25 MODI DI
DIRE
1 - STORTA VA, DERITTA VÈNE
Ad
litteram:va storto, ma viene dritto id est: parte negativamente, ma si
conclude positivamente; locuzione emblematica di una filosofia ottimistica con cui si afferma la certezza, o almeno la
speranza, che le cose principiate in modo errato o che sembrano procedere distortamente, si
concluderanno in maniera esatta e conferente.
2 - STUORTO O MUORTO
Ad
litteram: storto o morto Modo di
dire riferito ad una azione condotta in
porto alla bell'e meglio o alla meno
peggio sia pure con impegno e sacrificio.
3- STRUJERE
'E PPRETE
Ad
litteram: consumare le pietre Riferito al comportamento di chi tenga
diuturnamente a piedi sempre il medesimo percorso e ne consumi quasi le pietre;
per traslato e sarcasticamente riferito
a chi perda accidiosamente il suo tempo,
inutilmente bighellonando per istrada.
Tale
comportamento viene altresí indicato con la locuzione: JÍ 'NCASANNO 'E
VASULE (andar pestando le pietre di
copertura della strada).
4 -SUNNARSE
'O TRAMME ELETTRICO
Ad
litteram: sognare il tram (a motore) elettrico id est: fantasticare, fare castelli in aria
illudendosi di poter raggiungere un improbabile traguardo. Locuzione nata quando ancora le vetture tramviarie
erano mosse dai cavalli e la sperata elettrificazione del motore era
di là da venire.
5 - SUNÀ 'O
PIANEFFORTE
Ad
litteram:suonare il pianoforte ma
il riferimento del modo di dire non riguarda lo strumento musicale; attiene
invece alla leggerezza di mano dei
borseggiatori che le usano con lieve maestria simile a quella dei suonatori di piano.
6 -T''A
FAJE CU LL'OVA 'A TRIPPA.
Ad
litteram: Te la fai con le uova la trippa
Cosí, con ironia e sarcasmo , si usa rivolgersi a chi si sia
cacciato nei guai o si sia posto in una situazione rischiosa, per salacemente
commentare la sua ingrata necessità di adoperarsi per venir fuori dalla ingrata
situazione in cui si sia infilato; come se si volesse consigliare chi fosse costretto a cibarsi del quinto quarto,
a renderlo piú appetibile preparandolo
con delle uova.
7 - T''A FAJE
FRITTA CU 'A MENTA
Ad
litteram: te la fai fritta con la menta Cosí ironicamente si suole dire
di tutte le cose ritenute inutili e di
cui, conseguenzialmente non si sa cosa farsene.Semanticamente l’espressione si
spiega col fatto che la frittura addizionata di menta è riservata a taluni
ortaggi ( zucca e zucchine) di per sé senza molto sapore, quasi inutili.
8 -TAGLIÀ
'A RECCHIA A MMARCO
Ad
litteram: tagliare l'orecchio a Marco. Si dice che sia adatto a tagliare
l'orecchio a Marco quel coltello che avendo perduto il filo del taglio non è piú
adatto alla bisogna; per estensione la
locuzione è usata ironicamente in riferimento ad ogni oggetto che abbia perduto la sua capacità iniziale di esatta, determinata destinazione.
Il Marco
dell'epigrafe in realtà è corruzione del
nome Malco servo del sommo sacerdote cui
san Pietro, nell'orto degli ulivi, intervenendo in difesa di Cristo, recise un
orecchio, che però il Signore immediatamente risanò; tradizione vuole che da
quel momento il coltello usato da san Pietro non fu piú in grado di tagliare
alcunché.
9 -TAGLIÀ
'E PANNE 'NCUOLLO
Ad
litteram: recidere i panni addosso id est: sparlare di qualcuno, e farlo protervamente e lungamente quasi
metaforicamente mettendolo a nudo con il
taglio degli abiti da colui indossati.
10 - TANNO
PE TTANNO
Ad
litteram: allora per allora, lí
per lí; locuzione temporale usata per indicare l'immediatezza di un
accadimento che si verifica con estrema contemporaneità rispetto ad un
altro o - nel caso di un ordine - quando
venga eseguito senza por tempo in mezzo.
L’avverbio tanno è dal lat. tande(m)con
normale assimilazione nd→nn.
11 -TENÉ 'A
BBOTTA DINT' Â SCELLA
Ad
litteram: avere un colpo nell'ala Locuzione
usata per sarcasticamente commentare il
comportamento di chi tenti disperatamente di dissimulare o tener nascosta una colpa o magagna a lui attribuibili; di
costui, costretto ad arrangiarsi per non far scoprire quanto tenga noscosto, si dice che tene 'a
bbotta dint' â scella (à un colpo nell'ala) si comporti cioè quasi
come un uccello che, ferito ad un ala, è
costretto a ricorrere alle piú strane posizioni e circonvoluzioni per
continuare a volare.
12 -TENÉ 'A
CAPA A PPAZZIA
Ad
litteram: tenere la testa al giuoco. Detto di chi, contrariamente a
quanto ipotizzabile dati la sua congrua età
ed il suo status sociale, si mostri eccessivamente incline al giuoco,
prendendo tutto a scherzo, non dimostrando serietà alcuna né nel lavoro, né nei rapporti
interpersonali.
13 -TENÉ 'A
CAPA A TTRE ASSE
Ad litteram:
tenere la testa a tre assi id
est: essere nervoso e preoccupato; locuzione mutuata dal giuoco del
tressette dove un giocatore in possesso
di tre assi,che valgono ciascuno un punto intero, sebbene ipoteticamente possa conquistare i
relativi tre punti, in realtà si preoccupa,
non essendo certo che potrà raggiungere
lo scopo atteso che gli assi possono venir facilmente catturati dall'avversario che sia in possesso
del due o del tre del medesimo seme
degli assi; il due ed il tre infatti,
sebbene valgano un terzo di punto ciascuno, sono nella scala gerarchica
delle prese superiori all'asso e possono catturarlo.
14 -TENÉ 'A
CAPA A VVIENTO
Ad
litteram: tenere la testa nel vento id est: essere una banderuola, un
essere poco affidabile e/o
raccomandabile.
15 - TENÉ
'A CAPA FRESCA
Ad
litteram: tenere la testa fresca id est: non coltivare pensieri serii, anzi -
al contrario - essere occupato solo da
fandonie, quisquilie, scherzi e futilità
cose tutte che, lasciando la
mente sgombra di preoccupazioni, tengono
la testa fresca, al contrario dei pensieri serii che, altrove, si dice fanno
cocere 'o fronte (fanno scottar la fronte).
16 -TENÉ 'A
CAPA 'E PROVOLA
Ad
litteram: tenere la testa di provola Détto di chi abbia la testa bernoccoluta, con
la tipica protuberanza della provola gustoso formaggio fresco, dalla
caratteristica forma; al di là però del riferimento alla forma del latticino,
la locuzione è usata anche per significare che colui che à la testa di provola
non è particolarmente intelligente e manca perciò di sale cosí come la suddetta provola, che
pur essendo piú gustosa della mozzarella da cui è ricavata, non essendo un formaggio stagionato, è
piuttosto sciapito.
17 -TENÉ 'A
CAPA GLURIOSA
Ad
litteram: tenere la testa gloriosa Si dice cosí di chi sia incline ad improvvisazioni assurde,
astruse trovate, soluzioni ardite quando non pericolose, espedienti
improvvisati.
18 - TENÉ
'A CAPA SCIACQUA.
Ad
litteram: tenere la testa annacquata. Si dice cosí, offensivamente , ma
anche solo causticamente di chi si
ritenga non abbia la testa a posto, e sia dotato di minime qualità
intellettive quasi che nella testa abbia
non il cervello, ma dell' acqua .
19 -TENÉ 'A
CAPA PE SPARTERE 'E RRECCHIE
Ad
litteram: tenere la testa per dividere le orecchie Locuzione di valenza
molto simile alla precedente riservata a
coloro che inveteratamente sciocchi, stupidi ed incapaci si ritenga che abbiano
la testa - priva di cervello e dunque di raziocinio -solo, iperbolicamente, come elemento necessario alla separazione delle
orecchie.
20 -TENÉ 'A
CAPA TOSTA
Ad
litteram: tenere la testa dura id
est: esser caparbio, cocciuto, ma anche: ben fermo nelle proprie opinioni;
estensivamente, poi: esser duro di comprendonio, tardo all'apprendimento.
21 -TENÉ 'A
CAZZIMMA
Neologismo
studentesco intraducibile ad litteram
con il quale si indica l'atteggiamento malevolo, la furbizia
prevaricante di chi mira a danneggiare una controparte piú debole e perciò piú
vulnerabile.
Talvolta si
imbarocchisce la locuzione aggiungendo lo specificativo:
d''e papere
australiane (delle oche australiane), specificazione però inutile e non
comprensibile atteso che non è dato
sapere che le oche di quel continente siano prevaricatrici o particolarmente
furbe.
22 -TENÉ 'A
CIMMA 'E SCEROCCO
Ad
litteram: tenere la sommità dello scirocco Id est: essere nervoso, irascibile, pronto a
dare in escandescenze, quasi comportandosi alla medesima maniera del
metereopatico condizionato dal massimo soffio dello scirocco, vento caldo umido(dall'arabo sharq/oriente) proveniente
da sud-est, vento che à effetti negativi sulla salute e soprattutto sull'umore
per via del caldo umido.
23 -TENÉ 'E
CAZZE CA CE ABBALLANO PE CCAPA
Ad litteram:
tenere i peni che ci danzano sulla
testa Id est: essere preoccupati al
massimo, aver cattivi crucci che occupano la testa. Icastica anche se becera
locuzione con la quale si sostiene che ipotetici peni significanti gravi
preoccupazioni ci stiano danzando in testa
per rammentarci quelle
inquetudini.
24 -TENÉ 'A
MAGNATORA VASCIA
Ad litteram:
tenere la mangiatoia bassa Id est:
non avere alcuna preoccupazione economica e comportarsi conseguentemente in maniera
prodiga, quando non eccessivamente dispendiosa, non badando alle spese.
25 -TENÉ 'A
NEVE DINT' Â SACCA
Ad litteram: tenere la neve in tasca o meglio nel sacco. Détto di chi si mostri eccessivamente dinamico
o frettoloso e sia restio a fermarsi per colloquiare, quasi
dovesse raggiungere rapidamente la meta
prefissasi prima che si sciolga
l'ipotetico ghiaccio tenuto in tasca.
Questa riportata è la spiegazione che normalmente e popolarmente
si dà dell’espressione e non è una spiegazione del tutto erronea: in realtà
però piú precisamente la fretta e la dinamicità sottese nell’espressione son
quelle dei cosiddetti nevari cioè
degli addetti al trasporto della neve che prelevata nei mesi invernali in altura (Vesuvio, Somma, Faito, Matese e
monti dell’Avellinese) veniva dapprima conservata in loco in grotte sottorranee dove gelava e poi
all’approssimarsi dell’estate, stipata in sacche di iuta veniva trasporta
velocemente a dorso di mulo nelle città
e paesi per rinfrescare l’acqua e fornire la materia prima per la confezione dei gelati.
Da tanto si ricava che il termine sacca non sta ad indicare
la tasca di un abito, quanto (con derivazione da un lat. parlato sacca(m) femminilizzazione del classico lat. saccu(m),
che è dal gr. sákkos, di orig. fenicia),quanto un grosso recipiente di tela lungo e stretto, aperto in alto, usato
per conservare o trasportare materiali incoerenti, o comunque sciolti. Il
passaggio dal maschile sacco al
femminile sacca si rese necessario
perché – come ò piú volte annotato - in
napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso, se maschile, piú piccolo
o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú
grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande
rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto
a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a
‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o
canisto piú piccolo ), fanno
eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo
piú grande de ‘a caccavella.
brak
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