non volersi impegnare neppure nei piú piccoli lavori e preferisca esser servito di tutto punto; nella fattispecie il cialtrone di turno non intende sottostare neppure alla risibile fatica di sgusciare un uovo bollito... Il cocco della locuzione in effetti non è il frutto della pianta tropicale, ma semplicemente l'uovo che, con voce gergale fanciullesca, è chiamato cocco richiamandosi al verso della gallina; l'aggettivo buono unito al precedente aggettivo ammunnato (mondato,sgusciato)è usato in questa e simili costruzioni( es.:cuotto e bbuono, pronto e bbuono) del parlar napoletano non per significare la bontà del sostantivo cui è riferito, quanto per designare l'immediata fruibilità del medesimo sostantivo di riferimento; qui nel caso dell'uovo, una volta che sia mondato del guscio, viene buono per esser súbito mangiato. E passiamo ad illustrare il significato furbesco che fu attribuito all’espressione negli anni postbellici (1944 e ss.) allorché a seguito dell’intervento liberatorio degli alleati anglo-americani la città di Napoli fu invasa da militi cui in cambio di poche am-lire, generi di prima necessità (pane, pasta, cioccolato, grasso alimentare etc.) e/o generi di voluttà (liquori, tabacchi etc.), le giovani e meno giovani donne popolane si concedevano;orbene atteso che nel linguaggio gergale dei militi anglo-americani il membro maschile è détto cock (lètto in napoletano cocco atteso che l’idioma napoletano rifugge da sostantivi terminanti per consonante e – nel caso lo siano – è d’uso adattarli con la paragoge d’ una vocale finale (a/e/o) di timbro evanescente) ecco che con l’espressione vulé ‘o cocco ammunnato e bbuono… non ci si riferí piú a chi fosse cosí infingardo da non voler neppure accollarsi la fatica di sgusciare un uovo,ma ci si riferí piuttosto a quelle tali sfacciate popolane che pur di ottenere qualche lira e generi di vettovagliamento per sé e la propria famiglia non disdegnavano di concedersi anche in assenza di qualsiasi protezione: condom, profilattico, guanto che fósse e l’espressione vulé ‘o cocco ammunnato e bbuono… venne intesa appunto volere il fallo, l’asta (anche) nudo di protezione...incurandosi del pericolo di infezioni e/o gravidanze indesiderate; in tale nuova accezione poi l’espressione venne riferita a chiunque, pur di ottenere qualcosa, non mettesse in conto pericoli o insidie, azzardi,incognite; va da sé che in tale seconda lettura il termine cocco non fu piú voce onomatopeica richiamante il verso della gallina, per indicare l'uovo, ma fu l’aperta palese corruzione/adattamento – come ò détto - dell’inglese cock = membro maschile. E con questo penso proprio d’avere esaurito l’argomento e d’avere contentato l’amico G.D.N., ed interessato qualcuno dei miei ventiquattro lettori per cui faccio punto fermo con il consueto satis est. Raffaele Bracale

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