MAMMA D’’A SALETTA etc.
A – Mamma d’’a Saletta fa’ cacà chesta Scuppetta!
B - Mamma d’’a Saletta nun è càntero, è vasetto!
L’invocazione esclamatoria d’attacco delle due espressioni ( che poi illustrerò...) e di altre consimili, meno note è ancóra in uso in un po’ tutti i paesi costieri campani e merita una attenta ricostruzione; in effetti cominciamo col chiarire che l’espressione Mamma d’’a saletta è tranquillamente una sorta di alterazione- corruzione di Madonna de la Salette; si tratta cioè di una invocazione rivolta alla Madonna apparsa (nel 1846 in Francia a La Salette, località del dipartimento dell’Isère, nel cuore del circolo delle Alpi francesi, in cui scorre il fiume Drac, a circa 1800 metri di altezza), a due pastorelli: Mélanie Calvat di circa 15 anni e Maximin Giraud di 11 anni; nessuno dei due era mai andato a scuola, né al catechismo; non sapevano né leggere né scrivere; molto poveri economicamente, sia di cultura, sia di affetti. A far tempo poi dal 1852 (anno della fondazione a Grenoble della congregazione dei Missionari di Nostra Signora di La Salette, congregazione voluta per l’assistenza dei pellegrini che si recavano al santuario di Notre-Dame de la Salette, che frattanto era sorto nel luogo dove, il 19 settembre 1846, la Vergine era apparsa ai due pastorelli,santuario che era diventato – come altri santuari mariani, meta di moltissimi fedeli) la devozione alla Vergine de la Salette si espandette a dismisura, richiamando fedeli d’ogni dove. e – a malgrado che sia La Salette che Grenoble siano due località di montagna, quella devozione raggiunse anche i paesi costieri della Francia meridionale e vi si propagò tanto da attecchire anche in molti marittimi, come gli amalfitani, che per ragioni di lavoro toccarano quei paesi; fu cosí che la devozione alla Madonna de la Salette raggiunse la Campania e segnatamente le città e paesi costieri. E in tali luoghi si cominciò ad invocare la Madonna de la Salette con il piú filiale ed affettuoso titolo di Mamma d’’a Saletta quest’ultimo evidente corruzione-adattamento dell’originario Salette.
Interessante è tentare di capire quale sia stato il motivo che abbia indotto gli amalfitani e poi via via altri campani ad invocare la Mamma d’’a Saletta nei problemi di stipsi. Non esiste alcuna connessione tra l’apparizione della Vergine ai due pastorelli francesi e problemi di stipsi, sebbene qualcuno fantasiosamente afferma che la Vergine abbia guarito i due piccoli veggenti che soffrivano di stitichezza: ma si tratta di pura fantasia!... Il fatto è molto piú semplice: poiché uno dei cognomi piú diffusi in Amalfi, specialmente tra i marinai, è Scoppetta (Scuppetta) è abbastanza normale che nel coniare un’ invocazione-esclamazione, da usare nei momenti di bisogno, invocazione-esclamazione che assonasse se non rimasse con il cognome Scoppetta/Scuppetta si ricorresse al titolo della Madonna della Salette, piuttosto che ad altro titolo della Vergine.
Se ne ricavò perciò l’esclamazione- invocazione Mamma d’’a Saletta fa’ cacà chesta ( per chistu) Scuppetta e continuando poi sulla medesima falsariga si diede libero sfogo alla fantasia e davanti alla amara constatazione di un vano tentativo operato per liberare i visceri si esclamasse Mamma d’’a Saletta nun è càntaro, è vasetto che varrebbe quasi Madonna della Salette soccorrimi tu: il pitale è vuoto! (il mio corpo non l’à considerato per quel che è cioè per un pitale, in cui fare i propri bisogni corporali, ma l’à, impropriamente scambiato per un vaso da non imbrattare con le feci!).
Con il passar del tempo, le due espressioni Mamma d’’a Saletta fa’ cacà chesta Scuppetta! - Mamma d’’a Saletta nun è càntero, è vasetto! ed altre consimili furono depurate di qualsiasi riferimento scatologico e finirono per ridursi alla semplice invocazione-esclamazione Mamma d’’a Saletta!! usata a dispiaciuto commento di situazioni evolutesi in maniera non attesa o gradita, oppure usata come interezione per esprime paura, impazienza, stupore o altri sentimenti: , Mamma d’’a Saletta!! e che paura!; Mamma d’’a Saletta!! e che ccacchio staje facenno?! oppure Mamma d’’a Saletta!! e che hê cumbinato?!; Mamma d’’a Saletta mia, aiutatame tu!! Mamma d’’a Saletta, miettece ‘a mana toja etc.
Esaminiamo qualche parola:
mamma letteralmente è mamma madre, genitrice voce derivata dal lat. mamma(m) 'mammella, poppa' e nel linguaggio infantile 'mamma', ma qui è voce usata al posto di madonna che è voce composta da ma (forma proclitica di mia) e donna (dal lat. volg. domna(m)→donna, per il class. domina(m) 'signora') un tempo fu appellativo di cortesia con cui ci si rivolgeva alle donne di elevata condizione e che si premetteva al nome proprio
2) (lett.) la donna amata | essere donna e madonna, 3)(scherz.) signora e padrona assoluta
4) la Madonna, per antonomasia, la Vergine Maria, madre di Cristo, al cui nome spesso sono uniti attributi: pregare, invocare la Madonna; la Madonna Immacolata, del Rosario, Addolorata, delle Grazie | il mese della Madonna, il mese di maggio, a lei dedicato e durante il quale si svolgono particolari riti mariani | in particolari espressioni popolari avere le madonne, essere adirato, di cattivo umore; avere una fretta, una fame della madonna; avere una gran fretta, una gran fame.
Della confusione tra Salette e saletta ò già detto affermando che saletta non è che un adattamento corruttivo dell’originaria Salette; per il vero in napoletano esiste pure un omofono ed omografo saletta = piccola sala, ingresso voce diminutiva (cfr. il suff. etta) di sala che è dal longob.
sala 'abitazione, dimora', ma tale saletta non à nulla a che vedere con la Saletta dell’espressione.
cacà = cacare, defecare, espellere le feci; verbo derivato dal lat. cacare di identico significato.
scuppetta – Anche in questo caso ci troviamo difronte ad una voce che potrebbe prestare il fianco a confusione; in napoletano infatti esiste il sost. femm.le scuppetta= schioppetto, piccolo fucile; la voce napoletana appare derivata dal basso lat. scloppus→sc(l)oppu→scupp+ etta→scuppetta ma tale sostantivo non à nulla a che spartire con lo Scuppetta dell’espressione che – come ò detto – è un cognome ancóra molto diffuso in Amalfi e zone limitrofe.
càntaro o càntero alto e vasto cilindrico vaso dall’ampia bocca su cui ci si poteva comodamente sedere, atto a contenere le deiezioni solide; etimologicamente la voce càntero o càntaro è dal basso latino càntharu(m) a sua volta dal greco kàntharos; rammenterò ora di non confondere la voce a margine con un’altra voce partenopea cantàro (che è dall’arabo quintâr) diversa per accento tonico e significato: questa seconda infatti è voce usata per indicare una unità di misura: cantàio= quintale ed è a tale misura che si riferisce il detto napoletano: Meglio ‘nu cantàro ‘ncapo ca n’onza ‘nculo ( e cioè: meglio sopportare il peso d’un quintale in testa che (il vilipendio) di un’oncia nel culo (e non occorre spiegare cosa sia l’oncia richiamata…)); molti napoletani sprovveduti e poco informati confondono la faccenda ed usano dire, erroneamente: Meglio ‘nu càntaro ‘ncapo…etc.(e cioè: meglio portare un pitale in testa che un’oncia nel culo!), ma ognuno vede che è incongruo porre in relazione un peso (oncia) con un vaso di comodo (càntaro) piuttosto che con un altro peso (cantàro)!
vasetto letteralmente è il piccolo vaso (cfr. il suff. etto), //antunque qualcuno – seppure erroneamente - lo ritenga diminutivo non di vaso (nome generico di recipienti di varia forma e materiale che per lo più servono a contenere e a conservare prodotti alimentari, e come tale etimologicamente da un lat. volg. vasu(m), per il class. vas vasis), ma dell’omofono ed omografo vaso(= bacio che come tale etimologicamente è dal latino basiu(m));in effetti nel pretto e corretto napoletano il diminutivo usato di bacio non è vasetto (che è il piccolo vaso), ma vasillo(che è il piccolo bacio)!
raffaele bracale
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