CELIBE.
Questa volta è stato il
caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di indicargli in quali modi si possa rendere in
napoletano la voce italiana in epigrafe. Gli ò cosí risposto: caro amico,
premesso che la voce italiana di cui mi chiedi [derivata da un lat. celibe-m] indica
onnicomprensivamente una persona di
sesso maschile che viva fuori del matrimonio, ti significo che l’idioma napoletano, al solito, piú esatto, preciso e
rigoroso della lingua italiana, à numerosi termini di varia sfumatura usati per
render la parola in epigrafe; te li elenco esaminandoli qui di sèguito:
zito/zitolo s.vo
m.le doppia morfologia [di cui la
seconda diminutiva della prima] di voce usata per indicare lo sposo novello,
quello che à appena contratto il matrimonio, ma non lo à ancòra consumato;
quanto all’etimologia occorre riferirsi
ad una base fonosimbolica “cit” usata per indicare alcunché di piccolo; è attestata,
con medesimo significato ed origine anche il femminile zita;
zetiello
s.vo
ed agg.vo m.le voce di medesima etimologia della pregressa, usata però per
indicare precisamente in riferimento a chi è tanto giovane da non essere in età da
marito e pertanto ancóra celibe.
surdiero/sultiero
s.vo
ed agg.vo m.le doppia morfologia di una voce
etimologicamente dall’iberico “soltero” usata per indicare colui che rifiuta
sistematicamente le nozze restando celibe ed in solitudine di affetti perché
preferisce, temendoli, non aver legami matrimoniali.
scasato
s.vo
ed agg.vo m.le voce di uso essenzialmente ironico riferita a colui che, pur
essendo in età da marito rifugge dal formare una propria casa, restando ospite
in quella dei genitori; quanto
all’etimologia è voce deverbale
di un ricostruito “scasare” opposto di “accasare” ambedue derivati di casa; è
attestata, con medesimo significato ed origine anche il femminile scasata
scuitato
s.vo
m.le antichissima e, purtroppo, pressoché desueta voce dall’iberico
“descuidado”di pari significato usata per indicare un giovane che non prende
moglie per mantenersi privo di preoccupazioni e senza i problemi derivanti dal
metter su famiglia; non è attestata la voce al femminile.
scapulone s.vo ed agg.vo m.le altra voce usata
esclusivamente in senso ironico, riferita ad uomo da gran pezza maturo che non
si è accasato, ne lo intende fare cosí come suggerisce l’etimologia della
parola deverbale di un lat. “scapolare” ossia fuggire ai legami; l’accrescitivo
“one” serve appunto a sottolineare la fermezza del comportamento di eludere il
matrimonio a dispetto del tempo che corre.
Schitto
s.vo ed agg.vo m.le = scapolo, celibe;
etimologicamente è da ritenersi voce
derivata da una lettura metatetica del greco ektòs (posseduto, tenuto come
marito) con la prostesi di una s (distrattiva) ottenendosi un sektòs
(solo,senza compagnia, non tenuto come marito) lètto sketòs→scheto e poi schito
ed infine schitto con raddoppiamento espressivo della dentale. Il tutto con
buona pace di Pianigiani, Filopatridi, Cortelazzo/Marcato & altri.
In coda e quale aggiunta per similitudine rammento che il
corrispondente femminile di celibe e cioè nubile agg.vo femminile [dal lat.
nubĭlis «(in età) da marito», der. di nubĕre «maritarsi»]è resa con piú
precisione in napoletano come agg.vo e sostantivo in due modi: figliola = ragazza, giovanetta [ voce
dal lat. filiola-m]con riferimento a ragazza dai sedici ai venti anni ancóra
vergine; con riferimento a ragazza dai venti anni ai quaranta anni ancóra
vergine si usa la voce zetella.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito
l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
Nessun commento:
Posta un commento