19 ICONICHE LOCUZIONI. 1.DÀ ZIZZA ('E VACCA) PE
TARANTIELLO. La voce zizza, tetta, mammella
d’essere umano o bestia, viene per adattamento dall’ accusativo tardo latino *titta(m)= capezzolo attraverso una forma aggettivale tittja(m)
dove il ttj intervocalico
diede zz che influenzò anche la
sillaba d’avvio ti→zi. La voce tarantiello in ambedue le
accezioni è un denominale (diminutivo) di Taranto |
2.MANTENIMMOCE PULITE, CA CE
STANNO 'E CCARTE JANCHE! |
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3. TENÉ 'A NEVE DINT' Â SACCA. Questa riportata è la spiegazione
che normalmente e popolarmente si dà dell’espressione e non è una spiegazione
del tutto erronea: in realtà però piú precisamente la fretta e la dinamicità
sottese nell’espressione son quelle dei cosiddetti nevari cioè degli addetti
al trasporto della neve
che prelevata nei mesi invernali
in altura (Vesuvio, Somma, Faito, Matese e monti dell’Avellinese)
veniva dapprima conservata in loco in
grotte sottorranee dove gelava e poi all’approssimarsi dell’estate, stipata
in sacche di iuta veniva trasporta velocemente a dorso di mulo nelle città e paesi per rinfrescare l’acqua
e fornire la materia prima per la confezione
dei gelati. Da tanto si ricava che il termine sacca non sta ad
indicare la tasca di un abito, quanto (con derivazione da un lat. parlato sacca(m) femminilizzazione del
classico lat. saccu(m), che è dal gr. sákkos, di orig. fenicia),quanto
un grosso recipiente di tela lungo e
stretto, aperto in alto, usato per conservare o trasportare materiali
incoerenti, o comunque sciolti. Il passaggio dal maschile sacco al femminile sacca si rese necessario perché – come
ò piú volte annotato - in napoletano
un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso, se maschile, piú piccolo o
contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú
grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú
grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú
grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú
grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú
grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú
grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella. |
4. A LLIETTO ASTRITTO, CÓCCATE
'MMIEZO. Letteralmente: in un letto stretto, coricati nel mezzo. Il
consiglio della locuzione non è quello di sapersi adattare alle situazioni,
quanto quello di ricercare in ogni occasione la soluzione migliore; in un
letto stretto, perché piccolo o perché già occupato da altri, è consigliabile
coricarsi al centro, il posto piú sicuro,quello che può preservare da rovinose cadute
laterali. |
5.ESSERE DITTO TÒRTANO E SENZA
'NZOGNA. |
6. LL'ACQUA 'NFRACETA 'E
BASTIMIENTE A MMARE. |
7.AIZAMMO 'STU CUMMÒ! cummò s.vo m.le = canterano (dal
fr. commo(de)) |
8. È GGHIUTO 'O CCASO 'NCOPP' Ê
MACCARUNE. |
9.VA TRUVANNO CHI LL'ACCIDE. 10.'A
VECCHIA Ê TRENTA 'AUSTO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO. Letteralmente:
la vecchia ai trenta d'agosto, (per riscaldarsi)
mise nel fuoco l'aspo. Il proverbio viene usato a mo' di avvertenza,
soprattutto nei confronti dei giovani o di coloro che si atteggino a giovani,soggetti cioè che si lasciano cogliere impreparati alle
prime avvisaglie dei freddi autunnali che già si avvertono sul finire del
mese di agosto, freddi che - come dice l'esperienza - possono essere
perniciosi al punto da indurre i piú esperti (la vecchia) ad usare come
combustibile per riscaldarsi persino
un utile oggetto come un aspo, l'arnese usato per ammatassare la lana filata.
Per estensione, il proverbio si usa con lo stesso fine di ammonimento, nei
confronti di chiunque, in qualsiasi occasione, si lasci cogliere impreparato non temendo
un possibile inatteso rivolgimento di fortuna, rappresentato nel proverbio
dall’improvviso freddo in un mese ritenuto caldo. Del
proverbio in esame ne esiste un’altra lezione che suona: 10bis 'A VECCHIA
Ê TRENTA 'E MAGGIO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO. che letteralmente
vale: la vecchia ai trenta di maggio, (per riscaldarsi) mise nel fuoco l'aspo.Va
da sé che il significato, anche quello estensivo, d’ambedue le lezioni è il
medesimo atteso che non è improbabile che sia un mese primaverile, prodromico
dei mesi estivi (maggio), sia un mese autenticamente estivo (agosto)possano,
sia pure inopinatamente,presentare una situazione climatica diversa da quella
attesa o in corso. Dovendo operare una scelta opto, anche per esperienza
personale per la versione in epigrafe,
quella cioè che chiama in causa il mese di agosto che è solito tradire le
attese piú che non lo faccia il mese di maggio! trapanaturo
= aspo, bindolo per ammatassare derivato dal greco trypanon, deverbale di trypân=girare, forare vecchia
= vecchia, s. f. donna di età molto avanzata, che si trova
nell'ultimo periodo della vita naturale; con significato piú ampio, anziana
(in contrapposizione a giovane), ma anche emblema di persona esperta;
etimologicamente la voce vecchia è un adattamento al femminile del lat. tardo maschile *veclu(m)→*vecla(m),
per il class. *vetulu(m), ed al f.le
*vetula(m) dim.f.le del m.le vetus 'vecchio'. 11. JÍ
ZUMPANNO ASTECHE E LAVATORE. Letteralmente:
andar saltando per terrazzi e lavatoi. Id est: darsi al buon tempo,
trascorrendo la giornata senza far nulla di costruttivo, ma solo
bighellonando in ogni direzione: a dritta e a manca, in altoed in basso ; asteche=lastrici
solai,terrazzi dal greco astrakon=coccio)
lavatore
(lavatoi) (dal lat. tardo lavatoriu(m), deriv. di lavare 'lavare' erano olim
ubicati in basso - per favorire lo scorrere delle acque - presso sorgenti di
acque o approntate fontane, mentre l'asteche, ubicati alla sommità delle
case,erano i luoghi deputati ad accogliere i panni lavati per poterli
acconciamente sciorinare al sole ed al vento, per farli asciugare. 12. PARE
CA MO TE VECO VESTUTO 'A URZO. Letteralmente:
Sembra che ora ti vedrò vestito da orso. Locuzione da intendersi in senso ironico
e perciò antifrastico. Id est: Mai ti potrò vedere vestito della pelle
dell'orso, giacché tu non ài né la forza, né la capacità fisica e/o morale di
ammazzare un orso e vestirti della sua pelle. La frase viene usata a commento
delle azioni iniziate da chi sia ritenuto inetto al punto da non poter
mai portare al termine nulla di ciò
che intraprende. 13.'O
CUCCHIERE 'E PIAZZA: TE PIGLIA CU 'O 'CCELLENZA E TE LASSA CU 'O CHI T'È
MMUORTO. Letteralmente:
il vetturino da nolo: ti accoglie con l'eccellenza e ti congeda
bestemmiandoti i morti.Il motto compendia una situazione nella quale chi
vuole ottenere qualcosa, in principio si profonde in ossequi e salamelecchi
esagerati ed alla fine sfoga il proprio livore represso, come i vetturini di
nolo adusi a mille querimonie per attirare i clienti, ma poi - a fine corsa -
pronti a riversare sul medesimo cliente immani contumelie, in ispecie
allorché il cliente nello smontare dalla carrozza questioni sul prezzo della
corsa, o - peggio ancora - non lasci al vetturino una congrua mancia. 14.JÍ
CASCIA E TURNÀ BAUGLIO oppure JÍ STOCCO E TURNÀ BACCALÀ. Letteralmente:
andar cassa e tornare baúle oppure andare stoccafisso e tornare baccalà. Id
est: non trarre profitto alcuno o dallo studio intrapreso o dall'apprendimento
di un mestiere, come chi inizi l'apprendimento essendo una cassa e lo termini
da baúle ossia non muti la sua intima essenza di vacuo contenitore, o - per
fare altro esempio - come chi inizi uno studio essendo dello stoccafisso e lo
termini diventando baccalà, diverso in forma, ma sostanzialmente restando un
immutato merluzzo. Con il proverbio in epigrafe, a Napoli, si è soliti
commentare le maldestre applicazioni di chi non trae profitto da ciò che
tenta di fare, perchè vi si applica maldestramente o con cattiva volontà.
Cascia: etimologicamente dal latino capsa (da capio) attraverso uno spagnolo
caja Baúglio:
etimologicamente deverbale metatetico del latino bajulare=portare s.m. =
baúle, contenitore usato per portare
merci o altro;altrove estensivamente gobba che insiste sul petto. Stocco:
etimologicamente dallo spagnolo/portoghese estoque =bastone Baccalà:
etimologicamente dallo sp. bacalao, e questo dal fiammingo kabeljauw. 15.TU
MUSCIO-MUSCIO SIENTE E FRUSTA LLA, NO! Letteralmente:
Tu senti il richiamo(l'invito)e l'allontanamento no. Il proverbio si
riferisce a quelle persone che dalla vita si attendono solo fatti o gesti
favorevoli e fanno le viste di rifiutare quelli sfavorevoli comportandosi
come gatti che accorrono al richiamo per ricevere il cibo, ma scacciati, non
vogliono allontanarsi; comportamento tipicamente fanciullesco che rifiuta di
accettare il fatto che la vita è una continua alternanza di dolce ed amaro e
tutto deve essere accettato, il termine frusta (lla) discende dal greco froutha-froutha
col medesimo significato di :allontanati, sparisci. 16.'E
DENARE SO' COMM'Ê CHIATTILLE: S'ATTACCANO Ê CUGLIUNE. Letteralmente:
i soldi son come le piattole: si attaccano ai testicoli. Nel crudo, ma
espressivo adagio partenopeo il termine cugliune è pl. di cuglione(dal t.
lat. coljone(m) per il class. coleone(m)) viene usato per intendere
propriamente i testicoli, e per traslato, gli sciocchi e sprovveduti cioé
quelli che annettono cosí tanta importanza al danaro da legarvisi saldamente. Chiattille
s.vo. m.le pl. di chiattillo= blatta, piattola (dal lat. blatta +suff. dim.
illo: blattillo→chiattillo. 17.HÊ 'A
MURÍ RUSECATO DA 'E ZZOCCOLE E 'O PRIMMO MUORZO TE LL'À DA DÀ MAMMÈTA Che
possa morire rosicchiato dai grossi topi di fogna ed il primo morso lo devi
avere da tua madre. Icastica maledizione partenopea giocata sulla doppia
valenza del termine zoccola (dal tardo lat. sorcula(m) che, a Napoli,
identifica sia il topo di fogna che la donna di malaffare. è chiaro che la
frase in esame compendia una gratuita
offesa alla mamma di colui contro cui è lanciata la maledizione, mamma che
viene accreditata di essere ovviamente una meretrice e non un topo di fogna! 18.MA TE
FÓSSE JUTO 'O LLICCESE 'NCAPO? Letteralmente:
ma ti fosse andato il leccese in testa? Id est: fossi impazzito? Avessi perso
l'uso della ragione? Icastica espressione che, a Napoli, viene usata nei
confronti di chi, senza motivo, si comporti irrazionalmente. Il liccese=
leccese dell'espressione non è - chiaramente - un abitante di Lecce, ma un
tipo di famoso tabacco da fiuto, prodotto, temporibus illis, nei pressi del
capoluogo pugliese; l'espressione paventa il fatto che il tabacco fiutato
possa- ma non si sa bene come! - aver
raggiunto, attraverso le coani nasali il cervello e leso cosí le facoltà
raziocinanti del... fiutatore. 19. FÀ
'E SCARPE A CQUACCHED'UNO.oppure FARLE ‘NU VESTITO Letteralmente:
Fare le scarpe a qualcuno.oppure confezionargli un vestito. Id est: conciar
male, ridurre a cattivo partito qualcuno fino al punto di approntargli la
morte. L'espressione deriva dall'antica usanza che si teneva a Napoli, per
l'ultimo viaggio, - di fare indossare
un vestito nuovo e/o di far calzare
scarpe nuove ai morti in origine di un certo rango, poi a quelli
appartenenti alla media borghesia ed
infine a chiunque a qualunque ceto
sociale appartenesse; vestito e scarpe nuovi erano conservati all'uopo dai
familiari. Brak |
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