ALCUNE VOCI INSOLITE E DESUETE DEL NAPOLETANO
Rispondendo ad una richiesta della sig.ra A.C. elenco ed illustro qui di seguito alcune voci napoletane insolite e desuete tutte riferentesi ad antichi mestieri. Abbiamo dunque:
1 -Copetaro/cupetaro = produttore e venditore al minuto di copete/cupete ( sorta di torrone cioè dolce fatto con mandorle e pistacchi o noci e con miele); la voce copeta/cupeta da cui copetaro/cupetaro deriva dall’arabo qubaita/qupaita;
2 – Stregnitoraro/strignitoraro e non Stringnitoraro = venditore al minuto di fasce per neonati dette in napoletano stregnetora/e o strignetora/e derivata dal verbo stregnere=stringere;
3 - pallottinaro/palluttinaro = produttore e venditore al minuto di cartucce artigianali per fucili da caccia; le cartucce riempite, a seconda delle occorrenze con pallini di piombo di diversa misura, son dette in napoletano palluttina/o diminutivo derivato da palla;
4 - ferlingiéro= cambiavalute; voce del tutto desueta ed abbandonata già nel tardo ‘800 quando fu sostituita in toto da cagnacavallo voce che già nel ‘700 aveva affiancato la voce a margine; ferlingiéro indicò chi esercitasse su banchetti di fortuna,in aree di mercato, il mestiere, spesso non autorizzato, di cambiavalute. La voce nacque marcandola sull’antico francese ferling = piccola moneta divisionale; da tale ferling trasse anche l’italiano antico ferlino/furlino= nome generico di una piccola moneta; la voce cagnacavallo= cambiavalute fu formato agglutinando la voce verbale cagna (3° p. sg. p. ind.dell’infinito cagnà/are=cambiare dal lat. tardo cambiare, di orig. gallica; il napoletano cagnare/à presuppone una forma cammjare→cagnare come simja che dà scigna; alla voce verbale cagna è addizionato il s. cavallo moneta di rame di Ferdinando I d’Aragona, moneta che portava impressa la testa d’un cavallo donde il nome; talvolta il nome cavallo era contratto in callo come nel caso del famoso tre calle, moneta equivalente a mezzo tornese;
catàro artigiano produttore e venditore al minuto di cati cioè secchi con doghe di legno e manico in metallo; la voce è marcata sul sost. - cato cioè bigonciolo, secchio in forma di tronco di cono, ma indefettibilmente con fondo e pareti in doghe di legno (cosa che lo distingue da altri secchi che possono esser di vario materale...) ed unico manico ad arco in metallo, secchio usato quasi esclusivamente per contenere acqua e dai pescivendoli per tenervi arselle, vongole, cozze ed ogni altro mollusco od anche crostacei; l’etimo di cato è dal lat. cadus che è dal greco kadós.;
cafaràno/cafaràro ma anche caffaràno/caffaràro manovale salariato addetto negli oliveti a scavare attorno agli olivi i cosiddetti cafàri/caffàri; il cafàro/caffàro è il solco profondo scavato attorno a gli olivi, al fine di favorirne l’rrigazione; la voce cafàro/caffàro donde cafaràno/cafaràro o caffaràno/caffaràro deriva dal greco kàrabos=gola;
vardaro artigiano-cuoiaio produttore e venditore al minuto di varde e/o finimenti. La varda (con etimo dall’arabo barda) indica il basto, la soma da trasporto usata su asini e muli.
Raffaele Bracale
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