sabato 30 aprile 2011

VARIE 1137

1.PARE 'A VARCA 'E MASTU TTORE:A POPPA CUMBATTEVANO E NUN 'O SAPEVANO A PRORA...
Sembra la barca di mastro Salvatore: a poppa combattevano e lo ignoravano a prua - Cioè:il massimo della disorganizzazione!...
2.MAZZE E PANELLE, FANNO ‘E FIGLIE BBELLE..., PANELLE SENZA MAZZE, FANNO ‘E FIGLIE PAZZE!
Botte e cibo saporito, fanno i figli belli, cibo senza percosse fanno i figli matti! - Cioè: nell'educazione dei figli occorre contemperare le maniere forti con quelle dolci.
3.CHI S'ANNAMMORA D''E CAPILLE E D''E DIENTE, S'ANNAMMORA 'E NIENTE...
Chi si lascia conquistare dai capelli e dai denti, s'innamora di niente, perché capelli e denti sono beni che sfioriscono presto..
4.CHIAGNERE CU 'A ZIZZA 'MMOCCA...
Piangere con la tetta in bocca - Cioè: essere incontentabili; piangere ingiustificatamente.
5.GUÀLLERE E PPAZZE, VENONO 'E RAZZA...
(Nell’inteso popolare) Ernie e pazzia sono ereditarie(non si possono eludere).Probabilmente si dovette un tempo riscontrare qualche coincidenza di ernia e/o pazzia in soggetti del medesimo ceppo familiare e si generalizzò la faccenda...
6.'E FESSE SO' SEMPE 'E PRIMME A SE FÀ SÈNTERE...
I fessi son sempre i primi a parlare - cioè: gli sciocchi sono sempre i primi ad esprimere un parere...
7.DICETTE PULICENELLA:'A MEGLIA MMEDICINA? VINO 'E CANTINA E PURPETTE 'E CUCINA...
Disse Pulcinella:La miglior medicina? vino stagionato e polpette fatte in casa...
8. ESSERE SEMPE CAZZA E CUCCHIARA CU QUACCHUNO
Letteralmente: essere sempre cazza e cucchiaia con qualcuno; id est: aver rapporti cosí indissolubili con qualcuno fino a formar quasi un tutt’uno con lui alla stregua della cazza (contenitore della malta) che i muratori usano sempre in uno con la cucchiara (cazzuola), ed essa cazzuola è conservata a sera, al termine del lavoro nella cazza, per modo che sia facilmente reperita al mattino successivo quando si riprende il lavoro; per traslato la locuzione è usata nei confronti di tutti coloro che sceltosi un amico o un compagno non si separano da lui che per brevissimo lasso di tempo.
La cazza come ò accennato fu in origine un recipiente per lo piú di ferro, provvisto di manico, nel quale si fondevano i metalli , poi indicò ed ancóra indica quel contenitore ,quel secchio di ferro in cui i muratori usano impastare malta e/o calcina; la voce è dal lat. tardo cattia(m), da collegarsi al gr. kyathos 'coppa, tazza'; la voce è usata piú spesso in italiano che in napoletano dove il suddetto contenitore è chiamato piú acconciamente cardarella diminutivo adattato di caldara→cardara= caldaia = in origine recipiente metallico in cui si fa bollire o cuocere qualcosa e poi estensivamente ogni capace recipiente metallico atto a contenere materiali caldi o freddi; caldara→cardara è voce derivata del latino tardo caldaria(m), deriv. di calidus 'caldo'.
Poiché, come ò detto, la voce cazza è poco nota e usata a Napoli accade che l’espressione in epigrafe venga talvolta impropriamente enunciata come Essere cazzo e cucchiara con un accostamento erroneo ed inconferente non essendovi certamente nessun nesso tra il membro maschile e la cucchiara= cucchiaia, cazzuola che è appunto la mestola che usano i muratori per prelevar la calcina o malta dalla cazza distribuendola e pareggiandola su muri e/o mattoni; cucchiara è di per sé il femminile di cucchiaro con etimo dal latino cochlearju(m) con normale semplificazione - di rj→r e chiusura di o in u in sillaba atona; cucchiaro è stato reso femminile appunto per indicare, come già dissi altrove, un oggetto più grande del corrispondente maschile (es.: tammurro più piccolo – tammorra più grande, tino più piccolo – tina più grande etc.);ugualmente è erroneo stravolgere l’espressione in epigrafe in (come pure talvolta m’è occorso d’udire) Essere tazza e cucchiara , atteso che la tazza , per grande che possa essere (fino a diventar una ciotola) potrebbe procedere di conserva con un cucchiaino (tazza da caffè) al massimo con un cucchiaio (tazza/ciotola da caffellatte) mai con una cucchiara (cazzuola).
sempe= sempre, senza interruzione, senza fine (indica una continuità ininterrotta nel tempo): con etimo dal lat. semper con atipico troncamento della consonante finale r in luogo dell’atteso raddoppiamento rr e paragoge di una vocale semimuta finale (e/o) come altrove tramme←tram, bisse←bis, barre←bar, autobbusse←autobus.
quaccuno = qualcuno, pronome indefinito forma sincopata di quaccheduno che è derivato da un qual(is) qui(=che) con assimilazione regressiva quacche + et unus ( = ed uno) donde quacc(hed)uno→quaccuno.
9.STAMMO ASSECCANNO 'O MARE CU 'A CUCCIULELLA...
Stiamo prosciugando il mare con la conchiglia - Cioè: ci siamo imbarcati in un'impresa impossibile...
10.ARROSTERE 'O CCASO CU 'O FUMMO D''A CANNELA.
arrostire il formaggio con il fumo di una candela - cioè:tentare di far qualcosa con mezzi inadeguati.
11.'A MALA NUTTATA E 'A FIGLIA FEMMENA.
La notte travagliata e il parto di una figlia - cioè: Le disgrazie non vengono mai sole.
12.NUN TENÉ MANCO 'A CAPA 'E SI' VICIENZO.
Non aver nemmeno la testa del sig. Vincenzo. Cioè:esser poverissimo. 'a capa 'e si' Vicienzo è la corruzione dell'espressione latina:caput sine censu ovverossia:persona senza alcun reddito, persona che pertanto non pagava tasse.
13.DICETTE MUNSIGNORE Ô CUCCHIERE:"VA' CHIANO , CA VACO 'E PRESSA!"
Disse il monsignore al suo cocchiere:"Va' piano, ché ò premura!" Ossia:la fretta è una cattiva consigliera
14.CHI D'AUSTO N'E' VESTUTO, 'NU MALANNO LL'E' VENUTO
Chi alla fine dell' estate non si copre bene, incorrera' in qualche malattia...cioè:occorre sempre esser previdenti
15.SENZA DENARE NUN SE CANTANO MESSE.
Senza denaro non si celebrano messe cantate. Cioé: tutto à il suo prezzo.
16.A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE.
Nel cartoccetto conico pieno entra poco pepe. Cioè: chi è sazio non può riempirsi di piú(in tutti i sensi)
17.GIACCHINO METTETTE 'A LEGGE E GIACCHINO FUJE 'MPISO.
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso: Con riferimento a Gioacchino Murat ucciso a Pizzocalabro in attuazione di una norma da lui stesso dettata
18.A ALDARE SGARRUPATO NUN S'APPICCENO CANNELE.
Ad altare diruto non si portano ceri accesi. - Figuratamente: Non bisogna corteggiare donne anziane.
19.SI LL'AUCIELLE CANUSCESSERO 'O GGRANO, NUN NE LASSASSERO MANCO N' ACENO!
Se gli uccelli conoscessero il grano, non ne lascerebbero un chicco! - Cioè: se gli uomini fossero a conoscenza di tutti i benefici che la vita offre, ne approfitterebbero sempre.
20.DICETTE PULICENELLA: PE MARE NUN CE STANNO TAVERNE.
Disse Pulcinella: In mare non vi sono ripari.
21. QUANNO TE MIETTE 'NCOPP' A DDOJE SELLE, PRIMMA O POJE VAJE CU 'O CULO 'NTERRA.
Quando ti metti su due selle, prima o poi finisci col sedere in terra. Id est: il doppio gioco alla fine è sempre deleterio
22.'E FATTE D' 'A TIANA 'E SSAPE 'A CUCCHIARA.
Letteralmente:i fatti della pentola li conosce il mestolo. La locuzione sta a significare che solo gli intimi possono essere a conoscenza dell'esatto svolgimento di una faccenda intercorsa tra due o piú persone e solo agli intimi di costoro ci si deve rivolgere se si vogliono notizie certe e circostanziate. La locuzione è anche usata da chi non voglia riferire ad altri notizie di cui sia a conoscenza.
Brak

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