mercoledì 14 gennaio 2009

SFRANTUMMATO & dintorni

SFRANTUMMATO & dintorni
Questa volta prendendo spunto da una richiesta formulatami dall’amico L.M. (al solito, motivi di privatezza m’impongono di limitarmi alle sole iniziali del nome)che mi à chiesto dell’aggettivo sfrantummato usato, probabilmente impropriamente, dal sindaco sig.ra Rosa Russo Jervolino, (anzi piú correttamente Rosa Iervolino in Russo) in riferimento a taluni assessori della giunta comunale napoletana,(assessori che, fortunatamente e sia pure con ritardo, à provveduto – passannose ‘a mana p’’a cuscienza - a mettere ‘mmiezo a ‘na via… parlerò delle seguenti voci del napoletano. Cominciamo con il dire che in pretto napoletano l’aggettivo sfrantummato letteralmente (con derivazione quale participio passato dal verbo sfrantummà che è dall’agglutinazione di una esse intensiva + il verbo frantummà denominale di frantume ( derivato da franto p.p. di frangere + il suff.collettivo ume che nel napoletano comporta il raddoppiamento espressivo della labiale m), dicevo che letteralmente l’aggettivo sfrantummato vale frantumato,smantellato, diroccato, spianato;devastato (détto di case, muri etc.) e per traslato (détto di persona) rovinato,squattrinato,spiantato e mai è attestato nel senso di incapace, smidollato etc. come nell’inteso del sindaco. Ahimé è certo che il sindaco Rosa Iervolino in Russo si è espressa impropriamente atteso che non mi pare proprio che gli assessori comunali partenopei risultino rovinati,squattrinati,spiantati tanto da giustificar per loro l’epiteto di sfrantummati, né trattandosi di persone e non di palazzi si possa accreditarli di essere frantumati,smantellati, diroccati, spianati,devastati. Avesse voluto, il sindaco correttamente rendere in napoletano le voci smidollato o incapace, avrebbe dovuto dire scatamellato (smidollato) o per indicare l’incapace, l’inetto avrebbe potuto scegliere tra
chiachiello agg.vo e sost. m voce quasi desueta che indica lo sciocco credulone e bonaccione e pertanto inetto,spregevole, persona di scarsa serietà; quanto all’etimo si può supporre una base lat. cloac(u)la + il suff.masch. iello;
chiafèo agg.vo e sost. m. antichissima voce, quasi desueta che indica lo sciocco, il grullo, il melenso, l’incapace etimologicamente da collegarsi al greco kophòs = babbeo, attreverso l’aggettivo kopàîos;

fogliamolla non ci si lasci ingannare dalla desinenza femminile: la parola è un aggettivo sostantivato invariabile e lo si riferisce, senza alcuna variazione desinenziale, sia all’uomo che alla donna: ‘nu fogliamolla o ‘na fogliamolla nel significato di persona sciocca e neghittosa nonché molle tal quale la tenera foglia da cui deriva ed a cui è rassomigliata ; etimologicamente dai tardo latini: folia + molle(m);

fuceto agg.vo e sost. m. antichissima voce, quasi desueta che indica l’impotente, il floscio, il vacuo e dunque lo sciocco,ilgrullo,ilmelenso,l’incapace,l’inetto; etimologicamente da collegarsi ad un tardo lat. fúngidu(m)= fungoso che semanticamente spiega il floscio, il vacuo tipico della vescia (fungo biancastro di forma globosa) normale il passaggio della dentale d a t in sillaba finale di parola sdrucciola (cfr. fòmeto = caldo da fúmidu(m), fràceto =fradicio da fràcidu(m),úmmeto= umido da umidu(m);
schiappa sost. m. e f. persona inetta, incapace (nel lavoro, nello sport, nel gioco ecc.); etimologicamente deverbale di un ant. schiappare 'spaccare legna', forse di origine onom.che diede sceppalegna/scippalegna= 'taglialegna', poi 'uomo rozzo, inetto';
sciacqualattuca agg.vo e sost. m e f. letteralmente guattero di cucina addetto alla lavatura delle verdure e dunque persona da poco, incapace, inetto, di nessun conto; etimologicamente voce formata dall’agglutinamento della voce verbale sciacqua (3° p. sg. ind. pres. dell’infinito sciacquare= lavare sommariamente o rilavare dal lat. tardo exaquare, deriv. di aqua 'acqua') + il sostantivo lattuca che in italiano è lattuga = pianta erbacea coltivata negli orti, le cui foglie larghe e tenere si mangiano in insalata; la voce napoletana, come la corrispondete italiana deriva dal lat. lactuca(m), deriv. di lac- lactis 'latte', per il liquido lattiginoso che secerne;da notare come la lattuca napoletana conservi l'occlusiva velare sorda c originaria del latino, mentre l’italiano à optato per l'occlusiva velare sonora g e non se ne comprendono i motivi;
sciaddeo/a –sciardeo/a agg.vo e s.vo m. o f. esattamente lo sciocco, l’incapace buono a nulla ; rammenterò qui che sciaddeo/a -sciardeo/a son la medesima parola: nella seconda si è verificato il fenomeno del parlato popolare di rotacizzare la prima d, ma la parola è la stessa; per quanto riguarda l’ etimologia di sciaddeo escludo a priori che la si debba riferire al nome dell’apostolo Giuda Taddeo che con sciaddeo à solo una tenua assonanza, non risultando da nessuna sacra scrittura (vangeli – atti degli apostoli – lettere etc.) che il suddetto Giuda Taddeo fosse uno sprovveduto o un incapace, e propendo per il verbo greco skedao= comportarsi da sbandato e/o sprovveduto; ancora ricorderò che dal femm. di sciardeo,cioè da sciardea si trasse il diminutivo sciardella nel significato di donna inetta, di casalinga incapace di fare i donneschi lavori di casa con attenzione e secondo i crismi dovuti; a Napoli è 'na sciardella la casalinga che lavi le stoviglie, facendosele scappare di mano e rompendole, che lavi i pavimenti con poca acqua, che spolveri superficialmente, che riponga gli abiti in modo raffazzonato, cosí che riprendendoli uno li trovi stazzonati e gualciti al punto di non poterli indossare, una donna insomma inetta ed inaffidabile, una sbadata patentata.
Esiste anche un peggiorativo del termine ed è sciuazza, peraltro addolcimento – attraverso l’epentesi di una efelchistica u – di un’originaria sciazza (che è dal latino ex-apta=inadatta)inteso troppo duro o volgare.
Scatamellato/a agg.vo m. o f. smidollato/a (fig.) privo di energie, snervato; debole, fiacco di carattere, privo di forza morale; etimologicamente p.p. del verbo scatamellà= cavare il midollo che è da un lat. volgare catamullueare con la protesi di una s distrattiva.
Proseguiamo dicendo che se invece il sindaco avesse voluto,per uno strano caso, esattamente accreditare i suoi assessori d’essere rovinati,squattrinati,spiantati, il sindaco avrebbe potuto, se non dovuto usare ad libitum uno dei seguenti aggettivi evitando fuorvianti traslati, scartando cioè quelli che potessero ingenerare confusione semantica, e scegliere tra
addecuotto/addecuttato- addecotta/addecottata agg.vo m. o f. letteralmente fallito,decotto: come chi è nello stato di decozione, quello nel quale si trova un imprenditore incapace di pagare con regolarità i propri debiti; è il presupposto della dichiarazione di fallimento. e quindi la voce a margine vale squattrinato, spiantato,rovinato; etimologicamente p. p.*addecoctus del tardo lat. *ad+decoquere;
arrojenato/a- arruinato/a agg.vo m. o f. . letteralmente rovinato e quindi squattrinato, spiantato etimologicamente p. p. di un lat. *ad+ ruinare→ arruinare denominale di ruina (rovina):1 essere in o arrecare rovina a qualcuno o qualcosa; danneggiare/rsi, guastare/rsi, distruggere/rsi: arruinarse ‘a salute; l'ummeto arruina ‘e mure
2 crollare o far crollare; demolire, abbattere: ‘a furia ‘e ll’acqua à arruinato ‘o ponte
3 (fig.) essere o mandare in miseria, in fallimento: ‘o juoco mm’ à arruinato ||| v. intr. [aus. essere];



Derrupato/a agg.vo m. o f.= . letteralmente dirupato = gettato da una rupe ||| v. intr. [aus. essere], 1 precipitare da una rupe o dall'alto;
2 per traslato: sciupare, essere rovinato e quindi squattrinato, spiantato etimologicamente p. p. di un lat. *de+ab +rupare→ derrupare denominale di rupes;
‘nnabbessato/a agg.vo m. o f.= . letteralmente inabissato, caduto in un abisso, sprofondato e quindi per traslato squattrinato, spiantato, rovinato;
etimologicamente p. p. di (i)nabissare denominale di abisso (dal lat. abyssu(m), che è dal gr. ábyssos, comp. di a- priv. e byssós 'fondo'); in napoletano abisso diventa abbisso con tipico raddoppiamento espressivo della labiale esplosiva b e da abbisso con il raddoppiamento conservato anche nel verbo che se ne trae, per cui inabissare diventa (i)nnabbissare→’nnabbessà;
sbriscio/a agg.vo m. o f. esattamente sbriciolato e poi squattrinato, privo di danaro, spiantato, messo male, misero costruito etimologicamente partendo dalla protesi di una s questa volta intensiva sul verbo lat. volg. *brisare 'rompere' denominale di brisa= briciola, pezzetto, frantume; da notare il passaggio della sibilante di brisare dal suono normale a quello palatale per cui s + a→sci+a come spessissimo nel napoletano ottenendosi da brisare, brisciare e poi sbrisciare;
scarrupato/a oppuresgarrupato/a agg.vo m. o f. letteralmente abbattuto, demolito, rovesciato e poi rovinato e quindi squattrinato, spiantato etimologicamente p. p. di un ipotizzabile verbo greco -lat. formato partendo da una s(qui intensiva) + katá=giú + rupe(m) fino ad ottenere uno *sca(t)rupare→scarrupare;
sfasulato/a agg.vo m. o f. letteralmente privo di fagioli e dunque povero, squattrinato, spiantato; rammento che il termine fasule= fagioli è uno dei numerosissimi modi napoletani di indicare il danaro quasi certamente perché un tempo ‘efasule (dal t. lat. phasèolu(m))= fagioli furono usati, a mo’ di moneta o merce di scambio al pari dei ciceri (ceci) altro nome del danaro; la voce a margine si è dunque formata partendo da una s(qui distrattiva) +il s.vo fasule + il suff. aggettivale ato;
sfessato/a agg.vo m. o f letteralmente stanco/a, debole,svigorito/a e per ampliamento semantico rovinato, povero, squattrinato, spiantato etimologicamentela voce a margine risulta essere il p.p. del verbo sfessà= bastonare, ridurre male, fiaccare, indebolire che va connesso all’acc.vo fessu(m)= stanco part. pass. di fatisci= 1 aprirsi, fendersi, sgretolarsi, dissolversi
2 (trasl.) mancare, cessare, stancarsi, esaurirsi, venir meno.
Sfrantummato della voce a margine ò già détto prima
smagliato/a agg.vo m. o f. letteralmente privo di monete, privo di danaro e dunque povero, squattrinato, spiantato; etimologicamentela voce a margine si è dunque formata partendo da una s(qui distrattiva) +il s.vo maglia che è dritto per dritto dal francese: maille=moneta + il suff. aggettivale ato;
rammentado che chi è sprovvisto di danaro s’usa indicarlo come: sfasulato (con riferimento ai pregressi fasule or ora esaminati ) oppure – giustappunto: smagliato;

spullecone/a agg.vo m. o f. letteralmente chi sbaccella i legumi freschi e poi privo di danaro, spiantato e dunque povero, squattrinato, rammento che il termine a margine deriva quanto all’etimo dal verbo spullecà (verbo denominale di pullum= pollone, germoglio, per il tramite di un lat. volg. *spulicare→spullicare=sbucciare, sbaccellare in cui si avverte la protesi di una s distrattiva); a spullecà è stato aggiunto il suff. qualitativo/accrescitivo one;
semanticamente la faccenda dell’accostamento tra chi sbaccella i legumi freschi e chi è privo di danaro, spiantato, oltre a richiamare ad un dipresso la precedente voce riguardante i fagioli, si spiega piú chiaramente col fatto che un tempo agli addetti (per solito poveri ed indigenti servi) che provvedevano all’operazione della sbaccellatura di fagioli freschi e/o piselli veniva accordato di trattenere i baccelli con cui preparare, in luogo di conferirli al nutrimento dei maiali, delle povere zuppe con cui sfamarsi, onde lo sbaccellatore (spullecone/a) divenne sinonimo di povero, indigente, squattrinato;
zeffunnato/a agg.vo m. o f. letteralmente chi sia precipitato in un baratro, un abisso,chi sia andato completamente in rovina e dunque sia diventato privo di danaro, spiantato, povero, squattrinato; il termine a margine deriva quanto all’etimo quale p.p. dal verbo zuffunnà =sprofondare, inabissare, mandare in rovina ma pure ammucchiare, stipare, ammassare nascondeno derivato dall’ ant. spagnolo sofondar (con tipica assimilazione progressiva nd→nn ) a sua volta dal lat. volg. *suffundare collaterale del class. suffundere.
E qui mi fermo dichiarandomi sin d’ora immodestamente a disposizione (ma non per una qualche comunanza o vicinanza politica!) della sig.ra Rosa Iervolino in Russo se mai in avvenire avesse bisogno di qualcuno che - evitandole di incorrere in imprecisioni o strafalcioni - le desse un po’ di luce sul linguaggio napoletano.
Raffaele Bracale

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