giovedì 4 ottobre 2012

L'AGGETTIVO PEZZENTELLA

L'AGGETTIVO PEZZENTELLA Questa volta è stato il caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato e portata della voce aggetivale in epigrafe. L’accontento entrado súbito in medias res. Pezzentella agg.vo f.le del m.le pezzentiello piccolo/a mendicante; sia pezzentiello che pezzentella (che non va confuso con analogo, omofono ed omografo s.vo f.le che indica tutt’altro) sono agg.vi diminutivi (cfr. i suffissi iello ed ella derivati dal s.vo pezzente : mendicante, straccione; persona che vive in condizioni di estrema miseria: andare vestito come un pezzente; sembrare un pezzente | persona meschina, eccessivamente attaccata al denaro: fare il pezzente. Si tratta di una voce di orig. merid., pervenuta anche nell’italiano, ed etimologicamente è propriamente il part. pres. del napol. pezzire 'chiedere l'elemosina', che è dal lat. volg. *petire, per il class. pètere 'chiedere'; in effetti con la voce a margine in napoletano non si indica propriamente la piccola mendicante che chieda obolo di monete, ma si indica in unione al s.vo anima: anema pezzentella quell’anima che trovandosi in purgatorio che secondo la dottrina cattolica tradizionale è lo stato temporaneo di espiazione cui sono assogettate le anime di coloro che, pur morendo in stato di grazia, debbono espiare i peccati veniali e le pene conseguenti ai peccati mortali, di per sé già perdonati; trovandosi cioè in uno dei regni dell'oltretomba cristiano, dove si espiano le colpe commesse sulla terra prima di poter passare in paradiso, e desiderando abbreviare – per quanto possibile – il loro transitorio, ma doloroso stato, chiedono, pietiscono dai vivi delle preci suffragatorie; ll’ anema pezzentella: l’anima poverella è comunque un’anima che soffre, che patisce e chiede refrigerio e ad essa è apparentato chi smunto, macilento, sciupato, patito, appaia soffrire e bisognoso di un aiuto materiale o morale che lenisca le sue pene.Al proposito di codeste aneme pezzentelle mi piace rammentare una popolarissima prece che viene recitata a suffragio di détte anime, dalle frequentatrici dell’antichissimo Cimitero delle Fontanelle. Eccola: Chelli ffiglie, chelli spose ca so’ tanto turmentate Gesù mio Vuje ca ll’amate cunzulàtele pe pietà. Recuglítele Signore dint’ â santa gloria Vosta affinché ‘sti pezzentelle cantarranno ‘e laude Voste, Ve ringrazziano e benediceno tutta quanta ll'etemità. Requie ‘mpace Requie ‘mpace Requie ‘mpace Requiescatte ‘mpace. Ammenne! Che si può rendere con l’italiano Quelle figlie quelle spose che son tanto tormentate Gesù mio voi che le amate consolatele per pietà. Accoglietele o Signore nella vostra santa gloria acciocché esse vi lodino vi ringrazino, vi benedicano per tutta l'etemità. Requiem in pace Requierm in pace Requiem in pace Requiescant in pace. Amen Il Cimitero delle Fontanelle è un antico cimitero dismesso della città di Napoli. Questo antico ossario si sviluppa per circa 3.000 m2, e la cavità è stimata attorno ai 30.000 m3ed è nascosto nel cuore del Rione Sanità, uno dei quartieri piú ricchi di storia e tradizioni, appena fuori dalla Napoli greca–romana, nel quartiere scelto per la necropoli pagana e piú tardi per i cimiteri cristiani; in questo famosissimo cimitero di culto cattolico si conservano da almeno quattro secoli i resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura e, soprattutto, delle vittime delle grandi epidemie che piú volte colpirono la città.In questo cimitero che conserva numerosissimi resti umani (ossa e teschi) ancóra in tempi recenti esistette, ad opera di pie donne e/o clero secolare il culto dei defunti con particolare riferimento alle anime del purgatorio (anime pezzentelle) piú bisognose di preci a suffragio: tra di esse le due piú note: ‘a capa d’’o Capitano e quella di donna Agata, due teschi addirittura adottati e fatti oggetto di continue preci. Nell’area del Cimetero , situata tra il Vallone dei Girolamini a monte e quello dei Vergini a valle erano dislocate numerose cave di tufo, utilizzate fino al 1600, per reperire il materiale, il tufo, appunto, per costruire la città.L’utilizzo di questa originaria cava di tufo, come cimitero è da far risalire intorno al 1656, anno della peste, flagello che provocò almeno trecentomila morti; si continuò poi ad usarlo fino all’epidemia di colera del 1836. A tali resti si aggiunsero nel tempo anche le ossa provenienti dalle cosiddette “terresante” (le sepolture delle chiese bonificate dopo l'arrivo dei francesi di Murat) e da altri scavi,senza dimenticare poi che verso la fine del Settecento tutti quelli che avevano dei mezzi lasciavano disposizioni per farsi seppellire nelle chiese dove però spesso non vi era piú spazio sufficiente alla bisogna; accadeva, allora, che i becchini, dopo aver finto di aderire alle richieste ed aver effettuato la sepoltura nella terresanta della chiesa indicata o prescelta dal defunto, a notte alta, posto il morto in un sacco, se lo caricavano sulle spalle ed andavano a riporlo in una delle tante cave di tufo; non faceva eccezione la cava della Sanità con il suo cimitero delle Fontanelle il cui nome deriva dalla presenza nella zona di abbondanti sorgenti e fonti d’acqua,provenienti dall’altura di Capodimonte che sovrasta la Sanità ed il suo famoso cimitero.Un’ ultima notazione per rammentare che il cimitero delle Fontanelle fu chiuso nel 1969 dal cardinale di Napoli dell'epoca, Corrado Ursi, preoccupato (almeno questa fu la versione ufficiale) per i segnali di feticismo che il culto delle Anime pezzentelle andava denotando; abbandonato per molti anni, fu messo in sicurezza e riordinato dopo il 2002 e dal 2006 è di nuovo, diventato area museale, accessibile al pubblico; mi costa però che in barba ai dettami della Curia alcune vecchie beghine continuino a frequentarlo largeggiando in atti devozionali e preci e chiedendo grazie se non miracoli alle anime pezzentelle e segnatamente alla capa d’’o Capitano e quella di donna Agata, sulle cui leggende non mi dilunguo qui e rimando ad altro tempo e luogo. E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est. Raffaele Bracale

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