IMBROGLIARE,INGANNARE,ABBINDOLARE,
INTRIGARE,RUBARE
Questa volta tento una piú o meno esauriente
elencazione dei verbi partenopei che rendono quelli rammentati in epigrafe;
prima di cominciare rammenterò la derivazione dei verbi toscani:
imbrogliare verbo
transitivo che vale: ingannare, confondere, intrigare, avviluppare per modo
che l’ingannato, il confuso, l’avviluppato è quasi impossibilitato a venir
fuori dalla situazione fonte del suo inviluppo; etimologicamente
imbrogliare è con assoluta probabilità da un
imbogliare (con successiva epentesi di una erre eufonica) che, a sua volta è
da un in illativo + bollire nel
senso di confondere (ciò che bolle si mescola talmente che si fonde con e cioè
confonde. Non dissimile la strada di abbindolare: propriamente far
matassa sul bindolo e metaforicamente ingannare
etc. come per imbrogliare; etimologicamente il bindolo (da cui il verbo
abbindolare) è un diminutivo del tedesco winde che originariamente fu una
macchina che girata da un cavallo serviva per attingere acqua, e poi un molto
piú piccolo arnese su cui ammatassar filati; alquanto diverso il verbo
ingannare v. tr.
1 operare con frode e malizia ai danni di qualcuno: ingannare il
prossimo; ingannare il marito, la moglie, tradire | indurre,
trarre in errore (anche assol.): ingannare l'avversario con una finta;
l'apparenza inganna
2 deludere: ingannare le speranze, la fiducia di qualcuno
| eludere: ingannare la vigilanza
3 (fig.) rendere meno gravosa una situazione o una sensazione
spiacevole: chiacchierare per ingannare l'attesa; fumare per
ingannare il tempo; cercava di distrarsi per ingannare la fame ||| ingannarsi
v. intr. pron. cadere, essere in errore; giudicare erroneamente: ingannarsi
sul conto di qualcuno; se non mi inganno, sta per scoppiare un temporale.
Per l’etimo occorre riferirsi ad un lat. tardo ingannare, da gannire
'mugolare' e poi anche 'scherzare', con cambio di coniugazione; ed altresí
diverso è il verbo
intrigare v. tr.
1 avviluppare, intricare: intrigare una matassa
2 (fig.) turbare, imbarazzare: Quel silenzio di Oreste la
intrigava (CAPUANA)
3 (fig.) affascinare, interessare, incuriosire: un film che
intriga lo spettatore ||| v. intr. [aus. avere] darsi da
fare, tramando imbrogli, per ottenere qualcosa; macchinare: intrigare per
avere un posto, una nomina ||| intrigarsi v. rifl.
intromettersi in faccende poco chiare o che possono creare fastidi;
impelagarsi: intrigarsi in un brutto affare | (fam.) impicciarsi,
immischiarsi: intrigarsi dei, nei fatti degli altri. Etimologicamente intrigare è una
variante di intricare , (dal lat. intricare, comp. di in-
illativo e un deriv. di tricae -arum
(pl) 'intrighi, imbrogli') variante di
origine sett. (per la g al posto della c); non manca poi un
influsso del fr. intriguer.
Rubare v.
tr.
1 appropriarsi in modo illecito di beni altrui; sottrarre ad altri
qualcosa, spec. con l'astuzia o con la frode (anche assol.): rubare
il portafoglio a qualcuno; mi ànno rubato l'automobile; essere
sorpreso a rubare | detto di animale: il gatto à rubato la salsiccia;
l'anello della regina fu rubato dalla gazza | rubare lo stipendio,
percepirlo senza meritarselo | rubare sulla spesa, sul prezzo, sul
peso, aumentarli indebitamente ' rubare a man salva, senza misura
2 (fig.) sottrarre, portar via quanto appartiene ad altri: à
rubato il fidanzato all'amica; rubare l'affetto di una persona | rubare
un'idea, metterla in opera spacciandola per propria | rubare il tempo a
qualcuno, farglielo perdere | rubare ore al sonno, al riposo,
dormire, riposare meno del necessario | rubare il mestiere a qualcuno,
fare indebitamente o inopportunamente ciò che compete ad altri | rubare il
posto a qualcuno, soppiantarlo in quel posto | rubare qualcosa con gli
occhi, mostrare di desiderarla molto ' rubare la vista, si dice di
edificio che si innalza davanti a un altro, riducendo di molto la vista che si
godeva da quest'ultimo ||| rubarsi v. rifl. rec. contendersi: le
amiche si rubavano la sposa.
Ciò detto veniamo ai verbi napoletani che, senza eccessive o particolari
differenze, indicano tutti (con la sole eccezioni dei numerosi verbi che
indicano esattamente il rubare e di cui dirò in coda) indicano tutti le azioni
tese a confondere, ingannare, avviluppare etc.:
-abbabbià
vale ingannare, imbrogliare con chiacchiere e sproloqui; voce costruita con il
fonema onomatopeico "bab" che in origine indicò il labbro, cioè la
bocca (responsabile delle chiacchiere e sproloqui.
- arravuglià:
in primis avvolgere e per estensione
semantica raggirare, imbrogliare,sottrarre
da un basso latino ad-revoljare
iterativo del classico volvere; da notare la consueta assimilazione regressiva
della D con la successiva R;
rammento qui quale deverbale di arravuglià il sostantivo partenopeo arravuogliacuosemo
che è il raggiro, l’imbroglio ed estensivamente il saccheggio, il furto esteso
fino al totale repulisti; la parola, costruita partendo, come detto dal verbo
arravuglià è addizionata del termine cuosemo che non è, come a prima vista
potrebbe sembrare, il nome proprio Cosimo quanto – piuttosto – la corruzione
del latino quaesumus, nacque come espressione irriverentemente furbesca, in
ambito chiesastico, dall’osservazione di taluni gesti sacerdotali durante le
celebrazioni liturgiche;
-
attrappulià e attrappià che nel significato di tender trappole e dunque
ingannare sono dallo spagnolo atrapar forgiato su trampa poi trappa e infine
trappola = lacciuolo; ambedue i verbi a margine in senso piú esteso significano
rubare, involare.
- cabbulïà v.
tr. tramare, raggirare,
quanto all’etimo è un denominale di cabbala s.vo
f.le = cabala (dall'ebr. qabbalah,
propr. 'dottrina ricevuta, tradizione')
1 (relig.) l'insieme delle dottrine esoteriche e
mistiche dell'ebraismo, la cui diffusione ebbe origine nel sec. XII nella
Francia merid. e nella Spagna
2 arte con cui, per mezzo di numeri, lettere o segni, si presumeva di
indovinare il futuro o di svelare l'ignoto | (estens.) operazione
magica; cosa misteriosa, indecifrabile | cabala del lotto, serie di
operazioni aritmetiche per indovinare i numeri del lotto
3 (fig.come nel caso che ci
occupa ) intrigo, raggiro, macchinazione.
- cuficchià
che vale: imbrogliare, intrigare e con significato piú circoscritto tradire la
propria consorte; il verbo è un denominale di cufecchia/cofecchia[imbroglio,
raggiro, tradimento] s.vo fle derivato dall’agg.vo greco kóbalos (furbo, imbroglione) per il
tramite di un neutro pl. poi inteso fle sg. *kobalíc(u)la→
*koba(lí)c(u)la→ *kobacla→*kofacla→*kofacchia→cofecchia con tipica
alternanza b→f di fondo osco;
-
fóttere: che è dal basso latino futtere per il classico futuere e che
di per sé sta per: possedere carnalmente e metaforicamente imbrogliare e
raggirare azioni che contengono l’idea del possesso dell’altrui mente,
correlativamente al possesso del corpo altrui espresso dall’atto sessuale;
analogo possesso rifacentesi al coire è contenuto nei due successivi verbi che
sono:
-
frecà: che è dal latino fricare = strofinare, quale quello dei corpi durante il coito;
-
fruculià: ci troviamo anche qui nel medesimo ambito del verbo
precedente e dell’azione che esso connota in primis; del resto etimologicamente
fruculià è dal basso latino fruculjare
frequentativo di fricare;
- lefrechïà/ refrechïà che è il vero e proprio raggirare,
attraverso la proposizione di cavilli,
sofismi, pretesti, scuse id est con
intrighi, sotterfugi ed affini al fine
di imbrogliare,ingannare etc.; etimologicamente è un verbo denominale del s.vo
f.le lefreca/refreca (in
primis:pezzetto, minuzia, inezia e poi: cavillo, pretesto, sofisma, scusa); lefreca/refreca è un deverbale del lat. *refricare iterativo di fricare
-
‘mbruglià: evidente adattamento locale del nazionale imbrogliare cui,
per l’etimo, rinvio;
-
‘mballà: letteralmente corrisponde al nazionale: mettere nel sacco e
dunque avviluppare, raggirare, confondere, tener costretto; etimologicamente è
voce che è pervenuta nel napoletano attraverso il francese emballer alla
medesima stregua del toscano imballare che però à conservato il solo
significato di mettere in balle, mentre il napoletano ne à dato anche quello
estensivo di inviluppare mentalmente;
-
‘mpacchià: letteralmente: insozzare, macchiare ed estensivamente poi
tutti i significati rammentati di azioni tese all’inganno, all’imbroglio, alla
confusione;etimologicamente il verbo ‘mpacchià è un denominale del lemma
pacchio/a (cibo generico, ma segnatamente abbondante, quello che può comportare
di macchiarsi, insozzare) da un latino patulum onde pat’lum → pàclum → pacchio;
-
‘mpapucchià: che è di medesima portata del precedente, sia come
significato di partenza che come sviluppo semantico; etimologicamente se ne
differenza in quanto il precedente ‘mpacchià fa riferimento – come visto – a
pacchio/a, ‘mpapucchià è invece da collegarsi ad un in + papocchia che è la
pappa molliccia, brodosa (ben atta ad insudiciare) e per traslato l’intrigo,
l’imbroglio; etimologicamente papocchia è, attraverso il suffisso occhia, il
dispregiativo d’un latino papa che indicò appunto la pappa per i pargoli;
-
‘mprecà: che è il vero e proprio raggirare, attraverso le piú varie
strade con intrighi, sotterfugi ed affini e dunque anche il piú generico
imbrogliare,ingannare etc.; etimologicamente non è aggiustamento del toscano
imprecare che proveniente dal latino in + precari stava per invocare, rivolger
preghiere(e solo in senso antifrastico, diventato poi senso principale:
lanciare insulti) cose ben diverse dal raggirare; in realtà ‘mprecà è
sistemazione dialettale dal catalano in +bregar da cui anche il toscano
brigare: ingegnarsi d’ottenere qualcosa con raggiri, cabale e peggio, di
identica portata del napoletano ‘mprecà;
-
‘mpruzà o ‘mprusà: letteralmente le due diverse grafie del medesimo
verbo, starebbero per sodomizzare e solo per traslato, come per i precedenti:
fottere,frecà e fruculià vale ingannare,
imbrogliare, raggirare; in effetti il verbo, d’origine gergale, è forgiato da
un in illativo + la parola proso che appunto, nella cosiddetta parlesia (gergo dei suonatori ambulanti,
posteggiatori e/o malviventi), è la
parola che indica il culo e dunque letteralmente ‘mprusà o ‘mpruzà è l’andare
in culo e per traslato l’ingannare, l’imbrogliare, il raggirare etc; sulla
medesima parola proso è forgiato il termine ‘mprusatura o ‘mpruzatura e con
alternanza p b anche ‘mbrusatura o ‘mbruzatura che sono esattamente il raggiro,
l’imbroglio, l’inganno; proso/prozo s.vo m.le d’uso gergale (parlesia dei suonatori ambulanti) è la
parola che indica esattamente il culo,il
deretano; la voce si ritrova, come détto,
a fondamento dei verbi
‘mprusà/ ‘mpruzà che è precisamente l’andare in culo, il sodomizzare e poi
per traslato l’ingannare, l’imbrogliare, il raggirare etc; sulla
medesima parola proso è forgiato il termine ‘mprusatura o ‘mpruzatura e con
alternanza p b anche ‘mbrusatura o ‘mbruzatura che sono esattamente il raggiro,
l’imbroglio, l’inganno;trattandosi per la voce a margine di un termine
gergale questa volta è pressoché
impossibile risalire a l’etimo, né vale azzardare ipotesi che si fonderebbero
sul vuoto ancorché qualcuno legga in proso una metatesi del greco býrsa→brýsa→bruso→broso→proso
(sacco/borsa),ipotesi che per un certo
tempo non mi convinse affatto non riuscendo a trovare nessun rapporto
semantico, né di forma, né di utilizzo tra il fondoschiena ed un sacco od una borsa; ma ora mi son lasciato convincere
dall’idea atteso che con una qualche buona volontà si puó ritenere
semanticamente il prozo/proso una sorta di borsa/contenitore de gli escrementi!
-
‘mpasturà: letteralmente: truffare in una vendita e piú in
generale nei significati in epigrafe; etimologicamente il verbo napoletano è
sistimazione dialettale del toscano impastoiare (metter pastoie (dal tardo
latino pastoria(m) ed il napoletano,
rispetto all’italiano che appunto à pastoia à conservato la erre di ‘mpasturà),
intralci,impedimenti;
-
‘nfunucchià: che letteralmente è infinocchiare, imbrogliare tentando di
far apparir buono o gustoso, ciò che buono o gustoso non sia: anticamente gli
osti che servivano ai propri avventori un vino non troppo buono, erano soliti
presentarlo, accompagnato con del finocchio fresco, finocchio che à tra le sue
qualità quella di migliorare il gusto di taluni cibi e/o bevande assunti dopo
d’aver mangiato il finocchio; invalse cosí l’uso di aggiungere a molte
preparazioni culinarie, per migliorarne il sapore, del finocchio, specialmente
selvatico, sotto forma o di barbe o di semi e nel parlato comune, questa sorta
di imbroglio fu détta in italiano: infinocchiare ed in napoletano: ‘nfunucchià;
-
‘ntapecà: letteralmente: macchinare, tramare e perciò ingannare,
imbrogliare; il verbo è un denominale di ‘ntapeca: macchinazione, trama; detta
voce, cosí come il verbo che se ne è ricavato sono da un antico italiano:
antapòcha voce forense da un identico tardo latino che richiama altresí un
greco antapochè usato per indicare una nuova, valida scrittura che ne revochi
un’ altra per quanto di per sé valida (e dunque sorta di inganno, raggiro);
-ntrammià letteralmente: macchinare,ordire, tesser
trame e perciò ingannare; il verbo è un
denominale di tramma(dal lat. trama(m) con raddoppiamento espressivo della
nasale bilabiale (m) e protesi di una n eufonica che non necessita
d’aferisi) trama/tramma : s. f.
1 il complesso dei fili che, intrecciati perpendicolarmente con
l'ordito, formano il tessuto
2 (fig.come nel caso che ci
occupa) macchinazione, intrigo: ordire, scoprire una trama
3 (fig.) l'insieme delle vicende che costituiscono lo svolgimento
di un racconto, un romanzo, un'opera teatrale, un film ecc.: una trama
avvincente, semplice, complicata
4 (sport) serie di azioni di gioco ben coordinate compiute da una
squadra. macchinazione, trama
Percaccià
v. trans. letteralmente:
procacciare, fare in modo di avere di
ottenere, di procurare qualcosa, ma
ordendo o tessendo trame e perciò
ingannando ;etimologicamente il verbo a margine è formato dalla preposizione
lat. pro
(a favore, a vantaggio) e dall’infinito cacciare (dal
lat. *captiare, der. di capĕre «prendere»);
pupà/’mpupà v. trans. doppia morfologia di un verbo antico
(registrato però dal solo
Andreoli;inopinatamente manca nel D’Ambra) ed abbondantemente desueto; probabilmente fu d’uso gergale tra i ladri;
letteralmente: ingannare, abbindolare, raggirare, truffare, giocare, circuire,trattare da bambino/a; per estensione semantica rubare, frodare,
fregare con facilità cosa estremamente agevole se operata nei confronti d’un
minore; etimologicamente denominale del lat. pupa= fanciulla/bambola;rammento che in luogo del verbo a margine
desueto, se ne conserva uno molto simile
che suona ‘mpupazzà e vale agghindare al fine di ingannare,
abbindolare, raggirare.
- trappulià: letteralmente porre trappole (ad un
dipresso come il precedente ‘mpasturà ; il verbo trappulià nel napoletano v’è
giunto attraverso lo spagnolo atrapar che è propriamente porre inganni,
impedimenti per far cadere; (vedi il prec. Attrappulià);
-
Trastulià che letteralmente è il porre in essere innocenti giochini o
inganni da saltimbanchi ed estensivamente ogni altro inganno teso ad
imbrogliare, raggirare etc; ad un superficiale esame potrebbe sembrare che il
verbo napoletano sia un adattamento del toscano trastullare; non è così, però;
è vero che ambedue i verbi, l’italiano ed il napoletano, partono da un comune
latino transtum che fu in origine il banco cui erano assisi i rematori delle
galee romane, per poi divenire i banchi su cui si esibivano i saltimbanchi con
i loro trucchi ed inganni detti in napoletano trastule e chi li eseguiva
trastulante passato in seguito a definire l’imbroglione tout cour, ma mentre
l’italiano trastullare è usato nel ridotto significato di dilettare con
giochini i bambini, il napoletano trastulià à il piú duro significato di mettere in atto trucchi
ed inganni, e non per divertire i bambini, quanto per ledere gli adulti;
-
Zannià: verbo che si riallaccia, come origine, agli antichi giochi e
trucchi dei saltimbanchi, figurazioni di ben
piú dolorosi e gravi inganni e trucchi perpetrati in danno degli adulti;
il verbo sta quasi per: comportarsi da zanni(o Giovanni di cui è diminutivo)
che fu l’antico servo della commedia dell’arte e delle rappresentazioni
popolari, aduso a compier a suo pro inganni, trucchi ed imbrogli.
Come ò accennato elenco infine
ed esamino tutti quei numerosi verbi napoletani che rendono il rubare dell’italiano; abbiamo:
arrubbà v. tr. = rubare in tutti i medesimi significati del corrispondente
verbo italiano, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia stato
marcato sull’italiano rubare (che
etimologicamente è dal germ. raubon) ;
in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando
essere un denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda)
attraverso un ad→ar
per assimilazione regressiva + robba =
adrobba→arrobba→arrobbare→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà v. tr. = agguantare,rapinare, sopraffare
violentemente; etimologicamente da un lat.parlato *ad-crastare metatesi d’un classico castrare= tagliare;
affucà v. tr. = in primis soffocare, affogare, uccidere e poi per ampliamento semantico, ma
usato come riflessivo di vantaggio: affucarse
appropriarsi di qualcosa, sottrarre;
etimologicamente da un lat. volg. *affocare per offocare
'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola',
aggraffà v. tr. = in primis abbrancicare,
afferrare e poi per ampliamento semantico togliere, levare;
arrefulïà
in primis assottigliare,ridurre,
diminuire di poco in poco e poi per
ampliamento semantico togliere,sottrarre e
quindi rubare; etimologicamente da un lat.
volg.*ad- refilare→arrefilare→arrefulïare,
deriv. di filum 'filo';
furà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con
destrezza è voce essenzialmente usata
anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso
latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano
furto.
grancïà/rancïà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza servendosi di
arnesi da scasso; etimologicamente è un denominale di grancio = granchio (dal lat. cranciu(m) con lenizione cr→gr e semplificazione di gr→r per la forma rancïà; interessante il passaggio
semantico dalle chele del granchio agli arnesi da scasso.
scraffignà v. tr. =
portare via con lestezza,rapinare,rubare; etimologicamente
denominale di graffa/*craffa 'uncino' deriv. dal longob. *krapfo 'uncino' con
protesi di una S(intensiva)
Degli altri verbi (attrappulià e attrappià,arravuglià etc.) che per traslato o estensione semantica
valgono rubare ò già détto precedentemente, per cui penso che potrei annotare il consueto satis est, ma mi piace
concludere queste paginette rammentando che il piú icastico sostantivo usato
per riferirsi ad una situazione in cui si sia rimasti vittima di un furfante, un impostore,un
lestofante, un truffatore, un imbroglione è futtitura s.vo f.le che vale appunto imbroglio, inganno, raggiro, truffa, turlupinatura.
fregatura, frode ed è voce deverbale del pregresso fóttere addizionato del suffisso tura
lo stesso che uro/a
suffisso di pertinenza spesso nella forma turo/a deriv. dal fr. -ure,
usato al maschile ed al f.le (uro/turo – ura/tura); al m.le è usato per
formare sostantivi relativi ad oggetti
o a parti di oggetti (cfr. pisciaturo,trapenaturo, ballaturo,accuppatura etc.) o
termini tecnici, chimici etc.ed al f.le (ura/tura) per formare sostativi deverbali astratti (cfr. friscura,bruttura, pensatura) o
concreti(cfr. frittura,futtitura,
appusatura) .
Raffaele Bracale - Napoli
Nessun commento:
Posta un commento