M’AVISSE VISTO CU ‘E FFIBBIE ‘NCOPP’Ê SCARPE?
Mi è stato chiesto, via e-mail, dal caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrargli il significato della locuzione in epigrafe. Gli ò cosí risposto:
Si tratta di una datatissima, ma icastica locuzione ironica interrogativa ancorché desueta e che solo qualche napoletano d’antan rammenta e talora usa, risalente alla prima metà del 1800; ad litteram vale: “Mi avessi visto (calzare) scarpe fornite di fibbie d’argento?” id est: Mi ritenessi cosí vecchio, intontito e credulone da potermi confondere con uno di quegli annosi eleganti, canuti signori che usavano indossare ancóra calzoni al ginocchio, lunghe calze di seta e lucidissime scarpe provviste di fibbia d’argento e si aggiravano per Napoli nell’ultima metà del 1700 ai quali si poteva raccontar qualnque cosa ed esser certi che, resi confusi, turbati, frastornati, istupiditi dall’età avanzata avrebbero creduto a tutto? Bada non sono uno di quelli ed a me non puoi raccontar frottole, sciocchezze,fandonie o fole; checché tu dica, non ci crederò mai!
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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