domenica 17 dicembre 2017

VARIE 17/1292



1.RROBBA 'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CUNFESSORIO
Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non vanno riferite in confessione. Id est: il peccato di gola... non è da ritenersi un vero peccato da confessare ; a malgrado che la gola sia uno dei vizi capitali, per il popolo napoletano, atavicamente perseguitato dalla fame, non si riesce a comprendere come sia possibile ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in maniera eccessiva.
2.RUMMANÉ Â PREVETINA COMME A DON PAULINO.
Ad litteram: restare alla "prevetina" come don Paolino prete nolano(celebre, altrove, per la sua indigenza cosí grande da non permettergli l'acquisto di ceri per le funzioni religiose, che era costretto a celebrare usando i piú economici tizzoni di carboni ardenti). Id est: ridursi in gran miseria al punto di possedere solo una prevetina, moneta che valeva appena 13 grana, ossia molto poco, e che prendeva questo nome perché con la "prevetina" moneta del valore appunto di 13 grana ci si pagava la celebrazione di una santa Messa piana. Un sacerdote che  lucrasse in una giornata una sola prevetina con la quale avrebbe dovuto far fronte a tutte le esigenze quotidiane, non aveva certo di che stare allegro...
3.S' A' DDA JÍ A DD' 'O PATUTO, NO A DD' 'O MIERECO.
Bisogna recarsi a chiedere consiglio da chi à patito una malattia, non dal medico - Cioè: la pratica val piú della grammatica.
4.S' È AVUTATO 'O CANISTO
Ad litteram: si è invertito il canestro Locuzione che, con amaro senso di dispetto viene pronunciata da chi vede che una situazione che lo riguarda da che era positiva e favorevole, cambia improvvisamente diventando sfavorevole e negativa. Originariamente la locuzione ripeteva la delusione che si ascoltava sulla bocca dei giocatori del lotto che dopo alcune estrazioni favorevoli vedevano sortire numeri che non attendevano ed attribuivano la faccenda al fatto che l'urna (il canestro della locuzione) contenente i bussolotti con i numeri fosse stata - eccessivamente - ruotata.
5.S' È FATTA NOTTE Ô PAGLIARO.
Letteralmente: È calata la notte sul fienile. La locuzione viene usata a mo' di incitamento all'operosità verso colui che procrastini sine die il compimento di un lavoro per il quale - magari - à già ricevuto la propria mercede; tanto è vero che si suole commentare: chi pava primma è male servuto (chi paga in anticipo è malamente servito...).
BRAK

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