domenica 26 gennaio 2020

ARREDUCERSE


ARREDUCERSE

Questa volta,su sollecitazione dall’amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive) mi  occupo  del verbo napoletano in epigrafe e delle locuzioni ad esso collegate.
Comincio col dire che arreducerse è la forma riflessiva del verbo arreducere/arredurre [dal lat. ad+reducere→arreducere] che vale ridurre, trasformare, rendere diminuito, convertire, cambiare in peggio e nella forma riflessiva ridursi, ritrovarsi, conciarsi male ed in tale forma riflessiva il verbo ricorre in alcune icastiche locuzioni che qui di sèguito illustro:
1) ARREDUCERSE COMM’Â LAMPA D’’O SALVATORE che ad litteram è: ridursi come la lampada (ad olio, in uso nelle chiese cattoliche  accanto al tabernacolo)di Gesú Salvatore . Id est:ridursi emaciato, magro, smunto, scarno, scheletrico, quasi diafano in una parola in tal pessimo stato da potersi assomigliare alla tenue tremolante fiamma della lampada alimentata ad olio, posta accanto al tabernacolo.
Lampa[dal nom. lat. lampa] s.vo.fle a)in primis: lampada b) per traslato piccola quantità di vino bevuta d’un sorso c) per estensione semantica falò.
Locuzione analoga a questa testé esaminata è quella che suona
2) ARREDUCERSE COMM’A SSANTU LAZZARO che ad litteram vale: ridursi come un san Lazzaro. Id est: ridursi, nello stato fisico, cosí a mal partito da apparire simile quasi all’affamato e piagato mendicante protagonista   dI una  parabola di Gesú riportata  nel Vangelo secondo Luca (16,19-31). Questo Lazzaro che pietiva cibo ai piedi della tavola del ricco Epulone, mentre i cani gli leccavano le piaghe non è dunque quel Lazzaro di Betania biblico fratello di Marta e Maria, il quale morto venne risuscitato dall’ amico  Gesú (Giovanni 11,1-45).
Rammento qui che nessuno dei due Lazzaro fu mai santificato dalla Chiesa Cattolica e solo  la fertile fantasia del popolo napoletano, forse a motivo delle sofferenze patite dall’affamato e piagato mendicante, lo à elevato a gli onori dell’altare sia pure nella locuzione in esame. Andiamo oltre:
3) ARREDUCERSE ‘NCOPP’A N’ASTECO che ad litteram vale: ridursi (a vivere) su di un solaio. Id est: star cosí a mal partito economicamente da non potersi permettere il lusso di una abitazione sia pure in fitto ed esser costetto a dimorare all’aperto sul terrazzo di una casa.
Asteco s.vo m.le  [dal greco óstrakon = coccio] il solaio di copertura delle case, solaio che anticamente era formato con cocci di anfore e/o abbondante lapillo vulcanico ammassati all'uopo e poi violentemente percossi con appositi martelli al fine di grandemente compattarli e renderli impermeabili alle infiltrazioni di acqua piovana. Ed eccoci infine a
4) ARREDUCERSE CU ‘O CORE A CCHIETTA che ad litteram vale: ridursi con il cuore a coppia  Id est: addolorarsi, affliggersi,sentirsi  angosciato quasi come il cuore sia allo  stato dei fichi aperti per metà, essiccati e riuniti a coppie; il logorio cui è sottoposto il fico in tale tipo di lavorazione induce a ritenerlo addolorato, afflitto,quasi angosciato come il cuore di chi stia sofferndo.
Chietta s.vo f.le [dal lat.volg. (ap)plicitu→plictu-m→chietta]  a)in primis coppia, paio, pariglia; b)per estensione semantica  brigata, combriccola, comitiva.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato qualcun altro  dei miei ventiquattro lettori e  chi  forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale


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