martedì 31 marzo 2020

BASTONARE, PERCUOTERE,


BASTONARE, PERCUOTERE,
Questa volta faccio sèguito ad una richiesta dell’amico G.S. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che, soddisfatto di quanto alibi scrissi sui termini che rendevano in napoletano le voci percosse,bastonature etc.   mi à chiesto di occuparmi delle voci italiane  in epigrafe, di indicargli  altri eventuali sinonimi ed ovviamente i verbi che nel napoletano,li rendono. L’accontento illico et immediate   cominciando a parlare del verbo bastonare e dei sinonimi  percuotere, colpire, pestare, menare cui farò seguire i verbi napoletani cominciando da vattere per passare poi ai  tanti  sinonimi che mi son noti  dicendo sia di quelli vivi e vegeti che di quelli antichi e desueti. Cominciamo dunque con
bastonare v. trans.
in primis 1. Percuotere con il  bastone;
fam.2. picchiare in genere: bastonare di santa ragione, picchiare sodo, con energia; bastonare  alla cieca, dare colpi forti senza badare dove né su chi cadono;
ant. scherz.3. andare a  bastonare i pesci, essere condannato al remo, nelle galere.
4.anche rifl. con valore reciproco: si sono bastonati a sangue.

5. figurato, non comune maltrattare a parole: bastona tutti con quella sua linguaccia. Con altri sign.:  bastonare il pianoforte, suonarlo male e in modo sgraziato; bastonare  una cosa, farla male, come viene viene.
il part. pass. bastonato, usato anche come agg., spec. in alcune frasi: sentirsi bastonato o come bastonato, con le ossa e i muscoli indolenziti, oppure anche avvilito, mortificato; stare mogio mogio come un cane bastonato.
voce etimologicamente denominale di bastone (dal lat. bastome-m);
percuotere, v. trans.
1.   Con soggetto di persona, battere, colpire un’altra persona con la mano, con i piedi o con un oggetto qualsiasi, con l’intenzione piú o meno cosciente di far male, o per altro scopo: percuotere qualcuno con un potente manrovescio, con un pugno, con una serie di calci, con un bastone, con un sasso, con una spranga di ferro; con uso assol., picchiare, malmenare: il malcapitato fu percosso duramente. 1.a Con riferimento a oggetti, a superfici varie, colpire battendo: percuotere il tavolo con un martello (o con una serie di martellate); percuotere l’acqua con i remi; percuotere il tamburo, il timpano, il tam tam, con la mazza, le bacchette, o con le palme delle mani, per trarne suoni; anche di altri strumenti musicali, in cui le corde siano messe in vibrazione mediante percussione: percuotere con poca grazia i tasti del pianoforte; percuotere col plettro le corde della lira; calpestare, battendo con forza i piedi sul terreno; piú genericam., come sinonimo, (meno comune o letterario) di battere: percuotersi il petto, in segno di dolore, di pentimento, o come pratica devozionale;
1.bfig., letter., percuotere l’aria, farla risuonare con voci, grida e sim., oppure metterla in vibrazione sferzandola con violento e rapido movimento di oggetti;
2. In esempî ant., anche con il compl. oggetto del mezzo con cui si colpisce: passeggiando tra le teste, Forte percossi ’l piè nel viso a una (Dante).

3. estens., letter. Ferire, uccidere:
4.

a. Riferito a soggetto inanimato, colpire con forza un altro oggetto, o, in genere, andare a urtare un altro corpo: la punta del percussore percuotendo la capsula ne provoca l’esplosione; la quercia fu percossa dal fulmine; le onde che ritmicamente percuotono gli scogli. Con altra costruzione, mandare a battere qualche cosa contro un’altra, spingere o gettare contro: si levò una tramontana pericolosa che nelle secche di Barbaria la percosse [la galea] (Boccaccio).

b. Per estensione, di suono o altra sensazione che impressioni in modo piuttosto violento un organo di senso, in partic. l’udito: percuotere le orecchie di qualcuno (meno com., percuotere qualcuno nell’orecchio), con urla, suoni sgraziati, ecc.; son venuto Là dove molto pianto mi percuote (Dante)
5. fig., letter.

a. Colpire, cioè affliggere, duramente con disgrazie, malattie o altri gravi danni materiali o morali, o anche turbare con fenomeni, fatti o notizie di avvenimenti atti a determinare improvviso abbattimento o smarrimento: la popolazione era stata percossa da molteplici sciagure; il flagello del colera à nuovamente percosso la regione; [Giove] contristò di modo le menti degli uomini e percossele di cosí fatto orrore, che eglino ... ricusarono di adorarlo (Leopardi); spesso con aggiunta all’idea della gravità la connotazione della repentinità e della sorpresa: è stato percosso da improvvisa pazzia; o quella della punizione severa: la giustizia umana à percosso in questo mondo; la giustizia divina percoterà, se crede, nell’altro (Guerrazzi).

b. Provocare in qualcuno una forte emozione, un vivo turbamento, un sentimento intenso, di sorpresa, meraviglia, paura, ecc.: Ecco il roveto che Mosè percosse D’alto stupor (Chiabrera); percosso il Califfo da questa verità, di nuovo ricevette nella sua grazia l’uomo giusto (G. Gozzi); il qual gastigo percosse di spavento i partigiani dei Normanni (Amari); nel Paradiso Terrestre Dante è percosso dalla vista improvvisa di Beatrice (Papini).

4. Nel linguaggio finanz., assoggettare a tassazione; quasi esclusivam. nell’espressione contribuente percosso da un’imposta, il cittadino che, trovandosi nelle condizioni previste dalla legge fiscale relativa, è tenuto a pagare l’imposta al fisco, anche se attraverso la traslazione riuscirà poi a farne rimbalzare l’onere su altri, che diventeranno i contribuenti di fatto.

5. letter. Con uso intr. (aus. avere), andare a battere, urtare, cozzare: In questa altezza ch’è tutta disciolta Ne l’aere vivo, tal moto percuote (Dante); con grandissimo impeto di sopra all’isola di Cifalonia [la cocca] percosse in una secca (Boccaccio); la fanciulla ... cadde percotendo di roccia in roccia (Tarchetti). Per estens., con riferimento al Sole o ad altre sorgenti luminose: Percuote il sol nel colle, e fa ritorno (Ariosto); il rossore della fiamma insistentemente percoteva su una gran brocca (D’Annunzio).
 Il part. pres. percotènte, raro, è talora sostituito dal latinismo percuziènte
voce etimologicamente dal lat. percŭtĕrecomp. di per-e quatĕre «scuotere»;
colpire v. trans.e intrans.
1.   Percuotere, battere, ferire con uno o piú colpi: colpire con la spada, con un bastone, con un pugno; fu colpito in fronte da un sasso; la tegola l’à colpito sulla testa; una palla nemica lo colpí al cuore;colpire, non colpire  il bersaglio; nel calcio, colpire  il pallone di piede, di testa, al volo. Anche con uso intr. o assol.: colpire nel segno; colpire dove càpita.

2. figurato

a. Recare grave danno, materiale o morale: le loro calunnie miravano a colpire  soprattutto i dirigenti dell’istituto (o la loro onorabilità); ricorrevano ad ogni mezzo per colpire  i loro avversarî politici; o ferire nell’intimo, provocare grave dolore: il suo comportamento mi colpisce profondamente; essere colpito nei proprî affetti piú cari (per es., per la morte di un congiunto); colpire  uno con un’allusione, con un discorso, mirare a danneggiarlo, o a irritarlo, riuscendo a ottenere l’effetto voluto; colpire  uno nel vivo, in ciò in cui è piú suscettibile: quella frase l’à colpito nel vivo (è piú che toccato nel vivo, perché chi è toccato è soltanto irritato e si rivolta, chi è colpito si riconosce sconfitto).

b. Di un tributo, gravare: l’imposta colpisce soprattutto i piccoli proprietarî; i profitti di guerra furono colpiti da una forte imposta.

c. Di una disposizione di legge e sim., essere rivolta contro qualcuno o qualche cosa: provvedimento che colpisce soprattutto il contrabbando, o i contrabbandieri.

d. Sottoporre a pene, infierire su qualcuno: il governo oppressore colpiva duramente chiunque fosse sospetto di cospirazione.

3. Con altro uso fig., fare profonda impressione: rimase colpito dalla stranezza del racconto; mi colpí profondamente la notizia della sua morte; fui colpito da tanta audacia; egli stesso fu subito colpito dal suono della parola che gli era uscita di bocca (Manzoni).
voce etimologicamente denominale di colpo (basso lat. colpu-s, per il class.  colăphus «pugno, percossa», gr. κόλαϕος );
pestare v. trans.
1. battere qualcosa con un attrezzo in modo da triturarla o ridurla in polvere: pestare il sale, il pepe; pestare la carne, per ridurne lo spessore ' pestare l'acqua nel mortaio, (fig.) compiere uno sforzo inutile
2. schiacciare col piede, calpestare: pestare un mozzicone acceso; pestare l'uva, pigiarla ' pestare i piedi, i calli a qualcuno, (fig.) agire in modo da disturbarlo o danneggiarlo ' pestare i piedi (in terra), batterli ripetutamente contro il terreno per scaldarli o in segno di stizza | pestare le orme di qualcuno, (fig.) seguirne l'esempio
3 (estensivamente come nel caso che ci occupa) picchiare, riempire di percosse: l'ànno pestato sodo | pestare il pianoforte, (scherz.) suonarlo male
voce etimologicamente dal lat. tardo pistare, iterativo di pinsere 'battere';

menare v. trans.

1. (lett. o region.) condurre, portare: menare il cavallo per la cavezza; questa strada mena alla stazione | menare il can per l'aia, (fig.) tirare le cose in lungo, senza concluderle | menare qualcosa per le lunghe, (fig.) rinviarla nel tempo, spesso con malafede | menare qualcuno per il naso, (fig.) ingannarlo, prenderlo in giro, fargli fare o credere quel che si vuole | menare vanto di qualcosa, (fig.) vantarsene | menare rumore, (fig.) far parlare di sé | menare buono, (fig.) portar fortuna | menare a capo, a effetto un lavoro, (lett.) condurre a termine | menare la danza, guidarla; (fig.) farla da padrone in una situazione
2. trascorrere, passare, vivere: menare una vita, un'esistenza modesta
3 muovere rapidamente, agitare: menare la coda, scodinzolare | menare le mani, picchiare | menare la lingua, (fig.) sparlare
4 assestare, dare con forza: menare un colpo, un ceffone
5 (fam. come nel caso che ci occupa) picchiare: se non la smetti, ti meno 
menarsi v. rifl. reciproco (fam.) picchiarsi: si sono menati di santa ragione.

Esauriti, o quasi, con queste voci la trattazione  dei verbi italiani sinonimi di bastonare, passiamo al napoletano principiando da
vàttere v. tr.
1. picchiare, colpire, percuotere con le mani o con un arnese;
2. (fig.) insistere: vatte sempe ‘ncopp’â stessa cosa!(batte sempre sulla medesimo argomento!)
3  (fig.)lottare, combattere: vatterse pe n’idea (combattere per un’idea)
4(fig.pop.poco usato)prostituirsi per istrada;
vattersela, (fam.) andar via all'improvviso, svignarsela;
voce etimologicamente  dal lat. tardo battere→vattere, per il class. battuere
E veniamo ai numerosi, circostanziati sinonimi che sono:


ammartellà v. trans.
(in primis e ad litteram)1.. martellare, colpire ripetutamente con un martello, lavorare, foggiare a colpi di martello;
2.   (per est. come nel caso che ci occupa) colpire, prendere a botte, picchiare, malmenare, pestare;
3.   (ling. tecnico) battere moneta, coniare;
voce etimologicamente denominale di martiello (dal lat. tardo martĕllu(m), variante del class. martulus o marculus, dim. di marcus 'martello) con protesi di un ad→am intensivo; l’am è dovuta appunto ad un  assimilazione regressiva dell’ad. anteposta alla m di martiello.

ammaterazzà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. battere ripetutamente, a mani nude o con una verga i materassi al fine di sommuoverne i bioccoli di lana; operazione compiuta un tempo ogni volta che  si rifacevano i letti per modo che la lana dei materassi fósse sempre smossa e non si ammassasse rendendo duro il saccone e  riducendolo uno  strapunto;
2. (per est. come nel caso che ci occupa)  percuotere, colpire piú volte con colpi ravvicinati ripetuti e  continuati; voce etimologicamente denominale di matarazzo  (dall’arabo matarah) con protesi di un ad→am intensivo;

cardà v. trans.
(in primis e ad litteram) cardare, parallelizzare le fibre tessili in fiocco, naturali (p. e. lana, cotone, canapa) o artificiali (p. e. raion), con lo scardasso manuale o con la carda ; operazione compiuta un tempo annualmente per rigenerare, rifare i materassi di lana o di canapa usati dalle famiglie e/o comunità;
(per est. come nel caso che ci occupa)  percuotere qualcuno cosí violentemente tanto da, iperbolicamente,districarne e pulire l’insieme della produzione epidermica filiforme e flessibile, costituita da cellule, sostanza cornea e fibre connettivali; infatti in tale accezione s’usa dire cardà ‘o pilo; cardare è voce etimologicamente denominale di cardo ( dal lat. tardo cardu(m), per il class. carduus) pianta le cui infiorescenze uncinate si usavano per cardare la lana;

dissussà v. trans.
(in primis e ad litteram)1. disossare, levare le ossa a un animale macellato e cucinato : dissussà ‘nu pullasto (disossare un pollo)
2. ( per estensione) separare il nocciolo dalla parte polposa di un frutto: dissussà ll’aulive (disossare le olive)
3. (per enfasi  come nel caso che ci occupa) percuotere qualcuno tanto violentemente da levargli iperbolicamente, le ossa; voce etimologicamente denominale di uosso (dal lat. tardo ŏssu(m)→uosso, per il class. ŏsŏssis) con prostesi del prefisso distrattivo dis.



lazzarià v. trans.ed intr.
(in primis e ad litteram, transitivamente) 1.conciar male qualcuno, piagarlo a forza di percosse a tradimento;
1.   ( per estensione intransitivamente) commettere azioni volgari e/o riprovevoli; nel significato sub 1 la derivazione etimologica fa capo alla figura evangelica di quel Lazzaro che piagato mendicava prostrato ai piedi del ricco epulone; nel significato sub 2 la derivazione etimologica fa riferimento  ai lazzari/lazzaroni che componevano la plebe filoborbonica schierata con il legittimo sovrano Ferdinando I di Borbone(Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto; Napoli, 12 gennaio 1751 – †Napoli, 4 gennaio 1825) al tempo della invasione francese del 1799;

manteà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.sbalzare verso l’alto, sballottolare;
2. (per estensione   come nel caso che ci occupa) percuotere ripetutamente a mani nude qualcuno maltrattandolo, strapazzando e malmenandolo fino a fargli perdere l’equilibrio;
voce etimologicamente dall’iberico mantear;

mazzià v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.percuotere qualcuno ripetutamente a mani armate di bastone o altro corpo condundente;
2. ( per estensione) percuotere qualcuno velocemente e continuamente anche a mani nude somministrandogli tante di quelle percosse da impedirgli di reagire;
voce etimologicamente denominale di mazza ( dal lat. volg. *mattea-m) con infisso durativo j→i usato per significare la continuità dell’azione espressa dal verbo;

’ntummacà /‘ntummà  v. trans. doppia morfologia d’un’unica voce (la seconda  è una semplificazione della prima  attraverso la sincope  della sillaba ca ;
verbo, nella doppia morfologia,  sinonimo esatto del precedente nei due significati, ma con la specificità qui  che dall’azione del percuotere ne derivano nella vittima enfiagioni diffuse;  voce etimologicamente dal lat. intummicare→ (i)ntummicare→’ntummicà→’ntummacà= render tumido;


‘nzagnà v. trans.
(in primis e ad litteram)1. salassare, cavar sangue;
2. ( per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare, malmenare, pestare qualcuno a mano nuda o armata sino a ferirlo a sangue;
3. ( figuratamente) spillare, far spendere molto denaro;
voce etimologicamente dal lat  in + sanguinare attraverso il francese saigner
palïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.  colpire ripetutamente e continuatamente qualcuno con un palo o altro corpo condundente; 2. ( per estensione) bastonare qualcuno lungamente in qualsiasi maniera, sottoporlo ad una durevole serie di percosse;
voce etimologicamente denominale di palo( dal lat.palu-m ) con l’infissione di una ï durativa
scuffà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. slombare, sfiancare, affaticare
2. ( per estensione) bastonare, colpire qualcuno con una pesante verga  e farlo  segnatamente ai lombi per fiaccarne la resistenza;
voce etimologicamente da un lat. volg. *exuffare;
scuffïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. disvelare, mettere a nudo, palesare
2. ( per estensione) malmenare lungamente a mani nude,  détto segnatamente di una donna alla quale a suon di ceffoni venga fatta saltar via la cuffia che un tempo le popolane solevano indossare quando volessero scimmiottare le borghesi; una donna privata della cuffia era;   voce etimologicamente denominale di cuffia (dal lat. tardo cufia(m), di orig. germ) con prostesi di una s distrattiva ed infissione di una ï durativa


scutulià v. trans.
 (in primis e ad litteram) 1. scuotere,agitare, sbatacchiare, scrollare;
2. ( per estensione) bastonare qualcuno con ardore,  ed aggressività  a mani nude agitandolo  veementemente;
voce etimologicamente da un lat. volg. *excut-ul-i-are(con doppio infisso e cambio di coniugazione) collaterale del class. excútere

scucuzzà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. rompere, fracassare la testa
2. ( per estensione) percuotere  qualcuno a mano armata e colpirlo alla testa nell’intento di rompergliela;
voce etimologicamente denominale di cucozza (letteralmente zucca e per traslato testa  dall’acc. tardo latino cucutia(m)) con prostesi di una s distrattiva;
scutenà  v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. scotennare, spellare, scorticare; 2. ( per estensione iperbolica ) picchiare   qualcuno a mano nuda o  armata con tanta violenza sino a toglierne la pelle di dosso; voce etimologicamente denominale di cútena per cótena (cútena/cótena è dal lat. volg. *cutinna(m)cuti(n)nacútena/cótena, deriv. di cutis 'pelle, cute'(letteralmente cotenna del maiale  e per traslato giocoso o spregiativo pelle dell’uomo) con prostesi di una s distrattiva;


sfascià v. trans.(in primis e ad litteram) 1. togliere la fascia o le fasce, liberare dalla fasciatura: sfascià ‘o criaturo (sfasciare un neonato); sfasciarse ‘o vraccio feruto, ‘o pere  slugato sfasciarsi il braccio ferito, il piede slogato.
2. (figuratamente) sconquassare, rompere: sfascià ‘na seggia(sfasciare una sedia) sfascià ‘a capa a quaccuno (sfasciare la testa a qualcuno),
3.(fig. fam. come nel caso che ci occupa) picchiarlo violentemente sino a ferirlo  costringendolo a fasciarsi;
voce etimologicamente denominale di fascia ( dal lat. fascia(m), da fascis 'fascio') con prostesi di una s distrattiva nelle prime due accezioni; nella terza accezione la s da distrattiva è da intendersi intensiva;
smazzà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. sodomizzare, rompere il sedere
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare qualcuno a mani nude o armate tanto veementemente da procuragli, sia pure iperbolicamente e/o figuratamente, la rottura del fondoschiena;
voce etimologicamente denominale di mazzo (= culo, fondoschiena  dal lat. matea= intestino) con prostesi di una s distrattiva

sfessà v. trans.
bastonare, percuotere, ridurre a mal partito,fiaccare, indebolire, rendere,  a suon di percosse  fiacco, esausto, sfinito, sfiancato, spompato;
voce etimologicamente denominale dell’agg.vo  lat. fessus – a – um = stanco con prostesi di una s intensiva;

sunà v. intrans.e trans.
quale intransitivo
a. Produrre, mandare, emettere un suono, dei suoni con riferimento soprattutto a strumenti musicali, a campane, campanelli e altri dispositivi acustici;
b. riferito a oggetti varî, dare, avere un determinato suono:  siente comme sona malamente ‘sta muneta, pare faveza!(senti come suona male questa moneta, sembra falsa!);
c. in frasi di senso negativo, garbare, piacere, essere gradito, andare a genio: ‘sti ppazzie toje nun me sonano proprio(questi scherzi tuoi non mi garbano), a mme ‘o pesce nun me sona (a me il pesce non mi piace);
quale transitivo

a.   Con soggetto di persona, eccitare il suono di uno strumento musicale o di un dispositivo acustico, farlo suonare:sunà ‘o pianefforte, ‘a trommutta, ‘o tammurro, ‘a chitarra, ‘e ccampane, ‘o campaniello  (suonare il piano, la tromba, il tamburo, la chitarra, le campane, il campanello), ,
a1. per estens. sunà ‘nu disco,’nu nastro, ‘na musicassetta (suonare un disco, un nastro, una musicassetta).
a2.  Riferito a strumenti musicali, può indicare solamente l’atto (sottintendendo la conoscenza della tecnica e dell’arte), di solito continuato per un certo tempo: steva sunanno ‘o mandulino;sonano spisso ‘nzieme a cquatto mane; (stava suonando il mandolino; suonano spesso insieme a quattro mani;) oppure la capacità, l’abitudine: s’è ‘mparato a ssunà ‘o viulino; sape sunà ll’arpa assaje bbuono;suone quacche strumento?(à imparato  a suonare il violino; sa suonare  l’arpa molto bene; suoni qualche strumento?);
a3. conil  compl. sottinteso: sona bbuono, malamente, nun sape sunà proprio;(suona bene, male, non sa proprio suonare);;
a3.in senso assol.: se divertono a ssunà e ccantà(si divertono a suonare e cantare); ‘o cumplessino êva sunato pe quase tutt’ ‘a serata(l’orchestrina aveva suonato quasi  per tutta la serata);

b. Riferito allo strumento stesso, o a un complesso musicale, come soggetto, eseguire una musica:ll’organo sunava ll’Avemmaria ‘e Schuberto  (l’organo suonava l’«Ave Maria» di Schubert). In partic., di campane, campanelli, trombe militari etc., dare un segnale, annunciare e sim.: ‘a campana sunava l’Angelusso, l’Avemmaria, ‘a tromma ‘o silenzio  (la campana suonava l’Angelus, l’Avemaria, la tromba il silenzio);
2.   (fig. come nel caso che ci occupa) Dare colpi o percosse con molta forza; anche con compl. indeterminato:  ògne ttanto nce ‘e ssona ‘e santa raggiona(ogni tanto, gliele suona di santa ragione).
Con il  compl. di persona, à tono per lo piú scherz.: ‘o sunajeno a dduvere(lo suonarono a dovere);
5.In senso fig., con compl. indeterminato, sunarla a uno  (suonarla ad uno), raggirarlo, giocargli un brutto tiro;
6. In senso fig., nel passivo, essere o rimanere suonato, imbrogliato, oppure sconfitto, scornato, danneggiato e sim.; cfr.’e piffere ‘e muntagna, jettero pe sunà e fujeno sunate! (i pifferi di montagna, andarono per suonare e furono suonati.)
7. Con altro senso, nel plur. (fam.), dire chiaramente, apertamente e con forza, in frasi quali, per es.:  ce ll’aggiu sunate chiare a cchillu fetente! (gliele ò  suonate  chiare, a quel farabutto!)
voce etimologicamente dal lat. sŏnare, der. di sŏnus «suono»;nel passaggio al napoletano però la ŏ fu intesa ō donde invece di produrre il dittongo uo come nell’italiano suonare, s’ebbe  la chiusura in u della o intesa lunga e perciò s’ebbe sunaresunà;
struppià v. trans.
(in primis e ad litteram)
1. rendere storpio;
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare   qualcuno a mano   armata con molta  violenza dirigendo le percosse a gli arti inferiori e/o superiori, per modo che la vittima resti irreversibilmente storpia;
3. (fig.) realizzare male, deformare: storpiare le parole, pronunciarle in modo errato; storpiare una poesia, recitarla male;
voce etimologicamente  da un lat. volg. *strōppeare→struppiare, che fu dal gr. stréphein 'storcere';



tuppetïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.bussare ripetutamente alle porte con colpi delle nocche delle dita
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare ripetutamente    qualcuno a mano   nuda assestandogli al capo  reiterati colpi dati con le nocche della mano chiusa;
voce etimologicamente di origine onomatopeica (tuppetú è il suono prodotto dai colpi delle nocche assestati ad unuscio in legno)con l’anaptissi della piú volte vista ï durativa;

varrïà v. trans. (in primis e ad litteram)
1. sbarrare,sprangare, serrare, puntellare dall’interno  con un palo la porta di casa;
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) legnare reiteratamente    qualcuno servendosi di un randello, di un palo o di un bastone; voce etimologicamente denominale di varra(dall’ iberico barra, con tipica alternanza b→v ) e   con l’anaptissi della piú volte vista ï durativa;

vurpinïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. percuotere piú volte qualcuno su le nude spalle, natiche  e/o gambe, assestandogli i colpi con lo scudiscio, lo staffile, il nerbo (in napoletano vurpino dal lat. verpile); era questa la punizione che in campagna si assegnava ai ragazzi  ribelli e riottosi;
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) colpire a mo’ di offesa ripetutamente    qualcuno servendosi di uno scudiscio o di una sottile  flessibile canna di bambú;
come si evince  è voce etimologicamente denominale di vurpino con la consueta anaptissi della piú volte vista ï durativa.
Ed a questo punto mi pare che non ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico G.S.  ed interessato qualcun altro  dei miei ventiquattro lettori e  chi  forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale



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