giovedì 14 ottobre 2021

SCIÚ E CIUCIÚ/SCIUSCIÚ

 

SCIÚ E CIUCIÚ/SCIUSCIÚ

 

Questa volta sono stato sollecitato dell’amica D.P. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a dire una parola chirificatrice riguardo le voci  partenopee   in epigrafe, voci che essendo assonanti posson creare confusione nei meno esperti dell’idioma napoletano o nei tanti pressappochisti e/o colpevolmente disinformati.Mi accingo alla bisogna chiarendo súbito che lo sciú  è il nome  napoletano assegnato al  bigné  cioè quel  dolce monoporzione di pasta cotta in forno, ripieno di creme di vario tipo: cioccolato, nocciola, caffé o zabaione,  dolce tipico della  pasticceria napoletana;  la   voce sciú etimologicamente  è dal francese  choux che indica appunto il tipo di pasta con cui si confezionano  i bigné); ben altro è  il ciuciú,che qualcuno erroneamente scrive sciusciú alimentando la confusione di cui ò détto; il ciuciú infatti è una   voce onomatopeica che connota in primis lo bisbiglío, il parlottío e per traslato una sorta di giuggiola (pasticca di zucchero e gomma arabica) cioé gustosissima caramella gommosa che si succhia con il continuo sfregamento/movimento della lingua che semanticamente  ricorda appunto quello del parlottío continuato! Da quato  esposto se ne deduce che è impossibile confondere lo sciú con il ciuciú anche quando qualcuno lo indicasse come sciusciú.

A margine di tutto rammento che nel napoletano esiste un’altra voce omografa di sciú/dolce ed è lo sciú ricorrente nell’espressione  sciú, â faccia toja! che è un’ espressione volgare   di schifo e disprezzo, intraducibile ad litteram, che viene pronunciata, accompagnata spesso  dal gesto di un finto sputo, all'indirizzo di chi è tanto spregevole da meritarsi  di esser raggiunto da uno sputo al volto: infatti   qui la parola sciù  non indica il dolce di cui antea, ma altro non è se non la riproduzione onomatopeica  di uno sputo, che - come precisato nel prosieguo della locuzione – à come destinazione  proprio la faccia di colui che si intende disprezzare! Talvolta l’espressione è limitata al solo sciú mantenendo però inalterato il senso di schifo e disprezzo contenuto nell’intera espressione.

E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito ad abundantiam  l’argomento, soddisfatto l’amica D.P. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste due paginette.Satis est.

 Raffaele Bracale

 

 

 

 

 

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