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ICONICHE LOCUZIONI
1 JIRSENE A CCASCETTA(TE NE VAJE A
CCASCETTA!).
Letteralmente: Andarsene a cassetta.(te ne vai a cassetta!)Id est: andare
incontro ad una grossa fatica. La cassetta in questione è quella che fu del vespillone e del cocchiere delle
carrozze padronali: il posto piú alto, ma anche il piú scomodo ed il piú
faticoso da raggiungere, delle antiche vetture da trasporto passeggeri.
L'espressione viene usata quando si voglia sottolineare la dispendiosità o la
fatica cui si va incontro, impegnandosi in un'azione ritenuta gravosa per cui,per
sottinteso, se ne sconsiglia il porvi mano.
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2 Â CASA D' 'O FERRARO, 'O SPITO 'E
LIGNAMMO...
Letteralmente: In casa del ferraio, lo spiedo è di legno. La locuzione è
usata a commento sapido allorché ci si imbatta in persone dalle quali con le loro azioni (per la loro supposta,
vantata professionalità) ci si attenderebbero, risultati adeguati ben diversi
da quelli che invece sono sotto gli occhi di tutti.
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3 PIGLIATÉLLA BBELLA E CÓCCATE PE TTERRA.
Letteralmente:sposala bella e coricati in terra. Id est: accasati con una
donna bella, ma tieniti pronto a sopportarne le peggiori conseguenze;la
bellezza di una moglie comporta danno (patrimoniale) e sofferenze(morali).
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4 ABBACCÀ
CU CHI VENCE.
Colludere col vincitore - Schierarsi dalla parte del vincitore. Comportamento
nel quale gli Italiani sono maestri: si racconta, ad esempio, che al tempo
dell'ultima guerra, all'arrivo degli americani non fu possibile trovare un
fascista. Tutti quelli che per un ventennio avevano indossato la camicia
nera, salirono sul carro dei vincitori e i militari anglo-americani si
chiedevano, riferendosi a Mussolini: Ma come à fatto quell'uomo a resistere
vent'anni se non aveva nessuno dalla sua parte?
Abbaccà = andar con - colludere (con) deriva
da un latino medioevale ad +
vadicare frequentativo di
vadere.secondo il seguente percorso morfologico ad-vadicare→ad-badicare→abbad(i)care→abbadcare→abbaccare.
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5 QUANNO
'A CUNNIMMA È PPOCA, SE NE VA P' 'A TIELLA.
Quando il condimento è poco, si disperde nel tegame, invece di attaccarsi
alle pietanze; id est al dilà del significato primo dell’espressione : chi
non à mezzi sufficienti, facilmente li disperde e non riesce ad usarli per
portare a compimento un'opera cominciata.
cunnimma s.vo f.le condimento; voce formata dalla radice
del verbo lat. condi¯re→cunni¯ re
addizionata del suffisso imma suffisso per sostantivi (che è possibile trovare come immo
o come imma e talora come amma o umma
) che à valore collettivizzante o intensivo (cfr. mazzamma,calimma, canimma), ma è spesso di chiaro sapore dispregiativo (cfr.
cazzimma,perimma/perumma), ed è suffisso
coniato su di un latino: ime(n) con successivo raddopiamento espressivo e
rafforzativo della emme fino a giungere ad immo/imma/amma/umma; nella
fattispecie si ebbe cunni + imma→ cunnimma
tiella s.vo
f.le padella, tegame;
voce dal latino tegella(m),
diminutivo di tegula, con caduta
della palatale g, suono di transizione j donde tejella > tjella e tiella;
in origine quando ancora la tegella non era che una piccola tegula, altro non fu che una sorta di
copertura di altri vasi in terracotta come i
caccabu-m (caccavo) e caccabella-m (caccavella)
anch’essi, come la tegella e la tegola in terracotta.
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6 A LLU
FFRIJERE SIENTE 'ADDORE, A LLU CAGNO,SIENTE 'O CHIANTO.
Letteralmente: al momento di friggere sentirai l'odore, al momento del
cambio, piangerai. Un disonesto pescivendolo aveva ceduto ad un povero prete
un pesce tutt' altro che fresco e richiesto dall'avventore intorno alla bontà
della merce si vantava di avergli dato una fregatura asserendo che l'odore
del pesce fresco si sarebbe manifestato al momento di cucinarlo, ma il furbo
sacerdote , che aveva capito tutto e lo aveva ripagato con danaro falso, gli
replicò per le rime dicendo che il
truffaldino pescivendolo al momento
che avesse tentato di scambiare la moneta ricevuta, avrebbe avuto la cattiva
ventura di doversene dolere in quanto si sarebbe accorto della falsità del
danaro.La locuzione è usata sarcasticamente nei confronti di chi pensa di
aver furbescamente dato una fregatura a qualcuno e non intende di esser stato
ripagato d’una medesima moneta...
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7 VOCA
FORA CA 'O MARE È MARETTA...
Rema verso il largo ché il mare è agitato...Consiglio pressante, quasi
ingiunzione ad allontanarsi, rivolto a chi chieda insistentemente qualcosa
che non gli spetti.In effetti i marinai sanno che quando il mare è molto
agitato è conveniente remare verso il largo piuttosto che bordeggiare a
ridosso della riva contro cui ci si potrebbe infrangere. Il consiglio ripete,
addizionandolo di una spiegazione, la massima
latina Duc in altum!= Va’ al largo! .
maretta s.vo
fle (derivato
dell’ acc.vo lat. mare)
1Condizione, anche temporanea, del mare (che si può avere spec.
in acque ristrette), caratterizzata dall’accentuarsi dell’increspatura
dell’acqua con brevi ondicelle irregolari, appuntite, formatesi per lo
spirare di venti locali, di direzione e intensità spesso mutevoli: oje ce sta
maretta;
2. In
senso fig., stato di tensione, di agitazione e di malcontento latenti o solo
parzialmente repressi: alla riunione di condominio c’è stata un po’ di m.;
nc’è maretta
tra ‘e partite d’ ‘o guverno/’e ll’uppusizzione.
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8 QUANNO
JESCE 'A STRAZZIONA, OGNE FFESSO È PRUFESSORE...
Quando è avvenuta l'estrazione dei numeri del lotto, ogni sciocco diventa
professore. la locuzione viene usata per sottolineare lo stupido
comportamento di chi,incapace di fare qualsiasi previsione o di dare
documentati consigli, s'ergono a profeti e professori, solo quando,
verificatosi l'evento de quo, si vestono della pelle dell' orso...volendo
lasciar intendere che avevano previsto l'esatto accadimento o le certe
conseguenze...di un comportamento.
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9 'A
MONECA 'E CHIANURA:MUSCIO NN 'O VULEVA , MA TUOSTO LE FACEVA PAURA...
La suora di Pianura:tenero non lo voleva, ma duro le incuoteva paura (si
sottointende :il pane.) La suora affetta da edentulismo, non gradiva il pane
troppo morbido e si spaventava di quello duro. La locuzione viene usata nei
confronti degli incontentabili o degli eterni indecisi...
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10 HÊ
VIPPETO VINO A UNA RECCHIA.
Ài bevuto vino ad una orecchia - cioè ài bevuto del vino scadente, quello che fa reclinare la testa da un lato.
Pare che il vino buono sia quello che faccia reclinare la testa in avanti. Lo
si dice per sottolineare i pessimi risultati di chi abbia agito incongruamente, come dopo di aver bevuto del vino scadente.
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11 PURTA'E FIERRE A SANT' ALOJA.
Recare i ferri a
Sant'Eligio. Alla chiesa di sant'Eligio i vetturini da nolo solevano portare,
per ringraziamento, i ferri dismessi dei cavalli ormai fuori servizio.Per
traslato l'espressione si usa con riferimento furbesco agli uomini che per
raggiunti limiti di età, non possono piú permettersi divagazioni sessuali...
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12 'O
PATATERNO 'NZERRA 'NA PORTA E ARAPE 'NU PURTONE.
Il Signore Iddio se chiude una porta, apre un portoncino - Cioè: ti dà sempre
una via di scampo
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13 NUN TENÉ
PILE 'NFACCIA E SFOTTERE Ô BARBIERE
Non aver peli in volto e infastidire il barbiere - Cioè: esser presuntuosi al
punto che, mancando degli elementi essenziali per far alcunchè, ci si erga ad
ipercritico e spaccone.È l’atteggiamento tipico dei saccenti e/o supponenti.
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14 È
GGHIUTO 'O CASO 'A SOTTO E 'E MACCARUNE 'A COPPA.
E' finito il cacio sotto e i maccheroni al di sopra. Cioè: si è rivoltato il
mondo.
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15 À FATTO
MARENNA A SSARACHIELLE.
À fatto merenda con piccole aringhe affumicate - Cioè: si è dovuto
accontentare di ben poca cosa.Détto degli inetti ed incapaci che dalle loro
incongrue azioni non sortiscono alcun effetto!
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16'O CANE
MOZZECA Ô STRACCIATO.
Il cane assale chi veste dimesso - Cioè: il destino si accanisce contro il
diseredato.
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17 TRE
SONGO 'E PUTIENTE:'O PAPA, 'O RRE E CHI NUN TÈNE NIENTE...
Tre sono i potenti della terra:il papa, il re e chi non possiede nulla: Il
papa è il capo indiscusso della comunità ecclesiale e quando parla ex
cathedra è addirittura infallibile;il re è il capo indiscusso della comunità
nazionale che gli presta onore ed ubbidienza; chi manca di tutto non à timore
né d’esser richiesto d’alcunché, né d’essere defraudato di ciò che non à!
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18 Ė
GGHIUTA ‘A FESSA 'MMANO Ê CRIATURE, 'A CARTA 'E MUSICA 'MMANO Ê BARBIERE, 'A
LANTERNA 'MMANO Ê CECATE...
La vulva è finita nelle mani dei bambini, lo spartito musicale in mano ai
barbieri, la lanterna nelle mani dei ciechi. - l'espressione viene usata con
senso di disappunto, quando qualcosa di importante finisce in mani inesperte
o inadeguate che pertanto non possono apprezzare ed usare al meglio, come
accadrebbe nel caso del sesso finito nelle mani dei fanciulli o ancora come
l'incolto barbiere alle prese con uno spartito musicale o un cieco cui fosse
affidata una lanterna che di per sè dovrebbe rischiarare l'oscurità.
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19 S' A'
DDA JÍ A DD' 'O PATUTO, NO A DD' 'O MIEDECO.
Bisogna recarsi a chiedere consiglio da chi à patito una malattia, non dal
medico - Cioè:la pratica val piú della grammatica.
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20 AÚRIO
SENZA CANISTO, FA' VEDÉ CA NUN L'HÊ VISTO.
Augurio senza dono, mostra di non averlo ricevuto - Cioè: alle parole occorre
sempre accompagnare i fatti.
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21 Ô
PIRCHIO PARE CA 'O CULO LL'ARROBBA 'A PETTULA...
All'avaro sembra che il sedere gli rubi la pettola della camicia - Cioè: chi
è avaro vive sempre nel timore d'esser derubato.
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22 CHI
FATICA'NA SARACA, CHI NUN FATICA, 'NA SARACA E MMEZA.
Chi lavora guadagna una salacca, chi non lavora, una salacca mezza - Cioè: la
vita è ingiusta e spesso premia oltre
i meriti.
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23 'A
MAMMA D''E FESSE È SEMPE INCINTA.
La mamma degli sciocchi è sempre incinta - Cioè: il mondo brulica di stupidi.
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24 DICETTE
'O PAPPICE ‘NFACCIA Â NOCE: DAMME 'O TIEMPO CA TE SPERTOSO!
L'insetto punteruolo disse alla noce: Dammi tempo e ti perforerò - Cioè: chi
la dura la vince!
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25 A GGHIENNERE
E NNEPUTE, CHELLO CA FAJE È TTUTTO PERDUTO.
A generi e nipoti quel che fai, è tutto perso - Cioè:stante la generale
diffusissima irriconoscenza umana, va perduto anche il bene fatto ai parenti
prossimi
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26 'O
FIGLIO MUTO, 'A MAMMA 'O 'NTENNE.
Il figlio muto è compreso dalla madre - Lo si dice di due persone che abbiano
un'intesa perfetta.
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27 SAN
LUCA NCE S'È SPASSATO...
San Luca ci si è divertito...- Lo si dice di una donna cosí bella che sembra
dipinta dal pennello di San Luca, che la tradizione vuole pittore autore di
bellissime effigi femminili, tra le quali quella della santa Vergine. Ma lo
si dice anche furbescamente in senso
antifrastico quando ci si imbatta in una donna decisamente brutta, quasi
volendo significare che il santo pittore abituato a ritrarre donne
bellissime, nella fattispecie si sia preso un divertimento (spasso)
riproducendo una donna bruttissima.
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