TIMORE PAURA SPAVENTO
L’idea di queste paginette nacque all’indomani d’un mio
incontro con l’amico N.C.(i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) al quale contestai il fatto che nella lingua
italiana le voci in epigrafe sono spessissimo usate quali sinonimi, essendo
ormai invalso l’uso (anche per colpevole neghittosità (per evitar di parlare di
ignoranza…) della classe insegnante) di non far distinzioni e di non insegnare
ai discenti che esistono sottili differenze tra i significati termini suddetti, differenze che invece
esistono e sono sostanziali attesa la graduazione e/o intensità del sentimento
o sensazione che accompagna or l’uno or l’altro termine; uguale se non
maggiori la graduazione e/o intensità
del sentimento o sensazione che connotano le voci napoletane che ripetono
quelle dell’epigrafe. Cercherò con le pagine che seguono di convincere del mio
assunto l’amico N. C. e qualche altro dei miei ventiquattro lettori. Cominciamo
con le voci dell’italiano:
Timore= s. m.
1 contenuto sentimento di ansia, di apprensione, di preoccupazione, di trepidazione o di incertezza che si prova davanti a un pericolo o a un danno vero o supposto; preoccupazione, trepidazione: il timore degli esami, delle malattie; aveva timore di non essere promosso; era in gran timore per il suo ritardo; vivere tra continui timori; avere l'animo diviso tra la speranza e il timore; provare, incutere timore; timor panico, panico.
2 sentimento di rispetto e soggezione: i ragazzi ànno timore dei professori | timore reverenziale, sentimento che si prova nei riguardi di persone alle quali si sia legati da particolare e profonda deferenza
3 timore di Dio, (teol.) sottomissione e reverenza fiduciosa dell'uomo verso Dio, che costituisce uno dei sette doni dello Spirito Santo ' essere senza timor di Dio, (fig.) essere spregiudicato, senza scrupoli.
1 contenuto sentimento di ansia, di apprensione, di preoccupazione, di trepidazione o di incertezza che si prova davanti a un pericolo o a un danno vero o supposto; preoccupazione, trepidazione: il timore degli esami, delle malattie; aveva timore di non essere promosso; era in gran timore per il suo ritardo; vivere tra continui timori; avere l'animo diviso tra la speranza e il timore; provare, incutere timore; timor panico, panico.
2 sentimento di rispetto e soggezione: i ragazzi ànno timore dei professori | timore reverenziale, sentimento che si prova nei riguardi di persone alle quali si sia legati da particolare e profonda deferenza
3 timore di Dio, (teol.) sottomissione e reverenza fiduciosa dell'uomo verso Dio, che costituisce uno dei sette doni dello Spirito Santo ' essere senza timor di Dio, (fig.) essere spregiudicato, senza scrupoli.
4(estens.)
paura, turbamento; dubbio, incertezza, perplessità.
Quanto all’etimo è voce dal lat. timore(m), deriv. di
timíre 'temere'.
paura= s. f.
1 sensazione inquietante che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato: aver paura; prendersi una bella paura; diventare pallido, bianco per la paura; tremare di paura; avere paura della morte, di morire | essere morto, mezzo morto di paura, essere spaventatissimo | mettere, far paura a qualcuno, spaventarlo | avere una paura del diavolo, grandissima; brutto da far paura, bruttissimo | niente paura!, non aver paura!, esclamazioni con cui s'incoraggia qualcuno | aver paura della propria ombra, (fig.) spaventarsi per niente, aver timore di tutto.
2 (estens.) timore, preoccupazione; presentimento: ò paura che perderemo il treno.
1 sensazione inquietante che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato: aver paura; prendersi una bella paura; diventare pallido, bianco per la paura; tremare di paura; avere paura della morte, di morire | essere morto, mezzo morto di paura, essere spaventatissimo | mettere, far paura a qualcuno, spaventarlo | avere una paura del diavolo, grandissima; brutto da far paura, bruttissimo | niente paura!, non aver paura!, esclamazioni con cui s'incoraggia qualcuno | aver paura della propria ombra, (fig.) spaventarsi per niente, aver timore di tutto.
2 (estens.) timore, preoccupazione; presentimento: ò paura che perderemo il treno.
Quanto all’etimo è voce dal lat. pavore(m) 'timore', con cambiamento di
suffisso.
spavento s. m.
1 paura violenta e improvvisa, causata dalla sensazione o dalla vista di un pericolo o di un danno: fare, mettere, incutere spavento; provare spavento; essere preso da (o dallo) spavento; tremare, morire di spavento ' (iperb.) preoccupazione, apprensione o anche impressione negativa, spiacevole: l'idea di viaggiare con questo tempo mi mette spavento; una persona brutta, magra da far spavento
2 (estens.ed è il caso che ci occupa ) grandissimo timore, eccezionale preoccupazione;
1 paura violenta e improvvisa, causata dalla sensazione o dalla vista di un pericolo o di un danno: fare, mettere, incutere spavento; provare spavento; essere preso da (o dallo) spavento; tremare, morire di spavento ' (iperb.) preoccupazione, apprensione o anche impressione negativa, spiacevole: l'idea di viaggiare con questo tempo mi mette spavento; una persona brutta, magra da far spavento
2 (estens.ed è il caso che ci occupa ) grandissimo timore, eccezionale preoccupazione;
3(fam.) persona o cosa molto brutta: quel vestito è uno
spavento
4(vet.) malattia dei cavalli per cui il moto delle zampe posteriori non è coordinato con quello delle anteriori.
4(vet.) malattia dei cavalli per cui il moto delle zampe posteriori non è coordinato con quello delle anteriori.
Etimologicamente è un deverbale di spaventare che è dal lat. volg. *expaventare, intensivo del
class. expavíre 'impaurirsi'.
Come mi pare d’aver dimostrato v’è una graduazione tra i tre
termini esaminati che perciò andrebbero
usati scegliendo opportunamente secondo l’intensità del sentimento o sensazione
provati ,partendo dal timore, passando per la paura e giungendo infine allo
spavento senza fare di ogni erba un fascio.
Ma queste sono pedanterie o sottigliezze che erano insegnate dai docenti di mezzo secolo fa;
quelli di oggi o non le sanno (per non averle colpevolmente apprese) o se ne
impipano ed evitano trasmetterle ai
discenti, e forse il mio dire risulta essere un inutile parlare al vento. Ma completerò
l’argomentare!
Andiamo oltre e passiamo alle voci del napoletano che
ordinerò in ordine di graduazione partendo dalle voci che ripetono l’italiano
timore, passando per quelle che ripropongono
la paura e giungendo infine a quelle
che riproducono lo spavento;
per rendere il timore
abbiamo:
cacarella, s.vo f.le letteralmente vale:diarrea ma per metonimia di causa ed effetto vale timore,turbamento, incertezza quanto
all’etimo è un deverbale di cacare/cacà (dal lat. cacare=defecare) con il suffisso f.le ella;
cacavessa, s.vo f.le letteralmente vale, come la voce precedente:diarrea,ma per metonimia di causa ed
effetto vale timore,turbamento, trepidazione, ansia; quanto
all’etimo è un deverbale di cacare/cacà (dal lat. cacare=defecare) addizionato del
sostantivo vessa (peto non rumoroso)
voce deverbale del lat. tardo vissire
'fare peti';
felatorio/felatiello s.vi
m.li che letteralmente valgono:
intrigo, minaccia raggiro, ma per
metonimia di causa ed effetto valgono trepidazione, intimorimento, apprensione,
agitazione, inquietudine; quanto
all’etimo, ambedue i termini son
deverbali di filare/filà= tessere, tramare (raggiri);
per rendere la paura abbiamo:
pavura, s. f.
voce che ripete tutti i significati della corrispondente voce
dell’italiano paura
1 sensazione inquietante che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato: tené pavura; pigliarse ‘na bbella pavura; deventà janco p’ ‘a pavura; tremmà ‘e pavura; 2 (estens.) timore serio, preoccupazione allarmante; presentimento scoraggiante: aggio pavura ca perdimmo ‘o treno!
1 sensazione inquietante che si prova in presenza o al pensiero di un pericolo vero o immaginato: tené pavura; pigliarse ‘na bbella pavura; deventà janco p’ ‘a pavura; tremmà ‘e pavura; 2 (estens.) timore serio, preoccupazione allarmante; presentimento scoraggiante: aggio pavura ca perdimmo ‘o treno!
Quanto all’etimo è voce derivata come quella dell’italiano
dal lat. pavore(m) 'timore', con
cambiamento di suffisso; la voce napoletana però conserva al contrario dell’italiano l’etimologicaconsonante
fricativa labiodentale sonora v;
tremmarella, , s.vo f.le
stato di profonda agitazione, dovuta a paura,a serio timore
o ad allarmante presentimento, talvolta
accompagnato da un vero e proprio tremito; quanto all’etimo è voce deverbale di
tremmà (= tremare) dal lat. tremere,
con mutamento di coniugazione e raddoppiamento espressivo della consonante
nasale bilabiale m
tremmuliccio,s.vo m.le
di per sé tremito lieve, ma continuato spesso dovuto a
malattie (cfr. Morbo di Parkinson), ma piú spesso e nel nostro caso indice di
grande agitazione scaturente da paura o da turbamento; dubbio, incertezza,
perplessità; quanto all’etimo è voce deverbale dal tema di di tremmà
(= tremare) dal lat. tremere, con mutamento di coniugazione e
raddoppiamento espressivo della consonante nasale bilabiale m,
addizionato del doppio suffisso ul -iccio
;
vattecore, s.vo m.le
letteralmente: 1 battito
frequente del cuore (per emozione, sforzo ecc.); palpitazione
figuratamente come nel caso che ci occupa
figuratamente come nel caso che ci occupa
2 grande
trepidazione, ansia grave e notevole : stare
cu ‘o vattecore, aspettà ‘na nutizzia
cu ‘o vattecore.
etimologicamente è voce formata dall’agglutinazione di una
voce verbale (vatte = batte, pulsa (3
p. sg. ind. pres. dell’infinito vattere (dal lat. tardo battere, per il class.
battuere con alternanza
partenopea b/v)) + il s.vo core= cuore (dal nom. lat. cor –
cordis); ed infine per
rendere lo spavento abbiamo:
jajo, s.vo m.le che letteralmente vale:freddo pungente, gelo
intenso ma per traslato vale: grossa
paura, notevole agitazione,
penosapreoccupazione, trepidazione tormentosa, angoscia;
etimologicamente è voce dal lat. volgare parlato*gliaciu(m)→*jaciu(m)→*jagiu con successiva caduta della g
intervocalica e suono di transizione *ja(g)iu→jajo
(cfr. curreja←curri(g)ia(m));
schianto, s.vo m.le che letteralmente vale: 1 lo svellere,
lo schiantare, lo schiantarsi, l'essere schiantato ' ‘e schianto,
all'improvviso, di colpo
2 il rumore secco di cosa che si schianti o scoppi: ‘o schianto della bomba
3 (fig. fam.) persona, cosa molto bella, che riempie di ammirazione, di stupore: ‘nu schianto ‘e guagliona ; chillu filmo è ‘nu schianto.
2 il rumore secco di cosa che si schianti o scoppi: ‘o schianto della bomba
3 (fig. fam.) persona, cosa molto bella, che riempie di ammirazione, di stupore: ‘nu schianto ‘e guagliona ; chillu filmo è ‘nu schianto.
4(fig. ) dolore acuto, pena lancinante: pruvà ‘nu schianto ô core
5 (fig. come nel caso che ci occupa) spavento improvviso,
orrore, terrore, panico;
etimologicamente è un deverbale
di schiantare che è dal lat. explantare= spiantare, svellere;
sfunnulo, s.vo m.le che letteralmente vale cosa priva di fondo e
nell’espressione tené ‘o sfunnolo vale
essere insaziabile come chi abbia lo stomaco privo di fondo;in senso
traslato vale grandissima paura, spavento senza fine;
etimologicamente è
voce deverbale di sfunnà= sfondare
(privare del fondo)
surrejemíento, s.vo m.le che letteralmente varrebbe:sorreggimento, ma
per metonimia di causa ed effetto vale
orrore, spavento, panico, sgomento quelli che costringono o
costringerebbero a sorreggersi per
sopportarne il peso; etimologicamente è voce deverbale di surrejere= sorreggere,sostenere, mantenere(Lat. subrigere, comp. di sub
'sotto' e regere 'reggere'): subrigere→surri(g)ere→surrejere;
vermenara. s.vo f.le che letteralmente vale: parassitosi, elmintosi (che,con derivazione da eliminto [ che è dal gr. ἕλμινς –ινϑος
(elmins – elmintos) «verme»], nel
linguaggio medico,indica la presenza di
vermi parassiti nell’intestino, nell'apparato gastrointestinale, ma possono
trovarsi anche nel fegato o in altri organi dell’uomo
e degli animali, ma per traslato di
causa ed effetto la voce a margine indica uno spavento ragguardevole, il
massimo del panico tali da procurare,
come un tempo si credette, nel pacco intestinale soprattutto dei ragazzi, la
nascita di lunghi e sottili vermi;ovviamente la scienza medica stabilí che ben altre son le cause delle infestazioni
da elminiti, cause sulle quali non mi esprimo o dilungo (mancandomene una
competenza), ma anche quando la medicina si fu espressa, non venne meno la radicata credenza cui accennavo ed il termine vermenara continuò ed ancóra
continua, tra il popolo della città bassa, ad essere usato per traslato di causa ed effetto indicando uno spavento ragguardevole, il
massimo del panico.
In
coda ed a completamente fell’ampia trattazione rammenterò che nel napoletano
parlato e di tono colloquiale a significare il verbo “impaurirsi/ trasalire” si
usa l’icastica espressione: pigliarse ‘o spavetto che
letteralmente sta per: prendersi lo spaghetto, ma ovviamente il formato di
pasta lunga e sottile non à nulla a che vedere con la locuzione atteso che qui
‘o spavetto non è il diminutivo di spavo, nostro modi di rendere spago [cioè il filato di canapa o di altre fibre
tessili, formato di due o piú capi attorti che ne determina lo spessore, usato
specialmente per legare imballaggi, per grosse cuciture ecc., ma è semplicemente
la corruzione del termine del lat. volgare *expaventu-m→spaventu-m con
assimilazione progressiva n→t donde
spavettu-m→spavetto Qui giunto penso
d’aver chiarito il mio assunto all’amico N. C. ed a qualche altro dei
miei ventiquattro lettori e penso perciò di poter porre il punto fermo. Satis
est.
Raffaele Bracale
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