mercoledì 20 maggio 2020

METTERE PORTA


METTERE PORTA
Accontento, o m’auguro di farlo qui di seguito l’amico G.C. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto di charigli l’esatto  significato e valenza dell’ espressione napoletana  in epigrafe,datatissima, ma  molto usata un tempo e che oggi  si puó cogliere solo sulle labbra di pochi napoletani d’antan, che ancóra ne abbiano memoria. Gli ò cosí significato: L’espressione di cui mi chiedi, ti confermo che è pressoché desueta e merita che venga chiarita giacché se ci si fermasse al suo significato apparente di porre, mettere, appoggiare, sistemare, collocare, posare, situare, un uscio non se ne intenderebbe il suo sotteso senso, concetto o contenuto; infatti nella locuzione in esame il verbo mettere è usato per ammantare l’accezione estensiva di tenere aperto, spalacato di talché [fuor del velame de li versi strani...] l’espressione consiglia a ,anzi quasi  ordina Ad un ipotetico soggetto , prescrivere, esorta, incoraggia, incita colui cui è rivolta a non tenere aperto, spalacato l’uscio della propria casa, ma – al contrario di tenerlo ben serrato, chiuso a doppia mandata, sbarrato,se non  bloccato e ciò non tanto per timore di ladri o malintenzionati, ma per evitare di ricevere   o essere assalito da seccatori, disturbatori, guastafeste, ficcanaso, impiccioni rompiscatole,adusi ad entrare nelle dimore altrui per chiedere o petire favori; tutti costoro vanno assolutamente tenuti lontano ed un ottimo deterrente è imbattersi in una porta chiusa che nessuno provvede ad aprire.
E qui giunto mi fermo convinto d’avere esaurito l’argomento,  d’aver adeguatamente risposto all’amico G.C.   e spero d’avere altresí interessato  i miei consueti ventiquattro lettori.
Satis est. R.Bracale Brak

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