venerdì 13 marzo 2020

MANNAGGIA BBUBBÀ!


MANNAGGIA BBUBBÀ!

La consorte del mio caro amico A.M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome)mi chiese per le vie brevi  significato, portata ed origine  dell’ espressione esclamativa  partenopea   in epigrafe che un tempo si poteva cogliere sulle labbra di persone avanti negli anni per esprimere generico, ma contenuto  disappunto,dispiacere, rammarico, contrarietà, stizza,delusione, rincrescimento davanti ad avvenimenti fastidiosi od imprevisti,ma  ineludibili;avendo in attesa, nello studio,  una visita  non potetti che risponderle frettolosamente e le dissi che il termine bbubbà che accompagna il mannaggia non era una onomatopea (come mi parve di capire la signora sospettasse che fósse), ma una contrazione/corruzione d’altra parola. Faccio ora ammenda d’essermi sbrigato frettolosamente e chiarisco qui,a beneficio dell’amica e di qualche altro dei miei ventiquattro lettori, significato e  portata dell’ espressione esclamativa nonché origine di quell’oscuro (a prima vista) bbubbà.Comincio perciò con il dire  l’espressione in epigrafe  andrebbe  correttamente scritta in  napoletano non mannaggia bbubbà (come la corruzione del parlato ci costrinse e talora ancóra ci costringe ad ascoltare)ma: mannaggia ô bbubbà, dove la ô   è una crasi  che sta per a +lo / a + il= al  atteso che l’espressione va tradotta come male ne abbia il bbubbà  e nella parlata  napoletana, come ebbi a dire alibi, il complemento oggetto  allorché sia persona o soggetto  animato (o inteso tale) va introdotto da una A segnacaso che è residuo di un latino parlato ( ad es.: aggiu visto a pateto= ò visto tuo padre oppure aggiu ‘ntiso ô cane= ò sentito il cane, ma aggiu pigliato ‘o bicchiere= ò preso il bicchiere.) Ciò precisato entriamo in medias res  e diciamo che nel significato corrente, la voce mannaggia non risulta essere una corruzione di madonnaccia, come qualcuno erroneamente pensa, ché se così fosse mannaggia sostanzierebbe una gravissima bestemmia, laddove essa risulta essere invece solo una contenuta esclamazione di rabbia e/o stizza o imprecazione rivolta contro qualcuno (mannaggia a tte!) o qualcosa (mannaggia â morte!)  e sta per accidenti a, perbacco!, maledizione a..., ovvero "male ne abbia colui o la cosa  contro cui è diretto il mannaggia.
Etimologicamente il termine mannaggia  è appunto una deformazione ( per una sorta di sincope e  fusione interna con raddoppiamento espressivo  della nasale n)  della frase: ma(le)+ n(e)= malanno aggia→ mannaggia= male ne abbia. In origine malanno aggia fu dal lat. malum + habeat.
E veniamo demum a dire di quell’oscuro bbubbà che poi tanto oscuro non è trattandosi della contrazione/corruzione     del s.vo m.le be-a-bàbbiabbàbbubbà ;  con tale antico e desueto  s.vo m.le be-a-bà  (stranamente assente nel D’Ambra e nel P.P.Volpi, ma presente nel datato R.Andreoli e nel piú recente F.D’Ascoli) si indicò
1 in primis il sillabario, il libro sul quale si impara a leggere e a scrivere,  l’abbecedario;
2 per ampliamento semantico  i primi rudimenti, l'insieme dei princpiî e delle nozioni elementari di una disciplina, di una tecnica, l’abbiccí d’ un quid;  la voce fu ricavata per bisticcio e metatesi dalle prime lettere dell’alfabeto a,bi lètte a,be donde be- a – bàbbiabbàbbubbà.Chiariti origine ed etimo della voce mettiamo a ffuoco l’interessante semantica dell’espressione che – come dicevo – s’era soliti cogliere sulle labbra di persone avanti negli anni per esprimere generico, ma contenuto  disappunto,dispiacere, rammarico, contrarietà, stizza,delusione, rincrescimento davanti ad avvenimenti fastidiosi od imprevisti, ma ineludibili; in effetti l’espressione non era un maledire il sillabario o l’abbiccí d’ un quid; sostanziava al contrario una maledizione diretta contro l’ignoranza in presenza  della quale occorreva assoggettarsi a far  ricorso al  sillabario o l’abbiccí d’ un quid.In coda rammento che  anche Eduardo De Filippo nella versione a stampa del suo Chi è cchiú felice ‘e me?! usò l’espressione “Mannaggia ô bbi-a-bbà”mentre nella messa in iscena televisiva, forse in ossequio al piú comune  parlato corrente la mutò in “Mannaggia bbubbà”.
 E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,meritato il perdono dell’amica e  soddisfatto ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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