venerdì 28 aprile 2017

MANNÀ/METTERE TUTTO A CCALASCIONE


 

MANNÀ/METTERE  TUTTO A CCALASCIONE

Questa volta cerco di fare luce sulle due antichissime,icastiche, ma ahinoi!, praticamente desuete espressioni in epigrafe. Entro súbito in medias res dicendo che la prima espressione: MANNÀ TUTTO A CCALASCIONE vale: mandare ogni cosa in malora, mentre la locuzione: METTERE TUTTO A CCALASCIONE   vale: porre tutto in non cale.

Spiego qui di seguito la ratio d’ambedue le espressioni che partono ambedue dalla considerazione che il colascione[reso in napoletano con la morfologia calascione(dall’iberico colachón, risalente al greco kálathion= piccolo paniere, [per la forma della cassa])]fu un antico liuto dotato di un manico estremamente lungo che poteva raggiungere anche  i due metri, in origine di due sole corde pressoché simili e di una cassa armonica analoga a quella di un mandolino ma di più piccole dimensioni. Lo strumento era molto diffuso nei secoli che vanno dal XV al XVII ed era utilizzato come basso continuo, ma benché producesse un gran numero di note, data la lunghezza del manico, l’armonia che se me ricavava era veramente povera se non scadente e  raffazzonata, prodotta com’era su due sole corde ed  atteso che, il piú delle volte, i suonatori di colascione/calascione non erano che dei semplici orecchianti che avevano poca dimestichezza con la vera musica; da tutto quanto quel che ò détto se ne ricava che i risultati dell’accompagnamento con il liuto summenzionato furono grossolani, mediocri, tali da poter  mandare in malora o da  tenere in non cale cosí come nell’espressioni in esame. E con ciò penso d’aver raggiunto lo scopo che m’ero prefisso  e reputo di potermi congedare dai miei consueti 24 lettori con il consueto satis est.
Raffaele Bracale  

 

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