sabato 9 aprile 2011

VOCI VARIE

janara s.vo f.le è la strega, la megera,ma pure una donna plebea brutta e malefica; etimologicamente pare essere un derivato, come penso e reputo, del nome della dea pagana Diana(m), non manca però chi pensa ad una derivazione da (r)janara forma metatetica di irana/iranara = granata coperta di peli di capra;il s.vo in esame usato quale epiteto è spesso accompagnato dall’ aggettivo catarossa= affetta da catarro e dunque janara catarrosa vale letteralmente: strega affetta da catarro e dunque sporca, lercia; la voce catarrosa è un denominale di catarro che è dal tardo lat. catarrhu(m), che è dal gr. katárrous, deriv. di katarrêin 'scorrere giú; altrove l’espressione usata è janara cecagnòla o scazzata letteralmente strega, megera,quasi cieca o cisposa; cecagnòla = guercia; nell’immaginario comune l’esser guercio o come il successivo, l’esser cisposo è di persona (specie se donna) volgare, laida, sporca, falsa ed inaffidabile, tendente alla cattiveria; l’etimo di cecagnola risulta un deverbale di cecà/cecare dal lat. caecare, mentre la voce scazzata = cisposa, da scaccolare è un aggettivo da un participio passato dell’infinito scazzà = scaccolare, liberar gli occhi dalle caccole che formano il cispo (in napoletano scazzimma da un lat.volgare caccita; non si può però escludere che il verbo scazzà derivi da un basso latino ex-cacare composto di cacare)


‘ndilone s.vo ed ag.vo m.le e solo m.le voce non segnatamente partenopeo, ma d’uso provincialeneologismo usato se non creato da Maria Orsini Natale (Torre Annunziata, 19 Marzo 1928 – Torre Annunziata, †11 Novembre 2010) scrittrice italiana che l’à usato nel suo romanzo d’esordio del 1995 Francesca e Nunziata; la voce in esame risulta usata solo dalla scrittrice e da nessun altro autore, né passato, né contemporaneo,ma presente nel parlato torrese ; dall’uso fattone dalla Orsini Natale la voce vale: giovane bellissimo ed affascinante ancorché sfaticato, sfaccendato, fannullone, scansafatiche, ozioso, indolente, pigro,poltrone;etimologicamente, infatti, la voce appare essere un metaplasmo aferetico marcato, quale degradazione semantica, sul nome proprio Endimione→’ndimione→’ndilione; Endimione fu un personaggio mitologico figlio di Zeus e della ninfa Calice, giovane bellissimo ed affascinante era stato condannato dallo stesso Zeus ad un sonno continuo per punirlo d’una presunta tresca con Era; Selene, la dea della Luna, se ne innamorò, dopo averlo visto dormiente sul monte Latmo. Pur di poterlo andare a trovare ogni notte, Selene gli diede un sonno ed una giovinezza eterna.
Tuttavia, come ò accennato, la voce, abbondantemente desueta pare fosse in uso nella provincia napoletana(segnatamente a Torre Annunziata), prendendo a riferimento esclusivamente la condanna subíta da Endimione e non anche la sua avvenenza fisica, nella sola accezione negativa di persona perennemente addormentata ed fu riferita segnatamente a persone alte, dinoccolate, ma dall’aria svogliata, pigra, fiacca, inetta, inattiva, lenta; a Napoli per indicare la medesima cosa s’usa la voce
battilocchio s.vo ed ag.vo m.le e solo m.le denota
1la persona alta, dinoccolata, ma dall’aria svogliata, pigra, fiacca, inetta, inattiva, lenta;
2lo stupido che inceda quasi, con tutte le inevitabili, dure conseguenze negative, ad occhi chiusi, anzi bendati; originariamente il battilocchio etimologicamente dal francese: battant l’oeil fu una cuffia da donna, ampia cuffia le cui falde ricadevano sugli occhi; in seguito con la parola battilocchio si finí per indicare in una sorta di sineddoche, (piú che la cuffia) chi la indossasse, anche se lasciandosi trasportar dalla desinenza maschile si appioppiò all’uomo e non alla donna (che pure indossava la cennata cuffia) il termine battilocchio;

riccopelone/riccopellone s.vo ed ag.vo m.le e solo m.le
vale: uomo grandemente facoltoso, danaroso,agiato, che possiede grandi ricchezze e le ostenti o le usi in danno dei poveri.
Si tratta di voce popolare in uso soprattutto nel parlato; etimologicamente è l’agglutinazione d’una voce biblica (Vangelo
) ricco epulone→ricco(e)pulone→riccopelone attestato anche come riccopellone con raddoppiamento espressivo della consonante laterale alveolare (l). Il ricco epulone è con il mendicante Lazzaro (da non confondere con il Lazzaro di Betania fratello di Marta e Maria, risuscitato da Gesú) il protagonista di una parabola di Gesú raccontata solamente nel Vangelo secondo Luca 16,19-31, parabola nella quale si pongono a confronto la grande ingenerosa ricchezza dell’Epulone e la sofferenza indigente del mendicante Lazzaro. Di per sé la voce epulone è un s.vo m.le che, con etimo dal lat. epulone(m), deriv. di epulum 'banchetto'. indicò
1 nell'antica Roma, ciascuno dei membri del collegio sacerdotale incaricato di organizzare un convito solenne in occasione dei sacrifici in onore di Giove Capitolino
2 persona ricca ed egoista,ghiottone, mangione.
Brak

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