mercoledì 20 dicembre 2017

VARIE 17/1309



1.SI PISCE CHIARO FUTTETENNE oppure FRUCULEATENNE D’ ‘O MIEDECO
Se mingi chiaro  impípitane del medico (perché mai ne avrai bisogno);
futtetenne e fruculeatenne Queste in esame sono due delle piú concise, ma icasticamente significative espressioni del parlar napoletano, espressioni che si sostanziano in due imperativi (2ª pers. sg.) addizionati in posizione enclitica da un ne che è una particella pronominale o locativa atona corrispondente al ne dell’italiano; come pron. m.le e f.le , sg. e pl. è forma atona che in genere si usa in posizione piú spesso enclitica, ma talora anche proclitica (ad es. nun me ne parlà); mentre è sempre posposta ad altro pronomo atono che l'accompagni (come nei casi in epigrafe); esso nelle espressioni in epigrafe vale di ciò; altrove (cfr. ad es. vattenne= vattene) à altra valenza (locativa), ma comporta sempre in tutti i casi il raddoppiamento espressivo della nasale per cui ne→nne.
2.SI PISCE CHIARO, FFA’ ‘E FFICHE Ô MIEDECO
Letteralmente: Se mingi chiaro fa’pure gli scongiuri alla vista d’un medico o scherniscilo (perché non ne avrai bisogno);
 fa’ ‘e ffiche! =fai le fiche!;fà ‘e ffiche= far le fiche è un gesto internazionale di scongiuro e/o di scherno, dileggio che à una tradizione millenaria ed appartiene ad un po’ tutto il mondo;tale gesto  consiste nell’introdurre il dito pollice della mano destra serrata a pugno,tra l' indice ed il medio e tenerlo ben dritto accompagnando il gesto con l’agitar la mano con un movimento ripetuto dal basso in alto nell’intento di mimare il coito in atto; rammento in proposito che trattasi di gesto che è diffusissimo ed addirittura nei paesi dell’America meridionale (Brasile in testa) si è soliti produrre delle minuscole statuine apotropaiche in legno di bosso riproducenti il gesto che è stato ovunque abbondantemente studiato e commentato;qui mi limito a rammentare che un tempo in origine il gesto non ebbe significato di scherno o scaramantico, ma fu un palese invito all’atto sessuale rivolto da un uomo alla sua donna o ad un’occasionale conoscenza; va da sé che (linguisticamente parlando) ‘e ffiche è il pl. di ‘a fica che in napoletano è sí il s.vo f.le usato per indicare il frutto del fico, ma è altresí il s.vo f.le volg. che è uno dei numerosi sinonimi(cfr. alibi) sia del napoletano che dell’italiano dell’insieme degli organi genitali esterni femminili: 1 vulva;semanticamente la fica= frutto del fico frutto rosso e carnoso è preso a riferimento per indicar la vulva , cosí come l’altrove usato pummarola = pomodoro, non perché la vulva sia edula come il pomodoro o il frutto del fico, ma perché sia la vulva che il pomidoro o il frutto del fico ànno il loro interno rosso vivo; | 2 (estens.) donna bella e desiderabile. Etimologicamente è voce dal lat. tardo fīca per fīcus «fico, frutto del fico»; il sign. fig. era già nel gr. σῦκον «fico».
3.SÎ PPROPETO STRITTO ‘E PIETTO
Sei proprio di petto stretto Détto sarcasticamente di chi sia tanto avaro, taccagno, spilorcio da lesinare persino sull’ampiezza dei vestiti ed indossarne di striminziti piccoli, miseri, cuciti addosso, tali da fare apparire la figura sottile, mingherlina, snella, minuta, delicata, debole come di colui che avesse un petto privo di forme, rinsecchito e smagrito ; va da sé che l’espressione è estensivamente applicabile a chi la propria avarizia e taccagneria la faccia pesare anche in senso morale lesinando non solo gli aiuti materiali (danaro, provvidenze), ma anche quelli spirituali e/o morali(consigli, parole buone, suggerimenti, pareri, avvertimenti, esortazioni, incitamenti.
4.SI' PRE' 'O CAPPIELLO VA STUORTO... – ACCUSSÍ À DDA JÍ!
“ Signor prete, il cappello va storto”  “Cosí deve andare!”. Simpatico duettare tra un gruppetto di monelli che - pensando di porre in ridicolo un prete - gli significavano che egli aveva indossato il suo cappello di sgimbescio, e si sentirono rispondere che quella era l'esatta maniera di portare il suddetto copricapo. La locuzione viene usata quando si voglia fare intendere che non si accettano consigli non richiesti soprattutto quando chi dovrebbe riceverli à - per sua autorità - sufficiente autonomia di giudizio.
Faccio notare che ò   riportato l’espressione  nella sua  morfologia esatta ed originaria ,mentre spesso altri riportano un’errata forma che suona: ZI' PRE' 'O CAPPIELLO VA STUORTO... – ACCUSSÍ À DDA JÍ!Nell’errata morfologia    è impropriamente usato il termine Zi’ (apocope di zio che è dal basso lat. thíus modellato sul greco theîos)corruzione del parlato dell’originale Si’ che è  l’esatta apocope di si(gnore) derivato dal francese seigneur a sua volta marcato sul lat. seniore(m) comparativo di senex. Solo in prosieguo di tempo per corruzione popolare l’originaria Si' pre' 'o cappiello va stuorto... fu letta da taluno  Zi' pre' 'o cappiello va stuorto...etc. Ò preferito però riportare la corretta ed originaria forma che semanticamente è la piú corretta, atteso che ad un sacerdote si dà del “signore” e non dello “zio”! 
5.SÍ, SÍ QUANNO CURRE E 'MPIZZE...
Letteralmente: sí quando corri ed infili! La locuzione significa che si sta ponendo speranza in qualcosa che molto difficilmente si potrà avverare, per cui è da intendersi in senso ironico, volendo dire: quel che tu ti auguri avvenga, non avverrà. La locuzione fa riferimento ad un'antica gara che si svolgeva sulle piazze dei paesi meridionali. Si infiggeva nell'acciottolato della piazza del paese un'alta pertica con un anello metallico posto in punta ad essa pertica, libero di dondolare al vento. I gareggianti dovevano, correndo a cavallo, far passare nell'anello la punta di una lancia, cosa difficilissima da farsi.
BRAK

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