5 LOCUZIONI 27.6.20
1-FÀ LL’ARTE D’’O SOLE.
Ad litteram: fare l’arte del sole; id est: darsi alla
bella vita, magari condita di disimpegnati amori, godendosela senza intralci o preoccupazioni,
alla stregua del sole che una volta che sia sorto, può tranquillamente mirarsi
il creato, senza problemi o altre faticose incombenze.
2-FÀ LL’OPERA D’’E PUPE
Letteralmente: fare la rappresentazione con i pupi; id
est: fare il diavolo a quattro, agitarsi oltre misura per conseguire un quid
qualsiasi anche non eccessivamente serio e concreto, sforzandosi di tener sotto
controllo un gran numero di cose come i pupari costretti a destreggiarsi tra un
inviluppo di fili e croci lignee atti alla manovra delle teste, braccia e gambe
dei pupi di cui all’epigrafe. Da notare che l’espressione fa riferimento ai
pupi, alti e grossi burattini di legno che vengon manovrati dal puparo,
muovendoli dall’alto; cosa diversa sono le guarattelle o guattarelle, piccole
marionette che vengono manovrate dal basso tenendole infilate sulla mano a mo’
di guanto. Talvolta, con riferimento alla agitazione che è propria
dell’espressione in epigrafe, quando tra due interlocutori un discorso
principiato in maniera calma si stia evolvendo pericolosamente può accadere che
quello degli interlocutori dotato di maggior buona volontà possa invitare
l’altro interlocutore a recedere dalla discussione con il dire: “Nun facimmo
ll’opera ‘e pupe” (evitiamo di fare una rappresentazione con i pupi;
calmiamoci!).
3-FÀ LL'ARTE 'E MICHELASSO: MAGNÀ, VEVERE E GGHÍ A
SPASSO.
Fare il mestiere di Michelaccio: mangiare, bere e andar
bighellonando - cioè la quintessenza del dolce far niente...
4-FÀ MARENNA A SSARACHIELLE
Ad litteram: far colazione con piccole aringhe
affumicate; id est: accontentarsi di poco, stringer la cinghia, esser costretti
a fare di necessità virtú come chi si debba contentare, per la propria
colazione di piccole aringhe salate ed affumicate che oltre ad essere parva
res, prospettano una successiva necessità di bere copiosamente per attutire gli
effetti della congrua salatura. La locuzione è usata pure a sarcastico commento
delle azioni di coloro che agiscano con parsimonia di mezzi e di applicazione
al segno che i risultati che posson derivare dalle loro azioni sono miserevoli
ed inconferenti. In tal caso alla locuzione in epigrafe si suole premettere un
icastico: Eh, sî arrivato (che può esser tradotto a senso: “Cosa pensi d’aver
fatto?) per poi far seguire la locuzione in epigrafe coniugata però con un
tempo di modo finito in Luogo dell’infinito qui riportato.
5-FA MMIRIA Ô TRE 'E BBASTONE.
Fa invidia al tre di bastoni- Ironico riferimento ad una
donna che abbia il labbro superiore provvisto di eccessiva peluria, tale da
destare l'invidia del 3 di bastoni, che nel mazzo di carte napoletano è
rappresentato con nell'incrocio di tre randelli un mascherone di uomo provvisto
di esorbitanti baffi a manubrio.
Brak
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