mercoledì 9 agosto 2017

VARIE 17/803




1.A CCHI NUN TÈNE FIGLIE NUN CE JÍ NÈ PPE DDENARE, NÈ PPE CCUNZIGLIE.
Non andare né a chiedere prestiti, né consigli da chi non abbia figli.
Id est: Chi non à figli non può capire i problemi o le necessità altrui.
2.A CCHI PARLA ARRETO, 'O CULO LLE RISPONNE.
Letteralmente: a chi parla alle spalle gli risponde il sedere. La locuzione vuole significare che coloro che parlano alle spalle di un individuo, cioè gli sparlatori, gli spettegolatori meritano come risposta del loro vaniloquio una salve di peti.
3.A CCHI PAZZEA CU 'O CIUCCIO, NUN LLE MANCANO CAUCE
A chi gioca con un asino, non mancheranno i calci
Id est: chi pratica ambienti o esseri cattivi o malfidati, dovrà subirne le immancabili conseguenze.
4.A CCHI PIACE  LLU SPITO, NUN PIACE LA SPATA.
Ad litteram: a chi piace lo spiedo, non piace la spada. Id est: chi ama le riunioni conviviali(adombrate - nel proverbio - dal termine "spito" cioè spiedo), tenute intorno ad un desco imbandito, è di spirito ed indole pacifici, per cui rifugge dalla guerra (la spata cioè spada del proverbio).
5.A CCHI SE FA PUNTONE, 'O CANE 'O PISCIA 'NCUOLLO...
Letteralmente: chi si fa spigolo di muro,cantonata di via, il cane gli minge addosso. È l'icastica e piú viva trasposizione dell'italiano: "Chi si fa pecora, il lupo se la mangia" e la locuzione è usata per sottolineare i troppo arrendevoli comportamenti di coloro che o per codardia o per ingenuità, non riescono a farsi valere.
6.A CCHI TROPPO PARLA, 'A LENGUA SE SECCA
A chi parla troppo gli si asciuga la lingua
Id est: chi troppo parla finisce per dire sciocchezze.
Brak

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