PUBBELLA
Anche
questa volta ci troviamo a parlare d’un vecchissimo vocabolo (fine XVII sec.)
completamente desueto e quasi scomparso che si può ritrovare esclusivamente nel
parlato di qualche vecchissimo napoletano aduso al linguaggio popolare se non
plebeo.
Diciamo
súbito che con la voce in epigrafe i popolani napoletani tra la fine del 1800
ed i primi del 1900 indicarono il secchio
per l’immondizia, la pattumiera domestica.
Per
comprendere la nascita e la formazione di tale vocabolo dell’idioma napoletano, occorrerà fare un passo
all’indietro nella storia d’Europa e risalire al 1884, allorché il prefetto di Parigi,
Eugenio Poubelle, obbligò i parigini a procurarsi 3 scatoli o secchi per i loro
rifiuti: uno per le materie bio-degradabli, uno per gli stracci e la carta ed
un altro per il vetro, i cocci di terraglia ed i gusci delle ostriche...
Riciclatore ante litteram, monsieur Poubelle non immaginava allora che i secchi
per i rifiuti sarebbero veramente entrati nelle case degli europei soltanto dopo
la seconda guerra mondiale!
In Italia
invece Napoli ebbe anche tale primato e già fin dalla fine del 1800 adottò,sotto
la deprecata [( ovviamente) per i malevoli
a digiuno di storia patria...] dinastia del Borbone sebbene senza intenti
riciclatori,il secchio, anzi i secchi
per la spazzatura domestica
dandogli il nome di pubbella,
dritto per dritto dal cognome del sig. Eugenio Poubelle che ne aveva imposto
l’uso.
Oggi
che Napoli e
Precisazione
Non leva e non mette se
alla fine del 18oo quando monsieur
Poubelle instituí a Parigi la raccolta differenziata, copiata poi a Napoli, da noi si fossero insediati gli
invasori piemontesi,per cui (come dice qualche giacobino
risorgimentalista) il merito dell’idea
della raccolta differenziata spetterebbe a loro e non al Borbone; non leva e
non mette perché i curatori della cosa pubblica napoletana erano, negli anni
1861 e ss., i medesimi amministratori
del tempo del Borbone, vendutisi però a
gli italiani invasori, ma conservando le idee ed i comportamenti voluti
sotto Ferdinando II e Francesco II di
Borbone.
Raffaele Bracale
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