‘A ‘ROTTA D’’E ‘SPURTIGLIUNE
L’amico R. A. [che identifico con le sole iniziali per
questioni di riservatezza…] mi à chiesto, per le vie brevi, di spendere qualche
parola per illustrare l’argomento in epigrafe. Mi auguro di essere esauriente
nel rispondergli come segue. Cominciamo col dire che ad litteram l’espressione “‘a ‘rotta d’’e ‘spurtigliune”
vale in lingua nazionale: “la grotta dei pipistrelli”; infatti il termine
spurtigliune plurale metafonetico del singolare spurtiglione [con etimo da una
deformazione dell’acc.vo latino vespertilione-m (con aferesi della sillaba ve e
li>gli [cfr. filia>figlia]] vale pipistrelli ed identifica una vasta
cavità naturale presente sulla collina di Poggioreale [nelle adiacenze del
cimitero delle 366 fòsse] un tempo ed ancóra infestata da quei mammiferi
chirotteri, simili a topi, ma provvisti di ali membranose e quindi capaci di
volare. La cavità di cui dico fu sede nel 1528 dell’accampamento della truppa
del comandante francese Odet de Foix (1485 – -† 15 agosto 1528), visconte di
Lautrec, al tempo dell’assedio di
Napoli che vide la sconfitta del il governatore di Napoli Ugo di Moncada
[(Chiva, 1476 – † Maiori 28 maggio 1528),
nobile, politico e militare spagnolo del XVI secolo; cavaliere gerosolimitano,
fu Viceré di Sicilia (1509-16) e Viceré di Napoli (1527-28)] e la vittoria
delle armi francesi cosa che consentí il primo maggio 1528 a Carlo V d'Asburgo [(Gand, 24 febbraio 1500
– † Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558)
imperatore del Sacro Romano Impero germanico ed arciduca d'Austria dal
1519, re di Spagna (Castiglia ed Aragona) dal 1516, e principe dei Paesi Bassi
come duca di Borgogna dal 1506 . A capo della Casa d'Asburgo durante la prima
metà del '500, fu il sovrano di un
"impero sul quale non tramontava mai il sole"] di nominare Filiberto di Châlons, principe D'Orange [
(Lons-le-Saunier, 18 marzo 1502 – †Gavinana, 3 agosto 1530) condottiero francese, nonché principe
d'Orange e viceré di Napoli dal 1528 al 3 agosto 1530.] nuovo governatore di
Napoli.
Successivamente la medesima ampia cavità di cui veniamo
dicendo fu il luogo di sepoltura di circa cinquantamila vittime della terribile
peste del 1656 che causò la morte di
diversi intellettuali e artisti, tra cui ricordo i pittori Bernardo Cavallino (Napoli
1616 -† ivi 1656) ed Aniello Falcone (Napoli
15 nov. 1607-† ivi 1656). Penso di non dover aggiungere altro e m’auguro
d’aver contentato la curiosità dell’amico R.A. ed interessato qualcun altro
dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele Bracale
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