martedì 31 gennaio 2017

VARIE 17/125

1.'E SURDATE ‘E GIACCHINO: PEZZIENTE E FANTASIUSE Ad litteram essa sta per I soldati di Gioacchino (Murat): poveri, ma altezzosi ed è espressione usata con riferimento sarcastico a tutte quelle persone che confidando sulle sole apparenze si mostrino nei rapporti interpersonali altere, arroganti, boriose, presuntuose, sprezzanti, spocchiose pur in mancanza di ricchezze materiali e/o ancór piú di risorse morali o capacità operative. ; per venire a capo del perché di tale riferimento ironico che pervade l’espressione occorre rammentare che Gioacchino Murat nato Joachim (Labastide-Fortunière, 25 marzo 1767 – †Pizzo Calabro , 13 ottobre 1815),cognato di Napoleone Bonaparte fu un generale francese,poi dal 1808 re di Napoli; in tale veste nel riordinare l’esercito pur decurtando il soldo dei militari,rendendoli perciò quasi poveri, provvide a fornire la truppa (non soltanto gli ufficiali, ma anche i militi semplici) di sfarzose, rutilanti divise di cui essi militari si gloriavano pavoneggiandosi soprattutto con le donne ed ostentando con gli uomini albagia, boria, superbia, vanità, vanagloria, tracotanza fondate sul nulla.Cosí ad un dipresso si comportano quegli individui cui vien riferita l’espressione usi come sono, nei rapporti interpersonali a pavoneggiarsi, ad andar tronfi compiacendosi di se stessi, relazionandosi con il prossimo da una posizione arrogante e/o boriosa, boria che poggia però sul nulla, non avendo la persona che inalberi quel tal comportamento arrogante veri motivi o conclamate ragioni su cui poggiarlo. 2. Ê TIEMPE 'E PAPPAGONE Letteralmente: Ai tempi di PAPPAGONE Id est: in un tempo lontanissimo. Cosí vengono commentate cose di cui si parli che risultano risalenti a tempi lontanissimi, quasi mitici. Il PAPPAGONE della locuzione non è la famosa maschera creata dal compianto attore napoletano Peppino De Filippo; ma è la corruzione del cognome PAPPACODA antichissima e nobile famiglia partenopea che à lasciato meravigliosi retaggi architettonici risalenti al 1400, in varie strade napoletane. 3.E TTE PAREVA!? Locuzione esclamativa/interrogativa che non va tradotta pedissequamente ad litteram: “ E ti sembrava!?”,ma che va addizionata di un sottinteso che cosí non fósse per darle l’esatto significato che è quello di: “Siamo alle solite!, Me lo aspettavo!, Ci risiamo!, Non poteva mancare!” e viene usata con un senso di risentito rammarico o da chi sia inopinatamente coinvolto in faccende temute che à cercato invano di evitare; o anche da chi debba, con dispiacere, notare che il comportamento tenuto da qualcuno nei suoi riguardi sia monotonamente , reiteratamente, prevaricante e deleterio e non si discosti mai da tale pessima linea di condotta. 4.È UNO CA NUN FA CARTE È uno che (non intende) fare le carte; È uno che (non intende) distribuire le carte; Espressione che prendendo il la dai giochi fatti con le carte in cui per regola è previsto che ciscun giocatore distribuisca le carte cominciando la distribuzione secondo i tipi di giochi o dalla sua dritta o dalla mancina e finendo per essere l’ultimo a calare in tavolo le sue carte. Nel caso dell’espressione ci si riferisce a chi per arroganza, prepotenza e/o – ma meno spesso – per semplice indolenza non intende in alcun modo distribuire le carte e cioè non vuole assumersi le proprie responsabilità tentando in ogni modo di sfruttare le situazioni traendone i benefici senza aver conferito la propria fattiva partecipazione all’azione comune. 5.'E VRUOCCOLE SO' BBUONE DINT’ Ô LIETTO. Letteralmente: i broccoli sono buoni nel letto. Per intendere il significato del proverbio bisogna rammentare che a Napoli con la parola vruoccole si intendono sia la tipica verdura che per secoli i napoletani mangiarono, tanto da esser ricordati come "mangiafoglie"(prima di abdicare a questo nome – ceduto ai villici – per assumere quello di “mangiamaccheroni”), sia le moine, le carezze che gli innamorati son soliti scambiarsi specialmente nell'intimità, moine che semanticamente sono per traslato appaiate ai broccoli perché come questi ultimi son fatte di tenerezza; il proverbio sembra ripudiare ormai la verdura per apprezzare solo i vezzi degli innamorati. Analoga alla locuzione in esame è quella che recita: ‘E MMULIGNANE SO’ BBONE SOTT’A LL’UOCCHIE che letteralmente è: Le melanzane sono buone sotto a gli occhi ed in questo caso bisogna rammentare che a Napoli con la parola mulignane si intende sia il tipico gustosissimo ortaggio che la fa da padrone nella cucina partenopea, sia le occhiaie bluastre tendenti al viola, tipiche di occhi stanchi di colui/colei che non à riposato durante la notte impegnato/a com’era in tenzoni amorose; anche questa locuzione sembra ripudiare ormai l’ortaggio per apprezzare solo le occhiaie conseguenti degli incontri amorosi. Rammento che mulignana= melanzana dall’arabo badingian incrociato con il prefisso mela→ melingian donde per metatesi meligniana→mulignana; altrove l’arabo badingian fu incrociato con i prefissi petro(primo elemento di parole composte della terminologia scientifica, formate modernamente, dal gr. pétra 'pietra') o con il prefisso peto adattamento locale del precedente e s’ebbe petronciano o petonciano. la voce melanzana fu anche ritenuta, ma impropriamente, derivata da mela+ insana in quanto ritenuto ortaggio il cui consumo potesse portare alla pazzia. BRAK

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