LA METAFONESI
NEL NAPOLETANO
Premesso che la
metafonesi (o metafonia) è un fenomeno tipico degli idiomi centromeridionali ed
in particolare del napoletano dirò ch’essa
consiste nel cambiamento della vocale tonica di una parola per influsso
della vocale o della sillaba seguente o finale. Ora prima di addentrarci
nell’argomento si tenga ben presente che negli esempi che farò bisogna porre
attenzione al timbro delle vocali accentate non dimenticando che l’accento
grave (`) indica la pronuncia aperta della vocale: (è) di ‘sètte’, (ò) di
‘còsa’, mentre l’accento acuto (´) indica pronuncia chiusa: (é) di ‘séra’, (ó)
di ‘cóme’.E veniamo al tema in epigrafe.
Con nomi, aggettivi
e pronomi la metafonesi riguarda il
genere: sòcra/sócro - ‘suocera/suocero’; viécchio/vècchia - ‘vecchio/vecchia’;
chistu/chésta - ‘questo/questa’; oppure il numero: ‘o parènte/ ‘e pariénte - ‘parente/parenti’;
cafóne/cafúne - 'cafone/cafoni’; con i verbi riguarda la persona (in genere 1ª
e 2ª singolari): véco/vire - ‘vedo/vedi’; sènto/siénte - ‘sento/senti’.
Bisogna notare che mentre
nel toscano/italiano per distinguere il genere ed il numero cambia solo
la desinenza: freddo/fredda - signore/signori - sento/senti; nelle forme degli
idiomi regionali investite dalla metafonesi il cambiamento riguarda invece non
solo la desinenza ma anche la vocale tonica: friddo/frédda - signóre/signure -
sènto/siénte.
Nei termini
napoletani con vocale finale di
tono indistinto/evanescente la metafonesi à una precisa funzione
morfologica perché consente di distinguere il numero [con i sostantivi] il genere e numero [con gli aggettivi] e la
persona [con i verbi] che non è desumibile dalla desinenza: mése/mise - ‘mese/mesi’; fetènte/fetiénte –
fetente/fetenti, sènto/siénte - ‘sento/senti; negli esempi fatti tutte le
vocali finali sono di tono indistinto/evanescente ed è la metafonesi della tonica a rendere
possibbile riconoscere numero e persona. Allorché invece la vocale finale è di timbro forte e chiaro
(es. nell’alto-campano: niru/néra - ‘nero/nera’, mésu/misi - ‘mese/mesi’,
sèntu/sénti - ‘sento/senti’), la metafonesi può ritenersi una sovrabbondanza di
marche perché la sola desinenza sarebbe sufficiente a evitare confusioni, ma
tant’è e ce la teniamo!
A mo’ di riepilogo finale
rammento che il gioco di variazione vocalica [cioè metafonesi/metafonia ]
dipende innanzitutto dall’intrinseco timbro (aperto/chiuso, cioé breve o lunga
nel latino) della tonica, poi dal tipo di vocale finale a seconda del gruppo
d’appartenenza: 1°[a,o,e] o2°[ŭ,ī] e faccio qui un sommario spero esauriente: la È (aperta)
resta è se c’è il primo gruppo finale
[a,o,e], diventa iè se c’è il secondo
gruppo finale [ŭ,ī]; la É (chiusa) resta tale se c’è il primo gruppo, ma
diventa í(chiuso) se c’è il secondo;
la Ò (aperta) resta tale se c’è il primo gruppo, ma diventa uò (aperta) se c’è il secondo gruppo; la
Ó (chiusa) resta tale se c’è il primo gruppo e diventa u se c’è il secondo;la Ì(aperta) diventa é (chiusa) col primo gruppo, ma resta i con il secondo gruppo; la
Í (chiusa) resta tale quale che sia il gruppo finale; la Ù (aperta) diventa ó (chiusa) col primo gruppo, ma resta u con il secondo gruppo; la ú (chiusa)
resta tale qualunque sia la vocale finale.
Satis est.
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